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Economia & Impresa sociale 

Inlàcoop, la McKinsey in versione cooperativa

Firenze, l'iniziativa all'avanguardia di un gruppo di professionisti

di Redazione

Se una cooperativa si chiama Inlàcoop, con l’accento sulla “a”, qualcosa vorrà dire. Andare “in là” dovrebbe essere l’obiettivo di qualsiasi impresa, ma quando questa nasce per diventare una “coop del sapere” dove professionisti esperti offrono la loro consulenza in forma diversa e più easy di quella del classico studio associato, il passo avanti è già fatto. Siamo a Firenze e a parlare è l’avvocato Roberto Passini, uno dei fondatori di Inlàcoop (insieme ad altri quattro tra avvocati, commercialisti e consulenti): «La nostra cooperativa nasce due anni fa dalla constatazione della profonda crisi delle professioni, chiuse in un corporativismo sterile», dice Passini, che affianca all’attività in coop quella personale di studio. «Ora lo riconoscono tutti, e il governo Monti ha varato importanti novità per la liberalizzazione delle professioni, ma noi in qualche modo abbiamo anticipato i tempi e pensato a qualcosa di nuovo. Insieme».
Ecco dunque l’idea: una cooperativa che, con l’ambizione di diventare una McKinsey italiana, offrisse servizi di consulenza alle imprese per definire nuove strategie e business plan, selezionare e gestire pratiche per ottenere fondi di finanziamento pubblici e privati, realizzare progetti formativi e applicare correttamente norme legali, ambientali o etiche. Ora i soci di Inlàcoop sono diventati dieci, ma tra collaboratori e consulenti esterni si arriva a trenta persone. «Gestiamo casi complessi, come crisi aziendali apparentemente senza via d’uscita», continua Passini. «Ricordo il caso di tre aziende che producevano vetro artistico; entrate in crisi, stavano lasciando a casa 75 dipendenti, che però anche grazie al nostro aiuto hanno deciso di prendere in mano la situazione e fondare una cooperativa, la Vetrerie Empolesi, che ha fatto ripartire la produzione. Si chiama workers buyout ed è una delle nostre specialità».
Inlàcoop è senza dubbio un’anomalia in un panorama come quello italiano che ha visto negli ultimi anni lo sbarco di decine di studio-corporation con centinaia di professionisti, che hanno fagocitato molti piccoli studi di casa nostra e drogato il mercato con tariffe stellari. «Noi siamo artigiani-professionisti», continua Passini, «concordiamo ogni azione tra noi e con il cliente, costi compresi. Non a caso abbiamo scelto la cooperativa: ci piace la democrazia e la partecipazione, e quanto a efficienza… be’, non abbiamo niente da invidiare alle imprese capitalistiche». La sfida, ora, è crescere. Per questo nel futuro di Inlàcoop c’è la trasformazione in Stp, la “Società tra professionisti” delineata dalla legge di Stabilità per il 2012 che ha abolito l’obbligo (datato 1939) di esercitare una professione in forma associata solo attraverso lo studio associato. Ora i professionisti iscritti agli Ordini potranno esercitare secondo uno dei modelli societari previsti dal Codice civile: società di persone, di capitali e, appunto, società cooperative. Quando si dice vedere più in là.


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