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In Val Susa arriva l’esproprio dei terreni

Domani i 67 proprietari dovranno firmare in presenza dell'autorità. E' il primo vero passo verso l'inizio dei lavori

di Daniele Biella

La mattina di mercoledì 11 aprile 2012 i valligiani interessati dovranno entrare tutti e 67. Ma uno alla volta: firmeranno l’esproprio della parte di terreno di loro proprietà da parte dello Stato, e usciranno dalla ‘zona rossa’ (ovvero il cantiere recintato dal filo spinato e sorvegliato 24 ore al giorno da carabinieri, poliziotti e militari) nei pressi di Giaglione, luogo di pochi metri quadrati immerso nei boschi della Val Susa ma oggi il posto più caldo d’Italia: da lìdovrebbero partire i lavori per la realizzazione del Tav, Treno ad alta velocità Torino-Lione.

E proprio lì verrà bucata la montagna, per 58 chilometri, e sarà scavato il tunnel (si prevede un inizio entro il 2013 e una durata dei lavori di almeno un decennio, compresa la seconda parte dell’opera, ovvero il tratto scoperto) del progetto internazionale che negli ultimi anni ha diviso in due la valle e l’Italia intera, fra i No Tav e i favorevoli all’opera.

In realtà, l’esproprio è già avvenuto prima della notifica, con la posa dei new jersey, le barriere di cemento, più l’inferriata e il filo spinato, a zig zag tra gli alberi e l’ormai famosa Clarea, la baita autocostruita simbolo del movimento No Tav oggi però requisita dalle forze dell’ordine e posta dentro le recinzioni (a Pasquetta, dall’altra parte della rete, si sono viste almeno un migliaio di persone alla camminata con pic nic indetta dal movimento).

Ma anche l’atto formale s’ha da fare. E così, con la firma dei 67 (così tanti perché il terreno boschivo in questione, pur non essendo enorme, è composti da piccoli lotti con diverse diversa proprietà), un primo punto fermo per la realizzazione dell’opera, i cui primi progetti datano 23 anni fa, sarà messo. Chissà, poi, quando e come verrà portata a termine.


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