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Economia & Impresa sociale 

Una soluzione c’è: un nuovo giubileo sui debiti

L'uomo di Vita dalle stanze dei bottoni finanziari spiega la taciuta corsa all'oro delle Banche centrali di tutto il mondo

di di Inside man

L'orologio della crisi segna solo le cinque. I dossier riservati custoditi ed aggiornati dagli strategist dell’ordine planetario prevedono che ne avremo ancora per 3-5 anni. Nonostante una lunga serie di Summit e G20 nessun problema è stato risolto e tutto continua semplicemente a essere rimandato. Ciò significa che il vento deve ancora fare il suo giro continuando a impoverire la gente con l’aumento delle tasse, la diminuzione del valore delle case, delle pensioni e dei servizi. Le uniche risorse disponibili rimaste sono quelle delle Banche Centrali che intervengono solo per salvare le loro banche senza minimamente sapere quanti aiuti saranno ancora necessari.


Come dice però la Banca dei Regolamenti Internazionali, la banca delle banche, le misure monetarie hanno raggiunto un circolo vizioso i cui benefici sono sempre più incerti e a crescere sono solo i rischi. Non si può stampare moneta ogni volta che si presenta una crisi, anche perché con i 6mila miliardi di dollari della Federal Reserve, i 4.700 miliardi di euro della Bce e gli oltre 1.000 miliardi della Banca d’Inghilterra e del Giappone cosa si è risolto? Poco rispetto alle cifre immesse e pochissimo di quelle risorse è arrivato all’economia reale, alle industrie o alle famiglie. Una situazione sempre più insostenibile e assurda dove ad esempio non si capisce perché il 22% dei 100 miliardi necessari per salvare le banche spagnole lo debba prestare l’Italia che incassa un interesse del 3% ma che, non avendoli, a sua volta deve farseli prestare pagando il 6% sul mercato. Ma come si possono difendere gli investitori? Bella domanda. Secondo il rapporto della Federal Reserve il patrimonio netto medio delle famiglie americane tra il 2007 e il 2010 è sceso del 40%, da 126.400 a 77.300 dollari, a causa della crisi immobiliare e della cattiva allocazione dei risparmi in un periodo di bassi tassi di interesse. Ma è anche la dimostrazione che il potere di acquisto del dollaro è diminuito in seguito all’aumento delle manovre monetarie rese di sponibili da un sistema non sostenuto da risparmi reali o, come era stato fino al 1971, dalla convertibilità in oro. È interessante notare che l’oro nello stesso triennio è salito esattamente del 40% e le poche famiglie che l’hanno comprato hanno conservato immutata la loro ricchezza.

Dice il saggio: guarda quello che fanno e non quello che dicono. Così mentre i giornali e gli scettici parlano di una bolla dei prezzi sull’oro, una serie di recenti avvenimenti dimostra che la reli quia barbara ha suscitato un crescente interesse da parte delle banche centrali di tutto il mondo. All’aggressiva Banca Centrale Cinese, che nel mese di aprile ne ha acquistate altre 100 tonnellate, si è aggiunta alla lista dei compratori che include Russia, Messico, Colombia, Turchia e Corea del Sud anche la banca del Kazakistan che vuole arrivare a investire il 20% delle sue risorse nel metallo giallo. Inoltre la Germania sta valutando di rimpatriare il suo oro depositato a New York e gli svizzeri preoccupati si chiedono dove si trovi la loro riserva visto il pericolo di esproprio o confisca.

È sempre più chiaro che il livello della crisi è talmente alto che non può più essere controllato con i sistemi sinora adottati e il salvataggio degli Stati non potrà più essere effettuato innalzando il debito. Si riuscirà a evitare il collasso solo rompendo gli schemi e con soluzioni a oggi inimmaginabili quali massicce svalutazioni o una sorta di giubileo sui debiti. Credo che solo uomini nuovi, coraggiosi ed indipendenti potranno riscrivere le regole per ritrovare l’equilibrio perduto con un nuovo modo di lavorare, di concepire la ricchezza e il benessere.
 


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