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Politica & Istituzioni

Fornero non piange più: ora si arrabbia

La "paccata" di miliardi diventa la battuta del giorno

di Franco Bomprezzi

Il ministro Elsa Fornero, si lascia andare a parole forti per mettere nell’angolo i sindacati e le parti sociali, nel pieno della trattativa per la riforma del lavoro. I giornali raccontano e commentano con dovizia.

“Lavoro, fondo per lasciare prima” titola neutro in prima, di taglio centrale, il CORRIERE DELLA SERA, che sposta il tema alle pagine 8 e 9. In apertura di pagina 8 il titolo forte: «Siete contro? Niente paccata di miliardi», e questa è la sostanza della notizia: “Nuovo scontro tra il ministro del Lavoro e i sindacati. Elsa Fornero ieri ha spiegato che lavora per trovare «risorse più adeguate», che confida nell’accordo e in una «buona riforma», ma ha anche chiarito così la posizione del governo di fronte a un atteggiamento negativo dei sindacati: «È chiaro che se uno comincia a dire no, perché dovremmo mettere sul tavolo una paccata di miliardi e poi dire “voi diteci di sì”? No, non si fa così». Parole che non sono piaciute alle organizzazioni sindacali, già critiche per il «passo indietro» fatto lunedì nell’incontro tra governo e parti sociali. Secondo il segretario della Cgil Susanna Camusso, la riforma degli ammortizzatori sociali «riduce le coperture temporali senza che si arrivi a un sistema universale». Il nuovo sistema anticipa lo stop alla mobilità, riducendone la durata a 12-18 mesi dal massimo di 36-48 mesi di oggi”. Critici e irritati i sindacati. Spiega Enrico Marro nella stessa pagina: “I sindacati si chiedono dove stia la «paccata» di miliardi di cui ha parlato il ministro e sostengono che ci sarebbe solo una riduzione dei sussidi per i lavoratori ora più garantiti perché sparirebbe l’indennità di mobilità. La Confindustria è anche contraria alla cancellazione della mobilità e ritiene che mandare a regime il nuovo sistema nel 2015 sia troppo presto, vista la pesante crisi in corso. Artigiani e commercianti sono furiosi perché sarebbero i più penalizzati sul fronte dell’aumento dei contributi. Il malumore delle imprese trova ascolto nel centrodestra, dove le preoccupazioni per ciò che sta architettando Fornero aumentano. La protesta dei sindacati fa breccia nel centrosinistra e non solo (Cisl e Uil hanno un rapporto collaudato anche con Pdl e Udc). La Cgil ha la sensazione che il governo abbia cambiato passo, iniziando un pressing forsennato per chiudere la prossima settimana, se necessario con un prendere o lasciare”. Ma cosa propone esattamente il governo? “Fondi di solidarietà pagati dalle imprese. Si potrà uscire dal lavoro 4 anni prima” è il titolo che apre pagina 9. “Arrivano i fondi per «incentivare l’esodo dei lavoratori anziani» e spunta il «contributo di licenziamento» – scrivono Marro e Bagnoli -. Sono le principali novità contenute nel documento di 14 pagine che il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha inviato riservatamente ieri sera tardi ai vertici delle associazioni sindacali e imprenditoriali. Titolo: «Ammortizzatori sociali. Proposta di riforma». Le ultime due pagine sono appunto dedicate alla «Protezione dei lavoratori anziani». Una mossa per rispondere alla pressante richiesta delle parti sociali di rendere gestibili le ristrutturazioni aziendali (che poggiano sull’espulsione dei lavoratori più vecchi) anche dopo la riforma delle previdenza, che ha abolito le pensioni di anzianità e spostato quelle di vecchiaia a 66 anni”. 

Per LA REPUBBLICA “La Fornero attacca i sindacati”. Il quotidiano precisa nel sommario: “«Con un no niente paccata di miliardi». Il governo va sotto tre volte”. Un’espressione, la paccata, utilizzata in modo brusco dalla ministra torinese che si prepara alla stretta finale. Immediata risposta di Susanna Camusso: «vecchi atteggiamenti di pressione per ottenere quello che si vuole. Di quali risorse parliamo, visto che la cifra non è mai stata indicata?». Analogamente la Cisl con Bonanni dice che «il governo deve stare attento perché, dopo la vicenda delle pensioni, il tavolo può saltare». In realtà il «buon accordo» (come lo definisce Elsa) trova ostacoli anche tra piccole imprese e commercianti a causa dell’aggravio di contributi per finanziare il nuovo ammortizzatore. Comunque la Fornero puntualizza: «Mi sono impegnata a non togliere le risorse dall’assistenza. Avrei voluto sentire una piccola parola di apprezzamento. Neanche mezza». Insomma la delusione chiave della sparata? Secondo Paolo Griseri la trattativa ha difficoltà anche perché la professoressa è rigida, convinta di «aver trovato la ricetta giusta» e non si pone il problema di farla accettare ai pazienti. Certo è che oggi parlare di «privilegi» degli operai strutturati rischia di sembrare una provocazione. Un dossier a fianco sulla riforma: “Mobilità, dimezzati i mesi di copertura ma l’indennità di disoccupazione salirà”. L’Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego – la nuova formula di sostegno rivolta a chi resterà senza lavoro – è destinata a rivoluzionare l’attuale rete degli ammortizzatori sociali. L’Aspi sostituirà tutte le attuali forme di sostegno, a parte la cassa integrazione ordinaria e quella speciale nel caso di ristrutturazioni. Sarà versata per 12 mesi (a regime 18 per gli over 55) e con importi lordi massimi – per il primo semestre, poi destinati a ridursi – di 1.119 euro al mese. Per quanto riguarda la disoccupazione, l’assegno oggi è versato per 8 o per 12 mesi, l’Aspi lo porterà per tutti ad un anno e l’indennità sarà più alta.

IL GIORNALE dedica poco spazio alle dichiarazioni del ministro del Welfare. Andrea Cuomo, a pagina 9 Interni, firma “L’ira della Fornero su Pd e sindacati: senza sì niente paccata di soldi”. «Più che una sfida sembra un ricatto quello di Elsa Fornero, ministro del Lavoro, ai sindacati. Una cosa del tipo dare soldi, vedere cammello. Nella fattispece il cammello è rappresentato dal sì delle parti sociali alla riforma del mercato del lavoro – compresa la maggiore facilità di licenziamento – e i soldi sono addirittura “paccate di miliardi”, secondo la fumettistica espressione utilizzata dalla stessa ministra, in versione decisamente pop». Le reazioni non si sono fatte attendere «naturalmente i modi spicci dello sceriffo Elsa piacciono poco alla sinistra. «Basta negoziato, serve lo sciopero generale contro il governo. Alla ministra Fornero interessa solo la libertà di licenziamento individuale e collettiva e i soldi li vuole dare solo per ottenere la complicità dei sindacati nel garantire i licenziamenti», alza la voce Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista-Fds». Sul sito internet della testata Francesco Maria Del Vigo firma “Fornero non vuole il «la» ma sdogana la paccata Il tormentone sul web”. «Meno male che i tecnici non capivano niente di comunicazione… Il ministro Elsa Fornero torna a far parlare di sé. Dopo la famosa lacrima sfuggita, e prontamente immortalata, durante la conferenza stampa di presentazione della manovra, ora passa al dizionario. Il ministro non è nuovo alle incursioni linguistiche. Pochi mesi fa aveva chiesto ai giornalisti di abolire l’articolo determinativo femminile davanti al suo cognome: al bando “la” Fornero, promosso il generico “Fornero”. Un po’ di polemica e pochissimi risultati ottenuti. Questa volta la Fornero (non ce ne voglia) si è cimentata in una nuova operazione: lo sdoganamento del linguaggio giovanile. “È chiaro che se uno comincia a dire no, perché noi dovremmo mettere lì una paccata di miliardi e poi dire voi diteci di sì. No, non si fa così”, ha sintetizzato così lo stato dell’arte dei rapporti tra il governo e il sindacato. Un’immagine efficace, non c’è che dire. La “paccata” della Fornero non è certo passata inosservata, l’effetto domino sul web è istantaneo e le stranezze della politica sono più virali di un raffreddore. In pochi minuti la “paccata” è diventata un tormentone su Facebook e si è guadagnata il primo gradino del podio dei Top Trends di Twitter, i temi più discussi: è la parola del giorno».

“Proposta indecente” così IL MANIFESTO bolla le proposte del ministro Fornero ritratta nella foto che apre l’edizione odierna del quotidiano. “I soldi per gli ammortizzatori sociali non ci sono ma la ministra Fornero abbandona ogni sobrietà e minaccia: «Senza il sì dei sindacati sulla riforma del lavoro niente paccata di miliardi». Obiettivo: licenziamenti più facili e addio posto fisso” riassume il sommario che rinvia alle pagine 2 e 3. Ai temi di economia e crisi è dedicato anche l’editoriale firmato da Galapagos “Merkel non ha fatto i compiti” che dopo aver parlato di Keynes confrontando le tesi dell’economista con le posizione della cancelliera osserva «(…) Il problema è che la crisi è qui (particolarmente virulenta in Europa) e ora. La conferma, d’altra parte, è arrivata dallo stesso Monti: “L’Italia non ha superato nemmeno l’emergenza, siamo ancora molto impegnati a mettere al sicuro il nostro Paese (…) Ma i compiti non sono ancora finiti”. Una dichiarazione onesta, anche se forse un po’ ruffiana per cercare di piegare il sindacato, con il ricatto dell’emergenza e sottoscrivere i progetti di Elsa Fornero (…)». “Il pacco c’è, la paccata no” titola sintetizzando la posizione del MANIFESTO  l’apertura delle pagine 2 e 3 che nel sommario ribadisce il concetto di “ricatto”: “La ministra Elsa Fornero ricatta i sindacati: o dite sì o niente «paccata di miliardi». Ma mancano sia le cifre che le voci da cui prenderle: «Se c’è un accordo più avanzato mi impegno a trovarle»”, mentre nella fascia grigia in testa alla pagina si sottolinea: “Lavoro – Distanza siderale tra le parole usate e la realtà. Si dice che la riforma punta a smantellare «protezioni» e «privilegi». Ma sono i nostri diritti collettivi”. A pagina 3 per completare il ritratto della situazione di crisi in un ampio box di taglio medio si parla degli ultimi dati Istat “L’inflazione colpisce le famiglie: + 4,5% il «carrello della spesa»”.

“Lavoro, Fornero sfida i sindacati” è il titolo del SOLE 24 ORE in taglio basso in prima pagina. A pagina 11 una pagina intera dedicata alla riforma. “Senza intesa niente paccata di soldi”, è il titolo del pezzo di apertura: «Il giorno dopo l’ennesimo incontro con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro a prevalere sui contenuti delle nuove proposte – la cassa integrazione più controllata e l’assicurazione sociale per l’impiego, dall’altra – sono le contrarietà manifestate da sindacati e organizzazioni delle imprese, preoccupati sull’adeguatezza delle coperture del nuovo sistema «universale» e dai tempi stretti indicati per la transizione al nuovo sistema nel 2015. È in questo contesto che si devono leggere le dichiarazioni piuttosto risentite di Elsa Fornero che ieri ha messo sul piatto una sorta di scambio tra un “accordo più avanzato”, capace di dare una risposta a tutti i temi ancora aperti sul tavolo del confronto, a partire dalle regole sui licenziamenti, e la certezza delle risorse per gli ammortizzatori.”Ma è chiaro – ha scandito il ministro – che se uno comincia con il dire no perché dovremo mettere lì una paccata di miliardi e dire, poi, voi diteci di sì? No, non si fa così”. In serata il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha commentato: non ci sono tesoretti e le risorse sono scarse ma l’intesa sulla riforma “è di vitale importanza, perchè è essenziale per cambiare la nostra competitività e la crescita”».

