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Lo Stato finanzia le slot machine, Pavia scende in piazza

In arrivo un tesoretto da 285 milioni per i gestori

di Stefano Arduini

285 milioni. È questa l’assegno che lo Stato si appresta a staccare in favore…sapete di chi?

Politiche per la famiglia? Assolutamente no, Monti ha appena ribadito che per questo quattrini non ce sono?

Disabili e non autosufficienti? No, tanto che le associazioni il giorno 13 scenderanno in piazza a Milano per protestare contro i tagli.

 

5 per mille, magari per reintegrare l’edizione del 2010 da dove nottetempo qualche giorno fa sono clamorosamente spariti 80 milioni? Sbagliato anche questa volta.

Terremotati? Siete ancora fuori strada, tanto in questo caso basta il balzello dei 2 centesimi in più sulla benzina che peseranno sulle tasche di tutti i cittadini. 

 Niente di tutto questo. I 285 milioni in questione finiranno dritti dritti nei portafogli dei concessionari delle slot machine. Il perché lo spiega bene il Fatto quotidiano (qui la precisazione del sottosegretario Vieri Ceriani): « Il decreto anti-crisi del governo Berlusconi del novembre 2008 prevede un meccanismo diabolico che riduce l’aliquota delle tasse sugli introiti delle slot machine, quando la raccolta aumenta. Il tesoretto deriva quindi dalla riduzione dell’aliquota dal 12,6 per cento al 12,15 della raccolta grazie al boom del gettito del 2011, più 8,3 miliardi rispetto al dato di riferimento del 2008». A questo si aggiunge un’altra norma del 2008 in base alla quale se «le slot sono collegate correttamente alla rete dei concessionari e trasmettono i dati al cervellone della Sogei, cioè se fanno semplicemente il loro dovere rispettando gli obblighi della convenzione con i Monopoli, ai concessionari spetta un premio pari fino allo allo 0,5% della raccolta dell’anno». Insomma mentre lo Stato continua a lucrare sulla pelle dei giocatori (76,1 miliardi di euro di incassi, con un incremento del 13% nell’ultimo anno, mentre le comunità terapeutiche sono letteralmente inondate da richieste di aiuto per il gioco patologico, molte delle quali provenienti da minorenni, per i quali l’azzardo sarebbe vietato) il combinato disposto di queste due norme consegnerà nelle mani dei biscazzieri un tesoretto da 285 milioni di euro.

E lo farà nei giorni in cui, per la prima volta in Italia, una città intera scenderà in piazza per dire no al gioco d’azzardo. Pavia è la prima provincia in Italia per la spesa pro-capite nelle macchinette: 2.897 euro per abitante. Nel capoluogo lombardo funzionano pressoché a ciclo continuo ben 520 videopoker: a conti fatti una macchinetta mangiasoldi ogni 136 persone.

 Insomma una vera e propria piaga contro cui sabato 9 giugno manifesteranno in un corteo silenzioso che hanno voluto chiamare “Mettiamoci in gioco” i cittadini, le istituzioni, la chiesa, e le associazioni del network “No Slot” dal nome dell’adesivo (scaricabile in allegato) che applicheranno a tutti gli esercizi commerciali e i locali delle città che rifiuteranno di ospitare le macchinette.

 «Quei dati fanno riflettere e ci hanno portato a ideare adesivo. Vuole essere un segno per valorizzare quegli spazi d’aggregazione in cui non esistono slot-machine e si rinuncia a un guadagno facile in cambio di un’idea sana di gioco e di socializzazione», spiega a Vita.it uno degli ideatori della campagna Simone Feder della Casa del giovane di Pavia.

«Il gioco d’azzardo», continua, «infatti non è un gioco. Nel gioco d’azzardo alla ricreazione e allo svago, allo stare assieme, viene sostituita la voglia di arricchirsi facilmente, la dipendenza, l’isolamento. Sempre più famiglie ne sono colpite e messe sul lastrico, mentre le mafie già da tempo hanno intravisto la possibilità di facili guadagni».


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