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Welfare & Lavoro

I lavori che gli italiani non vogliono fare

Ricerca della Fondazione Moressa

di Sara De Carli

Addetti alle pulizia, spazzini, collaboratori domestici, lavandati, muratori, carpentieri, ponteggiatori, cuochi, camerieri, baristi, autisti e camionisti. Sono queste le 12 professioni con i numeri più alti di lavoratori stranieri. Lo dice una ricerca della Fondazione Loene Moressa, pubblicata oggi.

Sono i lavori che gli italiani non vogliono più fare? Non esattamente, anche se la ricerca è andata a scandagliare anche quello. Scoprendo che gli stranieri hanno rimpiazzato abbondantemente gli italiani (si chiama “over sostituzione”, cioè per ogni italiano uscito dal mercato del lavoro in questi settori, sono entrati più di un lavoratore straniero) in sette mestieri: cuochi, camerieri, baristi, saldatori, lattonieri, montatori, addetti non qualificati dell’industria.  La sostituzione perfetta, in pareggio, c’è stata per ambulanti, pittori, stuccatori, laccatori e palchettisti. Infine la sostituzione parziale si è avuta su magazzinieri, fattorini, facchini, manovali edili, muratori, falegnami, ponteggiatori, autisti, cassieri, braccianti agricoli, macellai, panettieri, pasticcieri, pavimentatori, idrauilici e installatori.

Secondo la ricerca dal 2007 al 2010 la presenza di manodopera straniera nel mercato del lavoro nazionale si è fatta sempre più evidente: da 1,5 milioni di occupati di nazionalità straniera si è passati a poco più di due milioni. Questo ha inoltre determinato nel medesimo periodo di tempo un aumento del peso della componente straniera che dal 6,5% ha raggiunto il 9,1% del totale dei lavoratori in Italia. In termini di variazioni percentuali, se l’occupazione degli italiani è calata del -4,3% (pari a quasi un milione di unità in meno), gli stranieri sono invece aumentati con un ritmo del 38,5% (+578 mila persone).

Per settore di attività. L’occupazione straniera si distribuisce in tre settori principali: i servizi sociali e alla persona (in cui si concentra il 24,7% del totale dell’occupazione straniera), le costruzioni (16,7%) e la manifattura (19,4%). Ma sono i primi due i settori nel quale la presenza di stranieri si fa più evidente: infatti se nei servizi sociali e alla persona su cento occupati quasi 30 sono immigrati, nelle costruzioni si tratta di 18 persone. Anche il settore degli alberghi e della ristorazione mostra una preferenza nell’assunzione di manodopera straniera, dal momento che il 15,8% di tutti gli occupati in questo settore è straniero, quando in media a livello nazionale si contano 9,1 stranieri su cento lavoratori.

Effetto sostituzione. In quasi tutte le 25 professioni qui considerate si osserva un avvicendamento tra manodopera italiana e straniera tra il 2007 e il 2010. Sembra infatti che molte professioni “manuali” siano state “snobbate” dagli italiani, che hanno lasciato progressivamente il posto agli stranieri. In molte categorie professionali si è infatti assistito ad un vero e proprio effetto sostituzione. L’intensità però di tale sostituzione non è però univoca. Per alcune professioni si osserva un “over sostituzione”, ossia i nuovi ingressi di stranieri hanno di gran lunga superato gli abbandoni degli italiani: si tratta in questo caso di categorie professionali legate alla ristorazione (cuochi, camerieri, baristi), ai lavori non qualificati nell’industria e alle figure di saldatori, montatori e lattonieri.


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