Alla riforma targata Fornero ITALIA OGGI dedica a pagina 2, quella dei commenti, un intervento a firma di Sergio Soave intitolato “La professoressa Fornero vuole mettere in riga la crisi”. Scrive Soave che sorprendentemente prende la parte dei sindacati (e di Confindustria): «Da un punto di vista teorico è giusto non considerare irrimediabile il sistema del prolungamento sine die della cassa integrazione per lavoratori che in realtà un lavoro non ce l’hanno più e che quindi dovrebbero essere considerati disoccupati. Se invece si guarda alla situazione concreta, si vede come numerose crisi aziendali siano state gestite con questi strumenti o con altri altrettanto impropri, come i prepensionamenti lunghi, per evitare tensioni sociali. Niente può far pensar che nel giro di 20 mesi queste situazioni non si presenteranno più, il che rende l’accelerazione proposta dal ministero un’incognita pericolosa, come hanno osservato sia Confindustria sia la Cisl». 

La “paccata” di miliardi sta anche nel titolo di AVVENIRE in prima pagina. AVVENIRE racconta di un ministro Fornero che «pressa i sindacati» o meglio, li «sfida» e li «accusa di difendere vecchi privilegi a discapito di un allargamento universale delle tutele ai non garantiti». Insomma, a pochi giorni dal 23 marzo, termine entro cui il Governo intende chiudere la trattativa, «le condizioni per un’intesa sembrano lontane». In chiusura, il quotidiano dei vescovi riporta anche la lamentela del ministro: «Mi sono impegnata perché le risorse per la riforma non vengano tolte dall’assistenza. Avrei voluto sentire una piccola parola di apprezzamento». La scheda di approfondimento chiarisce che la nuova Aspi sarà più lunga e più consistente rispetto all’attuale assegno di disoccupazione, ma minore alla mobilità. Di fatto però il nuovo ammortizzatore sociale ha un carattere «eminentemente assicurativo» e lascia fuori ancora una volta «tutti i lavoratori autonomi e parasubordinati, come le collaborazioni e i lavoratori a progetto». 

LA STAMPA apre con l’asse anti-crisi tra Monti e Merkel, e mette in testa il doppio richiamo al Governo di Corte dei Conti («il fisco tartassa i cittadini onesti») e di Pizzetti («gli accertamenti sono uno strappo allo stato di diritto»), e la Fornero slitta a pagina 7. Il titolo scelto dal quotidiano torinese è “Fornero: senza intesa niente soldi” e per Roberto Giovannini l’uscita del ministro sulla «paccata di miliardi», con quel «non si fa così» è «un rimprovero ai sindacati», per il loro «atteggiamento da scolari discoli». Tra le reazioni politiche, in risalto quella ironica di Bersani: «non ero al tavolo ma nessuno mi ha riferito di aver visto una paccata di miliardi. Si saranno dimenticati di dirmelo». Giovannini spiega che è normale, nelle trattative, che «i giocatori tengano in mano il loro atout per giocarselo al momento giusto», che il Governo non considera praticabile il presentarsi in Parlamento con una riforma del mercato del lavoro che non abbia il consenso più ampio possibile delle parti sociali e che i sindacati – che lo sanno – stanno tentando solo di conquistare il massimo risultato con il minimo di concessioni. Il problema è che i sindacati – più volte accusati di curarsi poco delle esigenze di giovani e precari – devono dimostrare oggi di essere cambiati su questo, ma dall’altra parte temono le conseguenze di una mobilitazione nelle fabbriche. 

E inoltre sui giornali di oggi:
 
APPLE E CINA
IL MANIFESTO – “iPhone a tutti i costi Nella fabbrica dei suicidi-omicidi” è il richiamo in prima pagina per le due pagine (la 8 e la 9) dedicate a “Una visita negli impianti della Foxconn, «sub contractor» della corporation fondata da Steve Jobs, spiega perché 18 giovani operai si sono tolti la vita”. Molto chiaro il titolo che apre le due pagine “Il sogno di Steve Jobs è un incubo” Nella fascia grigia in testa alle due pagine spiega l’inchiesta “14 ricercatori sono entrati negli stabilimenti della Foxconn, che produce per la Apple, fingendosi operai. E hanno scoperto una realtà sconcertante. La corporation Usa preme sui fornitori per soddisfare la domanda in tempi di record. E questi scaricano la pressione sui lavoratori”. Un vero e proprio “Viaggio nella «fabbrica elettronica del mondo», che sforna i-Phone a getto continuo e ad ogni costo. E dove diciotto giovani si sono tolti la vita per le disumane condizioni di lavoro imposte dalla logica del profitto” come riassume il sommario. Il lungo articolo è firmato dalla sociologa cinese Pun Ngai ed è un lungo stralcio della prefazione a un libro di futura pubblicazione dal titolo “Suicide or Murder? Unraveling Apple Dream ad Foxconn Suicides”. 

