Attivismo civico & Terzo settore

Un’opera economicamente assurda Lo conferma il Thatcher test

di Redazione

La Tav non super il Thatcher test. Così lunedì 5 marzo sul blog di Oscar Giannino, figura ben nota del pensiero liberista nostrano, è comparso un post a firma Ugo Arrigo che ha scatenato immediatamente una marea di reazioni. La tesi di Arrigo, che è docente all’università Bicocca di Milano, è semplice e fa leva su una regola di ferro messa sul tavolo da Margaret Thatcher durante la trattativa per l’Eurotunnel sotto la Manica, opera fortissimamente voluta dall’allora presidente francese François Mitterrand. Ricorda Ugo Arrigo che il primo ministro inglese «diede il via libera, sì, ma senza un penny di soldi pubblici (“not a public penny”), preservando in tal modo i suoi contribuenti da un pessimo affare (al contrario degli 800mila piccoli azionisti privati, soprattutto francesi, che sottoscrissero le azioni e si ritrovarono dopo pochi anni con quasi nulla)».
Secondo il teorema Thatcher: «1. Una grande opera dovrebbe essere sostenuta da una grande domanda dei suoi potenziali utilizzatori. 2. Una grande opera senza grande domanda è un grande spreco e nessun privato sarà mai disponibile ad assumerne gli oneri di realizzazione e sfruttamento economico. 3. Una grande opera con grande domanda è ripagabile con i futuri proventi da pedaggi e può quindi essere realizzata e gestita in project financing da operatori privati in concessione, senza necessità di assunzioni di rischi ed oneri in capo al settore pubblico». Conclude Arrigo che la Tav Torino-Lione non supera il Thatcher test: «Nel 2000 vi erano quattro treni al giorno in entrambe le direzioni, due TGV Milano-Lione-Parigi e due EC Milano-Lione. Oggi vi sono solo tre TGV quotidiani da 360 posti sul percorso Milano-Lione-Parigi, offerti dalla sola Sncf (anche se in crescita rispetto ai due dell’orario 2011)».
L’intervento di Arrigo ha scatenato i commenti sul blog. Commenti che a sorpresa propendono per il sostegno alle tesi sostenute dall’economista. Del resto non è la prima volta che economisti di cultura liberal mettono sul tavolo ragioni anti Tav. Nel 2007 era uscito un paper che suscitò molto rumore e firmato da Andrea Boitani, Marco Ponti e Francesco Ramella. Tav: le ragioni liberali del No si intitolava. Gli autori spiegavano che «la capacità della tratta transfrontaliera della linea ferroviaria è superiore ai 20 milioni di tonnellate (secondo uno studio commissionato dalla Regione Piemonte alcuni anni fa è verosimilmente vicina ai 30). Il traffico merci su ferrovia ha raggiunto un massimo intorno ai 10 milioni di tonnellate alcuni anni fa per poi diminuire drasticamente in concomitanza con i lavori di ammodernamento della direttrice».


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