Famiglia & Minori

«Un figlio a Vendola? Sì, ma non ora»

Paola Crestani, presidente del Ciai, risponde al governatore della Puglia dopo il suo intervento sul quotidiano Pubblico di mercoledì 19

di Redazione

 

 
Gentile dott. Vendola,
 
io a lei un figlio lo darei. Ma non ora. Un bambino glielo darei perché immagino possa crescerlo con amore e cura; perché molte ricerche straniere, fatte in Paesi in cui le coppie omosessuali sono più diffuse ed accettate che da noi in Italia, non evidenziano nei figli di queste coppie  maggiori problemi di quelle riscontrate nei figli di  coppie eterosessuali.
 
Magari le darei un bambino molto piccolo  – ma nell’adozione internazionale oggi sono  rari -, che non abbia già avuto tempo di assorbire quei pregiudizi nei confronti dei gay che caratterizzano, oltre al nostro, anche tanti Paesi di provenienza dei nostri bambini.
 
Magari sarebbe necessario che lei riducesse,  per un periodo di tempo abbastanza lungo, i suoi impegni perché i nostri bambini, quelli che arrivano tramite l’adozione internazionale, sono spesso bambini che hanno alle spalle delle storie molto pesanti, sempre più frequentemente con problemi di salute e necessitano di cure e attenzioni particolari. 
 
Avrei paura però di non agire nel migliore interesse di quel bambino che diventerebbe suo figlio. Perché, a differenza di quello che sostiene lei, non sono convinta che la società italiana sia ancora pronta a considerare una coppia gay come una coppia qualunque. E aggiungerei a quel bambino, che già ha sulle spalle tante diversità che causano molta sofferenza – quella di non essere stato generato dai suoi genitori, quella spesso di essere di un’altra etnia, quella di avere una storia pesante alle spalle, quella di avere probabilmente  dei problemi di salute – anche quella di essere inserito in una famiglia cosiddetta “diversa”. 
 
CIAI, l’associazione che rappresento, si occupa di adozione da più di 40 anni sempre con l’obiettivo di fare il migliore interesse dei bambini, di trovare per loro la soluzione più adatta perché possano crescere per quanto possibile sereni. Per questo motivo, perché voglio essere sicura di  fare certamente il migliore interesse di quel bambino le dico: un figlio glielo darei, ma non ora! Abbiamo bisogno di fare ancora un po’ di strada, se ne sarà accorto dagli odiosi commenti che sono comparsi in seguito ad uno stupido sondaggio.
 
Sono sicura che sia io che lei vogliamo per questi bambini il migliore futuro possibile. Per questo mi permetto di dirle: continui nella sua battaglia di civiltà per il riconoscimento delle coppie gay, sia a livello legislativo che culturale, ma non abbia fretta per l’adozione, non mettiamo in ulteriori difficoltà bambini che sono già stati tanto provati dalla vita. Perché, come dice un famoso proverbio africano, per crescere un bambino serve un villaggio, non basta una famiglia. Costruiamo un villaggio civile e solidale e poi cresceremo tanti bambini.
 
Cordialmente,
 
Paola Crestani (Presidente CIAI)
 

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