Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

Rossi Doria: «L’autonomia entra a scuola»

Il bilancio di fine anno: «presto avremo strumenti per una nuova governance»

di Sara De Carli

Primo giorno di vacanza per gli studenti italiani. Ma non per il sottosegretario Marco Rossi Doria. Che proprio all’indomani della chiusura dell’anno scolastico, con Vita.it fa il suo personale bilancio. Al di là delle cifre più importanti messe a disposizione per la scuola, di cui tanto si è già parlato, ma che lui ci tiene comunque a ricordare: i 600 milioni di euro per l’edilizia scolastica, «destinati per quattro quinti alla sicurezza e per un quinto a scuole di nuova concezione, integrate con l’ambiente, con attenzione al risparmio energetico», e i 300 milioni sull’agenda digitale.

Sottosegretario, cosa ha funzionato e cosa no in questo anno scolastico?

Comincerei guardando a settembre: per la prima volta in sette anni non ci saranno tagli sulla scuola. L’organico dell’anno scolastico 2012/13 sarà identico a quello dell’anno appena concluso. Si sente il peso dei tagli fatti negli anni e il gettito ordinario alle scuole è un aspetto negativo, però abbiamo fatto un giro di boa, quello dei tagli è un trend che si è interrotto. E poi vorrei sottolineare il fatto che la Commissione Cultura della Camera ha approvato un testo che dà alla scuola strumenti per una governance  più autonoma, semplificando le funzioni e dando alla scuola più libertà e responsabilità.

I bocciati invece?

Abbiamo lavorato per rafforzare l’autonomia delle scuole e nel decreto semplificazione, che esiste, c’è un articolo che dà alle scuole una autonomia funzionale meglio indicata. In sé questo è un risultato positivo, il fatto però è che al momento non ha i soldi. Noi avevamo previsto che almeno un docente in organico fosse dedicato a rafforzare le funzioni educative della scuola (il “prof. Antibullismo”, ndr) e proposto che più soldi in bilancio fossero impiegati in piena libertà dalla scuola: né l’una né l’altra cosa è stata possibile e la ragioneria generale ha reso per ora ineffettivo questo aumento di autonomia de iure. Diciamo che la macchina è pronta, il motore è funzionante, appena sarà possibile fare benzina si parte. Ovviamente questa pausa è frustrante per chi lavora nella scuola, ma è un dato di realtà con cui siamo obbligati a fare i conti.

Il ministro Profumo, con il merito, ha rimesso la scuola al centro del dibattito. Lei che ne pensa?

Innanzitutto sono grato al ministro Profumo proprio per questo, perché ha portato la scuola sulle prime pagine dei giornali. Non è questione di essere favorevoli o contrari, non è che il merito non ci debba essere, il mio slogan però è che non sia un merito per destino ma per conquista. Per ora stiamo registrando il dibattito, poi si vedrà: di certo è improprio, come hanno fatto tanti giornali, chiamare “riforma” quella che è una riflessione. La scuola non ha bisogno di altre riforme.

Lei ha detto anche, in tv, che «se si vuole parare di merito bisogna estenderlo a tutti, a dirigenti, insegnanti, alunni»…

E pure al sottosegretario! È il sistema-scuola che deve fondarsi sulla valutazione, che non deve essere una mannaia per punire ma uno strumento partecipativo per capire dove si è forti e dove migliorare.

La lotta alla dispersione è da sempre un tema che le sta da sempre molto a cuore. Solo pochi giorni fa Save the children ha presentato nuovi preoccupanti dati sulla Campania. Che cosa siete riusciti a fare su questo?

Per la prima volta c’è un piano che lavora su un doppio fronte, la prevenzione e il recupero, dalle scuole dell’infanzia alle superiori. Ci sono innanzitutto 26 milioni di euro rigenerati dai fondi europei per 100 prototipi da avviare in Puglia, Calabria, Sicilia e Campania, nelle zone dove si concentrano massima povertà e massimo grado di dispersione scolastica. Probabilmente ci sarà la medesima riprogrammazione sui fondi 2015-2020, quindi per la prima volta c’è una prospettiva di intervento costante, di sette o otto anni.

Come funzioneranno?

Si lavorerà su reti corte, tre o quattro scuole in micro territori – non Palermo ma lo Zen, per esempio, d’accordo con i servizi sociali e con la partecipazione del privato sociale che già ha expertise sul territorio e sul tema. Accanto a questo, ci sono i 77 milioni di euro del Pon scurezza, quindi disponibili in base a un accordo tra i ministri Profumo, Barca e Cancellieri (e anche questa è una novità), concentrati sulle stesse aree, per riqualificare strutture aggregative e centri sportivi la cui gestione sarà concertata con e reti corte di cui sopra. Vuol dire che contro la dispersione scolastica ci sono fondi, disponibili subito e che si lavorerà col privato sociale, con accanto un campetto o una sala bella, aperta. Sarà difficile fare bene tutte queste cose, ma è una novità assoluta. In più ci sono i progetti per l’elevamento delle competenze di base.

Di cosa si tratta?

È un tema su cui l’Europa ci ha più volte sollecitato, partire dalle prove Invalsi che diventano uno strumento per dare di più a chi ha meno. Sono prototipi per innalzare le competenze di base e di cittadinanza del 30-40% dei ragazzi con risultati peggiori, a partire da italiano e matematica, sempre in Puglia, Calabria, Sicilia e Campania. Sono già partiti i bandi, i progetti saranno operativi fino al 2014.

Leggi anche Rossi Doria, 71mila studenti terremotati


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA