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Economia & Impresa sociale 

Le associazioni familiari: «Una svolta l’accordo fra Confcoop e Banca Etica»

L'intervento di Francesco Belletti: «L'accordo fra questi due soggetti per garantire credito agevolato a breve termine è un segnale importante della rinascita di un'economia sociale»

di Francesco Belletti

Forse pochi oggi riprenderanno la notizia dell’accordo tra Banca Etica e Confcooperative, in cui una Banca “speciale” garantisce ad un attore economico “speciale” (il sistema cooperativo) credito agevolato a breve termine. In tal modo una Banca diventa “etica” di nome e di fatto, perché si mette in gioco sostenendo il rischio d’impresa, in un momento storico in cui le banche “normali” razionano il credito, soprattutto a chi è piccolo e non profit (per non parlare poi del credito alle famiglie).
 
Così il sistemabancario torna a fare quello per cui è nato, essere cioè non un generatore di “profitto facile”, ma uno strumento di sostegno per l’economia reale. Quando poi anche gli attori economici si qualificano come “sociali”, si genera una moltiplicazione di capitale sociale (e di valore economico, ovviamente) impensabile. Perché si sostiene un impresa socialmente responsabile, che investe nel benessere dei propri soci e lavoratori, che non vuole massimizzare gli utili (perché non può proprio averli), che rimane radicata sul territorio, che investe sul bene lavoro. In effetti è impressionante il dato sull’occupazione nel sistema copperativo, che è cresciuta in questi 4 anni dell’8%; quali altri settori profit possono vantare un analogo effetto benefico sull’occupazione?
 
Insomma, già oggi è possibile investire valori economici in un circuito economico che rigenera il Paese, anziché riprodurre sistemi parassitari finanziari, o imprese che ricevono benefici dal sistema pubblico italiano (dalle nostre tasse) e subito dopo delocalizzano (anche per l’assenza di regole appropriate). Forse il sistema cooperativo non può confrontarsi con i grandi gruppi industriali del Paese quanto a fatturato; però fa crescere l’occupazione, oggi, nella crisi, e non le ore di cassa integrazione o gli investimenti all’estero (vero,Marchionne?). Forse Banca Etica ha meno capitale e meno correntisti delle grandi banche italiane, che hanno ricevuto – giustamente, per molti versi – così tanti sostegni e ricapitalizzazioni. Però Banca Etica restituisce al sistema produttivo l’indispensabile ossigeno del credito a basso costo, quell’ossigeno che troppe famiglie e troppi imprenditori non ricevono da altri attori del credito.
 
La sfida è grande, ma possibile: già oggi è possibile costruire una nuova economia, in cui la responsabilità sociale d’impresa si accoppia al giusto profitto e all’efficienza economica, affrontando la crisi non solo con tagli e recuperi di efficienza, ma soprattutto investendo sul lavoro, sullo sviluppo territoriale equilibrato,sulla coesione sociale, sulla creatività imprenditoriale, sulla generatività di futuro: solo così si uscirà dalla crisi.

*presidente Forum associazioni familiari (in foto)


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