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Economia & Impresa sociale 

L’Alleanza presenta la sua agenda delle priorità

A un anno dalla nascita, una messa a punto dell'organizzazione

di Redazione

Luigi Marino, presidente di Confcooperative, da portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Italiane (complessivamente 43.000 cooperative – 1,2 milioni di persone occupate 12 milioni di soci – 127 miliardi di euro di fatturato) ne diventa presidente e sarà affiancato da due copresidenti: Giuliano Poletti, presidente Legacoop e Rosario Altieri, presidente Agci. Questa la prima novità emersa dalla due giorni di lavori organizzata a Napoli dall’Alleanza delle Cooperative Italiane.

È stato, inoltre, costituito l’ufficio di presidenza, al quale vengono attribuiti compiti finora svolti dai presidenti delle tre Organizzazioni, composto oltre che dai tre presidenti, da tre rappresentanti delle associazioni e tre responsabili esecutivi. A ciascuno saranno affidate deleghe permanenti.

Confermati il “Comitato esecutivo”, costituito – oltre che dai presidenti, da 24 membri – e la “Consulta” – di 90 componenti – che assume il nome di “Assemblea” in quanto avrà poteri di decisione e di nomina dei dirigenti.

Le prossime tappe saranno rappresentate in un primo momento dalla nascita delle Alleanze settoriali e successivamente dalle Alleanze territoriali. Nel corso dei lavori sono stati, tra l’altro, oggetto di confronto e di analisi: l’azione del governo e le misure per la crescita, le liberalizzazioni e le politiche del lavoro.

Le valutazioni sull’azione del governo:

“Al Governo Monti, abbiamo dato credito. Monti si muove sui binari di un’agenda obbligata. Sono tempi serrati sia per il Governo, sia per chi, come noi, ha doveri di proposta e di confronto. Pur con qualche riserva su singoli punti abbiamo anteposto l’urgenza e l’efficacia complessiva della manovra. Vitali le misure per mettere in sicurezza i conti pubblici. Fondamentale, adesso, lavorare per la crescita proseguendo su una strada che già vede elementi positivi quali: l’ACE, che incentiva la capitalizzazione delle imprese; la deduzione integrale, dal reddito imponibile, dell’IRAP relativa alle spese per il personale, l’incremento del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese; la concessione della garanzia alla PMI fino all’80% dell’operazione; le agevolazioni sulle ristrutturazioni edilizie e sulla riqualificazione energetica; la riforma delle pensioni presenta aspetti meno condivisibili, ma è importante avere chiuso la lunga fase delle riforme previdenziali a puntate. Un plauso merita il Governo perché fa senza mezze misure, contro l’evasione fiscale. Siamo stati inflessibili nel chiedere un sacrificio in più agli onesti. Siamo stati comprensivi con i disonesti. Rimettiamo le cose a posto. Chi non vuol essere disturbato dagli ispettori (a Cortina o altrove), invece di lamentarsi, paghi il dovuto. Apprezziamo la volontà di risolvere il dramma dei ritardati pagamenti alle imprese da parte delle Pubbliche Amministrazioni, ma ora servono i fatti”.

 Liberalizzazioni: rompere i monopoli e gli oligopoli delle utilities “Il decreto delle liberalizzazioni e delle infrastrutture che viene incontro a molte sollecitazioni delle imprese non è esaustivo. Occorre procedere con determinazione e passo spedito per rompere i monopoli e gli oligopoli delle utilities. Dovrebbe far riflettere il fatto che in Italia, a differenza di altri Paesi, non si sviluppano nuove forme di cooperazione di utenza di grande impatto sui mercati. Perciò è rilevante l’azione intrapresa sul gas o sui trasporti anche se non esaurisce le esigenze di modernizzazione”.

Mercato del lavoro: L’art. 18, sembra diventato l’eterno pretesto per non fare niente “Per la crescita dell’occupazione servono il riavvio dello sviluppo la competitività, la qualità dell’offerta e la stabilità delle imprese. Cinque gli obiettivi che proponiamo: 1) un mercato del lavoro più efficiente e la riforma degli ammortizzatori sociali; 2) riordinare la giungla contrattuale; 3) alzare i redditi iniziali, estendere la previdenza complementare, diffondere soluzioni sanitarie integrative; 4) superare i disincentivi alla crescita dimensionale delle imprese; 5) fare i conti con l’indicazione europea sui meccanismi di ingresso e di uscita dal mercato del lavoro.


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