Sanità & Ricerca

Il mea culpa del New York Times

Il grande giornale aveva attaccato una fondazione per la sua scelta pro life. Lezione di onestà informativa

di Gabriella Meroni

Vita.it ha dato conto del “caso Komen” scoppiato negli Usa, che ha tenuto banco per l’intera settimana scorsa. In breve si tratta di questo: la fondazione Komen per la lotta al cancro al seno ha ritirato i finanziamenti che da anni versava a un’altra associazione, la Planned Parenthood, che fornisce servizi sanitari per donne compreso l’aborto (ne pratica oltre 300mila l’anno). Inoltre attualmente la PP è sotto inchiesta in Florida per cattivo uso dei fondi, inchiesta promossa da un deputato repubblicano dichiaratamente pro-life.

Immediate sono scoppiate le polemiche, e il New York Times (come molti altri media) ha preso posizione decisamente a favore di Planned Parenthood. In poche ore, quest’ultima associazione ha ricevuto dai sostenitori oltre 650mila dollari di donazioni per “riparare” al danno subito, e anche il sindaco di New York Bloomberg ha promesso 250mila dollari di donazioni di tasca sua. Le polemiche sono state tanto dirompenti da costringere la Komen a fare marcia indietro, annunciando che ripristinerà i 700mila dollari di finanziamento annuo a Planned Parenthood.

Con un grande esempio di obiettività, il New York Times ha pubblicato nel weekend un articolo a firma Ross Douthat che ristabilisce un’informazione equilibrata e mette in luce alcuni aspetti della vicenda che sono stati taciuti dai media, compreso il NYT. Una vera lezione di giornalismo e completezza di informazione, tutta da leggere.

Ecco l’articolo (la traduzione letterale è tra virgolette, il resto è riassunto):

I paraocchi dei media sull’aborto

di Ross Douthat

Nel sondaggio Gallup più recente in materia di aborto, il 58 per cento degli americani ha dichiarato di essere a favore dell’abolizione dell’aborto. Anche tra le donne, sebbene con una percentuale meno netta, vincono le pro-life. Eppure, rimarca Ross Douthat, a guardare la copertura mediatica del caso Komen <<si direbbe che tutti questi milioni di anti-abortisti americani semplicemente non esistono>>.

«Dal telegiornale della sera passando per la stampa cartacea e online, il tono oscillava tra lo stupore e l’indignazione: stupore per chiunque si permettesse di contestare gli obiettivi di Planned Parenthood e l’indignazione per la “politicizzazione” operata dalla Fondazione Komen sulla salute delle donne». L’articolista fa degli esempi concreti, citando la Abc, la Msnbc e altri, e osservando come «i giornalisti facevano passare esplicitamente il loro giudizio su Komen» come fosse l’unico possibile.

«Sulla questione dell’aborto», scrive ancora Douthat, «i pregiudizi della stampa sono spesso assoluti, i biasimi incontestabili e i paraocchi impenetrabili. In molte redazioni e studi televisivi di tutto il paese, Planned Parenthood è considerato come l’equivalente della Fondazione Komen: un’istituzione apolitica, umanitaria e ??illuminata  il cui lavoro nessuna persona razionale – e certamente nessuna donna che si rispetti – potrebbe mai mettere in discussione».

«Invece milioni di americani – tra cui, certo, anche milioni di donne americane – si oppongono Planned Parenthood. Si oppongono alle oltre 300.000 interruzioni di gravidanza che pratica ogni anno (e che la rendono il più grande macchina di aborti nel paese), e si oppongono anche all’opposizione di Planned Parenthood contro qualsiasi limite si voglia introdurre alla possibilità di abortire. È vero – continua l’articolo – che l’aborto è solo uno dei servizi che Planned Parenthood fornisce (anche se la mammografia, va notato, non è tra questi: il gruppo semmai la prescrive, ma non la pratica, il che è uno dei motivi principali per cui Komen ha sospeso il finanziamento), ma l’aborto non è certo un dettaglio tangenziale della sua missione, come molti giornalisti creduloni hanno insinuato».

<<A Planned Parenthood piace affermare che l’aborto incida solo per il 3 per cento dei suoi servizi, e questo dato è stato rilanciato all’infinito dalla stampa. Ma la percentuale delle donne che si sono rivolte all’associazione e ha poi abortito è più vicina al 10%,  e alcuni hanno stimato, plausibilmente, che almeno il 30 per cento, se non il 40 per cento, delle entrate di Planned Parenthood derivi proprio dagli aborti. “Ma noi facciamo anche adozioni!”, dicono dall’associazione. Vero:  nel 2010, le adozioni sono state 841, gli aborti 329.445>>.

<<Per la minoranza di americani che non si fanno scrupoli morali quanto all’utilizzo della chirurgia o di sostanze chimiche per porre fine alla crescita dell’embrione o del feto, non ci dovrebbe essere nulla di preoccupante in questi numeri. E se anche voi pensate che il diritto all’aborto sia più importante per la salute femminile rispetto ai quasi 2 miliardi di dollari che il nastro rosa di Komen ha raccolto per la ricerca sul cancro, Komen merita il vostro disprezzo e la Planned Parenthood merita le vostre donazioni>>.

<<Il sindaco Michael Bloomberg ha promesso di donare 250.000 dollari a Planned Parenthood, e questo è ovviamente un suo diritto. E’ anche diritto della Scuola di Salute Pubblica di Yale “riconsiderare” l’invito alla presidente di Komen a tenere un discorso all’inagurazione dell’anno accademico. Ma i giornalisti hanno obblighi diversi. Anche se alcune forme di parzialità sono inevitabili, i giornalisti tradiscono la loro vocazione quando ignorano apposta alcune evidenti verità di una storia>>.

<<Tre verità, in particolare, dovrebbe essere evidenti a tutti nel raccontare la polemica Komen-Planned Parenthood. La prima: la lotta contro il cancro al seno è condivisa da tutti, mentre l’aborto è il tema più polarizzante negli Stati Uniti oggi. La seconda: dissociarsi dalla maggiore associazione abortista del paese o sostenerla sono entrambe posizioni di parte. La terza: per ogni americano che ha appreso la scelta di Komen con “rabbia e indignazione”, c’è un altro americano che ne è stato invece soddisfatto>>.

<<Una soddisfazione quantificabile: il giorno dopo la rottura con Planned Parenthood, la Komen ha riferito che le sue donazioni erano notevolmente aumentate. Ma naturalmente questa notizia non è stata ripresa dalla maggior parte dei media. Dopo tutto, le persone che hanno fatto queste donazioni per loro non esistono>>.

Per approfondire leggi anche:

Komen ritira appoggio ad associazione abortista

Caso Komen: boom di donazioni ad associazione abortista



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