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Sanità & Ricerca

Arriva il core curriculum dei volontari

Domenica è la Giornata di San Martino. 5mila volontari prestano assistenza ai malati incurabili. Da oggi avranno un percorso formativo e competenze omogenee in tutta Italia

di Sara De Carli

Sono 5mila i volontari in Italia che si occupano di cure palliative. Solo le onlus associate alla Federazione Cure Palliative ne contano 3.500. Di certo si tratta di un volontariato impegnativo e delicato, tanto che – per la prima volta in Italia – per questi volontari arrivano delle linee guida che danno indicazioni per creare una figura uniforme su tutto il territorio nazionale. Si chiama “Core curriculum del volontario” e lo ha appena ultimato la Federazione Cure Palliative.

La legge
È la legge 38/2010 che all’articolo 8 prevede la definizione di percorsi formativi omogenei su tutto il territorio nazionale per tutte le figure attive sulle cure palliative, inclusi i volontari. «Una cosa eccezionale», spiega Luca Moroni, presidente FCP «che da un lato riconosce la fondamentale importanza dei volontari in questa attività e dall’altro mette nero su bianco il bisogno di una formazione specifica. Da qui l’attivazione della Federazione, con le nostre 70 associazioni e tutta la loro esperienza».

Una formazione uniforme
A coordinare i lavori è stata Tania Piccione, responsabile della centrale operativa di Samot onlus. «L’obiettivo del core curriculum è quello di individuare un percorso formativo uniforme per tutti i volontari, che oggi invece è lasciata alle singole organizzazioni, e una precisa mappa delle competenze», spiega. «Naturalmente abbiamo distinto due profili, i volontari del fare, cioè quelli che si dedicano ad attività amministrative, di informazione o di raccolta fondi, e i volontari dello stare, cioè quelli che stanno accanto ai malati e alle loro famiglie». Le competenze poi si posizionano su due livelli: quelle di base e quelle avanzate, per i volontari che hanno anche ruoli di coordinamento.
Il nuovo percorso prevede una formazione di base teorica, un tirocinio di almeno 20 ore, una formazione permanente e una supervisione da parte di uno psicoterapeuta «per evitare il rischio di burn out: le difficoltà in questo volontariato non sono operative ma emotive, per cui è importantissimo rielaborare le emozioni».

Le caratterstiche fondamentali
Ci sono anche indicazioni per il reclutamento: «ad esempio non ammettiamo volontari che per mestiere lavorino in un ambito analogo, ad esempio psicologi, per evitare che si creino conflitti con l’equipe curante», spiega Tania. «Oppure è una controindicazione il fatto che l’aspirante volontario abbia vissuto un lutto recente».   Le caratteristiche del volontario? «Che sia capace della massima attenzione al sistema paziente-famiglia, deve sapere rispettare tutte le situazioni. Capace di stabilire una relazione empatica, efficace nella comunicazione verbale e non verbale, estremamente flessibile per lavorare in setting molto diversi, dalla casa all’ospedale».
 


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