Welfare & Lavoro

Ecco chi sono i No Tav

Su Vita, in edicola, un viaggio oltre le barricate

di Lorenzo Alvaro

«La cosa che più mi dispiace è quando sento parlare del movimento No Tav come di un gruppo di no global, anarco-insurrezionalisti, antagonisti o delinquenti. Perché semplicemente non è la verità». A parlare non è un valsusino qualunque ma don Gianluca Popolla, cittadino illustre e parroco di Chiomonte. «Qui in valle ci sono i militanti e i simpatizzanti. I primi sono quelli che partecipano ai blocchi e alle manifestazioni, gli altri invece stanno nelle retrovie. In entrambi i casi ci sono nonne, madri, scout, catechisti, poi certo anche i ragazzi dei centri sociali». Lo ha detto anche nelle sue prediche: «Il bene prioritario in questo momento, come pastore, è mantenere unita la comunità e far percepire la parrocchia come bene di tutti». Oggi infatti i “Sì Tav” e i “No Tav” non si siedono neanche più vicini sulle panche della chiesa. Nessuna imposizione dalle gerarchie ecclesiastiche, «nessuno mi ha mai chiamato, è una posizione che mi sono autoimposto, facendomi anche una certa dose di violenza». In valle sanno tutti come la pensa don Gianluca, che quando era parroco di San Giorio di Susa partecipava alle marce.

Il dipinto che nessuno vede
Anche Roberto Canu la pensa così. Nato a Bardonecchia, è il presidente del Valsusa Filmfest e psicologo di comunità. Spiega: «Non escludo che esistano episodi di nervosismo. Ma sono, appunto, solo episodi. È un movimento di massa composto da almeno 10mila persone, può capitare qualche caduta. Ci sono anche tensioni interne. Non è un unicum granitico, è una realtà magmatica, è vita». Quello però che va evidenziato, secondo Canu, è ciò che questi vent’anni di movimento hanno prodotto. «Prima, come tutta l’Italia, la valle era frammentata e individualista. Oggi la battaglia ha creato una comunità unita. Chi ritiene che tutto quello che succede qui sia eterodiretto o localistico si sbaglia. La gente lavora e poi partecipa alla battaglia per il territorio, non solo per casa propria ma anche per un interesse più generale, nazionale». Altro che “nimby”. È il caso di Daniela Baldo da Bussoleno, 56 anni, sposata, un figlio. La mattina lavora nell’amministrazione di una scuola, il pomeriggio insegna presso l’associazione “Centro promozione delle arti” e la sera dipinge. Nel 2006 ha raccolto 250 artisti da tutta Italia e a ciascuno ha fatto dipingere un telo di 2 metri per 1,60, dando poi vita a un enorme striscione lungo mezzo chilometro. Un anno di lavoro. «Un’iniziativa bellissima, ma la stampa non le ha dato risalto», spiega Daniela, «la notizia c’è solo quando c’è violenza, o muore qualcuno. Allora spuntano i giornalisti. Il resto dell’anno quello che facciamo non interessa». Ed è quello il momento più duro. «Vivere militarizzati non è facile», aggiunge la pittrice.«Una delle macchine bruciate era quella di mio figlio. Nella stessa notte andarono a fuoco un tir fermo in autostrada e un negozio di pellet. Tutti incendi dolosi, a detta dei Carabinieri, ma non sappiamo chi ci vuole male», anche se la mente di molti valsusini corre veloce al lungo elenco di aziende che aspettano di poter trivellare la montagna. Nessuno osa accusare, non ci sono prove e bisogna stare attenti a quel che si dice.

I professionisti
C’è Daniele Cat Berro, che lavora alla Società metereologica italiana. 33 anni, canavese della zona di Ivrea, vive a San Giorio di Susa da sette anni. «In tanti si chiedono come possa un “metereologo” dare un contributo. Diciamo che partecipo con il mio know-how», ride, «abbiamo fornito studi al movimento che dimostrano come, in alcuni casi, non sia vero che spostare le merci con la rotaia, invece che con la gomma, diminuisca l’impatto ambientale. Abbiamo dimostrato che un cantiere come quello per la Tav provocherebbe una tale mole di inquinamento da non poter essere ammortizzata negli anni». Chi sono i manifestanti? Cat Berro tentenna: «Non so come rispondere, non è possibile fare identikit. Ci sono giovani e vecchi, operai, agricoltori e colletti bianchi. Tutti i livelli di istruzione e tutte le estrazioni sociali. L’unica cosa che li unisce è l’amore per il territorio». Ma dire che sia un gruppo di ambientalisti oltranzisti non sarebbe giusto. «Combattiamo da anni per dire “no” a un’opera inutile e dannosa», chiarisce Lionello Gioberto, sindaco di Vaie

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