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I banchieri iniziano a pagare di tasca loro

Le cinque più alte cariche della Caja Mediterráneo (CAM) - fallita dopo 137 anni di storia - dovranno pagare un totale di 25,8 milioni di euro per la responsabilità civile.

di Emanuela Borzacchiello

Qual è uno dei luoghi comuni più ripetuto in un paese in crisi?
“I veri responsabili non pagheranno mai”. Declinato più o meno in forme diverse, ma uguale nel contenuto. Dopo questo fine settimana in Spagna si potrà far riferimento ad una sentenza de la Audiencia Nacional spagnola per aggiungere a quel luogo comune un’importante eccezione.

Le cinque più alte cariche della Caja Mediterráneo (CAM) dovranno pagare un totale di 25,8 milioni di euro per la responsabilità civile in danno patrimoniale diretto nella gestione finanziaria. Oggi tutti ex: l’expresidente de la CAM, Modesto Crespo, gli exdirettori generali, Roberto López e Maria Dolores Amorós, e gli ex direttori di pianificazione e risorse, Teófilo Sogorb e Vicente Soriano. Una sentenza che spiazza tutti, in primo luogo gli stessi dirigenti, convinti fino all’ultimo che un intervento della FROB (Fondo de Reestructuración Ordenada Bancaria dello Stato spagnolo) avrebbe salvato tutto con un’iniezione di liquidità. Le casse invece sono rimaste chiuse e non c’erano scialuppe di salvataggio: Caja Mediterráneo (CAM) è naufragata dopo 137 anni di storia.

Le accuse sono di quelle durissime e prima di passare nei tribunali, sono state mosse e portate avanti dal Banco di Spagna: falsificazione nei bilanci e gestione perennemente in deficit.
Il reato è punito, ma il danno resta. Nel giro di pochi anni la Caja è passata ad essere da quarta cassa di risparmio dello Stato ad esempio di frode e fallimento.

Pochi mesi prima dell’intervento della Banca di Spagna, i dirigenti CAM decidono di alzarsi, in maniera del tutto arbitraria, i propri prepensionamenti. In cinque arrivano a sommare un aumento di 15,5 milioni. Un anno prima riuscì a fare di meglio solo María Dolores Amorós, che si auto attribuisce un salario annuale di 600.000 euro e una pensione vitalizia di 369.497 euro, per anno naturalmente. Amorós fu la prima ad essere licenziata nel settembre 2011 per aver falsificato la contabilità. Ma visto che la miglior difesa è l’attacco, Amorós organizza una truppa di agguerriti avvocati e decide di appellarsi ai tribunali denunciando la CAM per licenziamento senza giusta causa. Ma la giudice oggi riconosce il misfatto e la lascia non solo senza indennizzazione ma anche senza l’esorbitante pensione vitalizia.

Nel 2011 si apre per la prima volta il vaso di Pandora su una perdida, mai dichiarata, di ben 2.713 milioni di euro. Caduta giù nel baratro delle più repentine, se si pensa che solo nel 2010 CAM chiude l’anno con un attivo di 244 milioni di benefici. Il primo campanello di allarme suona dopo un maldestro tentativo di fusione da cui emerge un disastroso buco di bilancio. La longa manus che apre finalmente quel vaso è il Banco di Spagna che denuncia le perdite, individua i responsabili e analizza le cause: mancanza di controlli interni, una politica di rifinanziazione dei crediti senza un’adeguata valutazione dei rischi, una crescita del credito fuori controllo, che raggiunge la percentuale record del 300% nei primi 8 anni del 2000.

La CAM è la banca che ha accompagnato la Comunità autonoma di Valencia in spericolate avventure, che hanno il nome delle seguenti “grandi” opere: la Ciudad de las Artes y las Ciencias, Terra Mítica o la Ciudad de la Luz. Legame con una classe politica non tradito fino all’ultimo, se si pensa che solo tre giorni prima dell’intervento del Banco di Spagna, CAM presta all’esecutivo valenziano 200 milioni di euro. E prima ancora, tra il 2004 e il 2010, concede ai consiglieri della Comunità 161 milioni di euro con tassi così agevolati che in alcuni casi sfiorano lo 0%.
La Comunità valenziana è governata da decenni dal Partido Popular, la prima ad iniziare la privatizzazione di molti settori pubblici, primo fra tutti quello sanitario.

Gli anni tra il 2002 e 2008 sono segnati dagli investimenti nel settore immobiliare. La bolla immobiliare li colpisce in pieno. A questo bisogna aggiungere una serie di investimenti, tutti di natura fallimentare. Tra vecchio e nuovo continente, in molti ricordano quando nell’aprile del 2009 CAM assorbe la messicana Crédito Inmobiliario per 300 milioni di euro e la liquida nel giugno dello stesso anno.

La CAM però testardamente và avanti e nel 2010 si allea con Cajastur, Caja Cantabria e Caja Extremadura. Alleanza che termina con un espulsione fuori campo da parte dei suoi stessi soci, che gli sventolano sotto il naso il cartellino rosso per la manzanza della garanzia di solvenza.

Per nascondere scandali e presunti misfatti CAM ha già operato un cambio di trucco e parrucco. Ha cambiato nome in Banco CAM, e dopo un’iniezione di denaro derivante dal Fondo de Garantía de Depósitos di ben 5.249, è stato acquisito in una subasta dal Banco Sabadell per la cifra, surreale e simbolica,  di ben 1 EURO.


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