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Economia & Impresa sociale 

Ora basta! Moody’s dà giudizi irresponsabili

Dopo l'ultimo declassamento, le associazioni imprenditoriali, dall'Abi a Confindustria all'Allenaza delle Cooperative definiscono i giudizi non equi e simili a profezie autoavveranti

di Redazione

Questa volta non ci stanno. All’ennesimo giudizio di Moody’s le Associazioni imprenditoriali – Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative Italiane, Confindustria e Rete Imprese Italia – hanno deciso di replicano all'ennesima valutazione destabilizzante dell'agenzia Moody's.

«Il nostro Paese è solido, l’Italia è la sesta economia ad alto reddito del mondo. La sua capacità di generare prodotto è basata sul robusto contributo del secondo settore manifatturiero d’Europa, che ha subito forti contraccolpi dalla recessione ma che rimane vitale e in profonda trasformazione» replicano.

E proseguono ricordando: «Lo sforzo che gli italiani stanno compiendo nel risanamento dei conti pubblici ha pochi eguali tra i paesi avanzati. In Italia non si sono registrate bolle speculative, pure nella modesta crescita che abbiamo realizzato. Il debito aggregato è basso. Il deficit pubblico sotto controllo, con un saldo primario positivo e crescente nel tempo. Le famiglie italiane sono poco indebitate e detengono uno stock di ricchezza finanziaria tra i più elevati rispetto al Pil. Possiamo contare su di una riforma delle pensioni che non ha uguali in Europa».

Elementi questi richiamati che però passano in secondo piano nelle valutazioni di Moody’s a fronte di un ipotetico incremento del rischio di contagio.
È oramai evidente – continua una nota diffusa dalle associazioni imprenditoriali – che i giudizi espressi non appaiono equi e assomigliano a mere profezie la cui capacità di avverarsi dipende però dalla profezia stessa.

Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative Italiane, Confindustria e Rete Imprese Italia  non dimenticano neppure la natura commerciale delle società di rating, la composizione della loro governance, le indagini in cui sono coinvolti ossia: «tutti elementi che suscitano forti perplessità circa la loro reale indipendenza e l’appropriatezza dell’uso del termine “Agenzie” nei loro confronti.
Insomma, per le associazioni imprenditoriali si tratta di elementi che sommati ai tempi e ai modi del loro operare e al fatto di non essere chiamati mai a rispondere delle loro valutazioni confermano quanto da tempo sostengono e cioè che occorre sottrarre il giudizio sulla qualità dei debiti statali a soggetti che perseguono fini di lucro.
 
Per questo conclude la nota «sollecitiamo le Autorità europee ad agire con urgenza per annullare gli effetti dei rating previsti dalle norme oggi in vigore. Analogamente anche il settore privato deve procedere a eliminare i riferimenti ai rating nella contrattualista standard, come chiesto dall’Abi in sede di Federazione Bancaria Europea. È indispensabile un’immediata ed efficace reazione per annullare gli effetti pro-ciclici e destabilizzanti dei rating. In assenza si continuerebbe colpevolmente a provocare danni agli Stati, ai loro cittadini, alle imprese».
 


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