Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

Il voto qualunque

La previsione di Vita, confermata dalle urne

di Maurizio Regosa

Ecco il servizio di apertura del numero 17 di Vita, del 27 aprile scorso, che titolava “Il voto qualunque” sovrastato da una foto del famoso Cetto, personaggio di Antonio Albanese (in alto a sinistra).

Più i candidati che i votanti. L’ultimo paradosso della politica
A Palermo, 15. A L’Aquila, 23. A La Spezia, 27. Ad Alessandra addirittura 34. Sono le liste civiche che, con l’occasione delle amministrative, stanno rianimando la vita politica degli oltre mille Comuni in cui si vota il 6 e 7 maggio. Ma cosa c’è dietro lo straordinario boom di queste liste che spesso offuscano o sostituiscono i partiti tradizionali? Da lontano (e con un certo ottimismo) verrebbe da dire che c’è tanta voglia di partecipazione. Grazie a queste liste, migliaia di persone si avvicinano talmente alla politica da decidere di presentarsi formando veri e propri plotoni di aspiranti. Nel capoluogo siciliano, ad esempio, i candidati consiglieri comunali sono 1.300, a La Spezia 800, a Isernia 600 (e tra loro anche l’ex parroco don Vincenzo Chiodi, indipendente del Movimento del Guerriero Sannita). A guardare più da vicino, si rafforza il dubbio che questi cittadini, in apparenza strappati all’antipolitica e chiamati ad aprire nuove strade, siano coinvolti piuttosto per fortificare, dissimulandoli, sentieri vecchi. Oppure per sollecitare velleità diversamente politiche. Così, rimanendo in Liguria, i ben 13 candidati sindaci di La Spezia sono accompagnati da una marea di liste, ciascuna delle quali vanta un nome che è un programma (ma quanto generico!): “Scienza e coscienza”, “La Spezia che vogliamo”, “Spezia torna a volare”, “Il mio cuore è Spezia”. Né manca una illuminante lista-augurio che è un evergreen: “Via la Casta”… Una situazione analoga la ritroviamo a Genova, dove colpiscono, fra le altre numerose, una lista dedicata alle seconde generazioni (“Fratelli e fratellastri”) e una che auspica una “Primavera politica”.

I non partiti
Da Nord a Sud, la ricetta è la medesima. Con varianti di furbizia locale. A Palermo, per dire, le liste richiamano tempi e proteste recenti. C’è il Movimento dei Forconi, c’è chi Ama Palermo, chi la vuole liberare, chi pensa al suo Avvenire e chi a quello del Grande Sud. Diversa polarizzazione a Lecce, con le sue 20 liste per 6 schieramenti. Le 11 civiche paiono abbarbicarsi a sostegno di non nuovi partiti che le “sfruttano” per veicolare messaggi per dir così collaterali. “Lecce città nel mondo”, “Grande Lecce”, “Io Sud”, “Regione Salento e Lecce città d’arte”, “Puglia prima di tutto” (presente anche a Brindisi): è quel che manda a dire, con parole nuove, il centrodestra. “Lecce bene comune”, “Valori e sviluppo per Lecce”, “Lecce democratica”: sono alcuni dei titoli-annunci delle liste vicine al centrosinistra.

Imprenditoria politica
«Se l’imprenditoria economica può dirsi in crisi, l’imprenditoria politica dimostra di essere in ottima salute». Una provocazione, questa del politologo Roberto D’Alimonte, che sintetizza la situazione paradossale in cui siamo immersi chissà quanto consapevolmente: da una parte l’antipolitica e il suo disprezzo; dall’altra l’inconfessato desiderio di molti di “investire” in una carriera che potrà essere travagliata ma offre, comunque, possibilità inedite. Di fronte a una proposta politica così frammentata, il cittadino cosa può fare? Anzitutto può informarsi, cercare di capire se una lista ha un radicamento territoriale, se ha un programma e delle proposte. Consultando la rete ciascuno può tentare di separare la finta lista civica dalla vera. Se cioè esprime il punto di vista di un consumato politico di lungo corso (magari “trombato” dai partiti  tradizionali) oppure riflette le esigenze della comunità.

Giacché molto spesso più che espressione della società civile, queste liste sono pensate nei palazzi. «A Como, dove ci sono 14 candidati sindaco, molte liste nascono da esperienze di amministrazione: persone che sono uscite dai partiti o che tentano di rifarsi una verginità politica», premette Francesco Angelini, giornalista de La Provincia di Como, «di fatto ci sono solo due liste veramente civiche: quella del notaio Francesco Peronesi e quella del calciatore Pietro Vierchowod». Insomma moltissime le operazioni di facciata, strumentali e originate dal desiderio di far dimenticare ad esempio un governo fallimentare. «Mi aspetto delle sorprese e un’astensione molto forte che potrebbe essere la somma di due fattori: la disaffezione nazionale e quella locale, visto che i delusi del centrodestra sono tanti».

Civili stratagemmi
D’altro canto però capita che le liste comunali siano una risposta politica a veti che non nascono nel territorio. Ne sanno qualcosa a Monza. Nel capoluogo brianzolo la Lega, dovendo correre da sola ma avendo poche chances, ha deciso di farsi sostenere da una lista civica di centrodestra, una delle tante, visto che in pratica in città ogni schieramento ha la sua lista cosiddetta “della società civile” (c’è anche un ex consigliere di Sel furbetto che si presenta con una lista civica e quindi senza simbolo). Diversamente astuta e motivata la strategia del leghista doc e maroniano di ferro, Flavio Tosi. Il primo cittadino veronese è alla ricerca della riconferma ed è appoggiato da ben sette liste civiche.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA