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Alzheimer, allarme discriminazione per i malati

Il Rapporto mondiale 2012, presentato oggi, svela che la maggior parte dei pazienti si sente evitato da amici e famliari, e uno su quattro arriva a nascondere la diagnosi per paura dell'isolamento sociale

di Gabriella Meroni

Esclusi, ermarginati, segnati a dito: così si sentono i malati i Alzheimer, tanto che molti arrivano a nascondere la malattia per paura di essere "marchiati" con uno stigma sociale indelebile. E' questa la denuncia che emerge dal Rapporto Mondiale Alzheimer 2012 “Superare lo stigma della demenza”, diffuso oggi da Alzheimer’s Disease International (Adi) e in Italia da Federazione Alzheimer Italia in occasione della Giornata Mondiale Alzheimer.

Secondo il rapporto (la versione integrale in inglese in allegato) sono proprio lo stigma e l'esclusione sociale i principali ostacoli per le persone con demenza e coloro che le assistono: è così per tre malati su quattro e per due familiari su tre. Il 40% dei malati riferisce di essere evitato o trattato in modo diverso. Il Rapporto si basa su un sondaggio realizzato su  2.500 persone (malati e familiari) in oltre 50 Paesi. Poco più del 50% degli intervistati con demenza aveva la malattia di Alzheimer e poco meno della metà aveva meno di 65 anni.

Ma ecco in sintesi le principali conclusioni dello studio:
– quasi una persona con demenza su quattro (24%) nasconde la propria diagnosi;

– il 40% dei malati riferisce di non sentirsi accettato nella vita di tutti i giorni

– quasi il 60% di loro dice di essere evitato dagli amici e dagli stessi familiari

– quasi due persone su tre con demenza e i loro familiari ritengono che ci sia una fondamentale incomprensione della demenza nei loro paesi, e la metà di loro indica l'educazione e la consapevolezza come una priorità importantissima.

“La persona con demenza  porta addosso un'etichetta’, un foglietto illustrativo bianco, senza parole: lo stigma", sottolinea Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia. "L’uomo con la sua individualità, la sua storia e i suoi sentimenti non esiste più. Lo stigma non solo isola il malato e i suoi familiari lasciandoli soli, ma non permette loro di usufruire dei mezzi a disposizione per migliorarne la qualità di vita. Dobbiamo combattere la disinformazione e far comprendere che il malato è una persona come noi, con la sua dignità da rispettare e tutelare”.
 


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