MATRIMONI GAY
LA STAMPA – In prima pagina la bacchettata di Strasburgo ai paesi che usano una definizione «restrittiva» di famiglia «per negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli». È il punto 7 della Risoluzione sulla parità dei diritti fra uomo e donna approvata ieri, con venti voti di scarto. Certo la risoluzione non vincola nessuno, ma riapre la questione. Carlo Rimini, in appoggio, spiega che «si possono comprendere le resistenze ad utilizzare la parola matrimonio per indicare l’unione omosessuale, ma non è più ragionevole oggi negare alle coppie omosessuali il diritto di essere considerate dallo Stato una famiglia». 

CENSIS
LA STAMPA – Una paginata sulla ricerca sui valori degli italiani presentata ieri dal Censis, sotto il titolo “Non è più un paese per individualisti”. «Non si pensa più al sé, ora vince il noi», «finalmente ci siamo resi conto di possedere già tutto quel che serve», s«i è chiuso il cerchio del berlusconismo come soggettivismo etico», dice l’articolo. E però: «se i desideri individuali sono fuori moda, prevale la difesa del branco, visto che per ora al bene comune pensa giusto metà della popolazione». 

PROTEZIONE CIVILE
ITALIA OGGI – “La protezione civile a stecchetto”, è il titolo del pezzo di Stefano Sansonetti che rivela l’accordo con la Consip (società del Tesoro) per risparmiare sul sistema delle gare. La Consip di fatto diventerà la centrale acquisti del Dipartimento. In particolare nelle situazioni di emergenza la «Protezione civile potrà stipulare contratti o accordi quadro con i fornitori che saranno attivati solo al verificarsi della situazione di emergenza. Fino alla scattare di questa, in sostanza, quei contratti rimarranno quiescenti».

AZZARDO
AVVENIRE – La Camera ha approvato ieri, a grandissima maggioranza, due ordini del giorno che impegnano a sensibilizzare i più giovani sui rischi dell’azzardo. Uno prevede di avviare in ogni istituto scolastico un progetto di educazione all’uso responsabile del denaro su questo tema. Il Governo ieri è stato battuto anche su un ordine del giorno su cui aveva dato parere contrario, presentato dalla Lega, che prevede la riduzione del 50% dell’Imu in caso di figli gravemente disabili. 

MIGRANTI
CORRIERE DELLA SERA – Gian Antonio Stella a pagina 25: “In un video con il telefonino i migranti portati a Gheddafi”. Scrive: “«C i state gettando nelle mani degli assassini… Dei mangiatori di uomini…». Così gli eritrei fermati su un barcone supplicarono i militari italiani che li stavano riconsegnando ai soldati di Gheddafi. Avevano diritto all’asilo, quegli eritrei: furono respinti prima di poterlo dimostrare. C’è un video, di quell’operazione. Girato con un telefonino. Un video che conferma le accuse che due settimane fa hanno portato la Corte dei diritti umani di Strasburgo a condannare l’Italia. Quel video, miracolosamente sottratto alle perquisizioni dei gendarmi italiani e libici, messo in salvo e gelosamente custodito per due anni nella speranza che un giorno potesse servire, è oggi il cuore di un film documentario che uscirà domani. Si intitola “Mare chiuso”, è stato girato da Stefano Liberti e Andrea Segre e racconta la storia di un gruppo di profughi, in gran parte eritrei e cristiani, in fuga dalla guerra che da troppo tempo si quieta e riesplode sconvolgendo la regione”.


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