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Olivero (Acli): Sto con Monti. Per cambiarlo

Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce del Forum del terzo settore, spiega la scelta di impegnarsi con Italia Civica, che chiede un secondo mandato per il Professore. "Ha fatto cose buone e altre meno buone, ma dice la verità. Gli serve un'agenda sociale"

di Gabriella Meroni

"Una sola cosa le chiedo: non scriva che sono sceso in campo. Sa, porta male…". Non sarà sceso in campo, ma sicuramente l'agone politico italiano da qualche giorno conta un nuovo attore: Andrea Olivero, 42 anni, presidente delle Acli nonché portavoce del Forum del terzo settore e da poco sostenitore di primo piano del progetto politico di Luca di Montezemolo, Italia Civica per Monti. Il 17 novembre era in prima fila alla convention inaugurale, a Roma, e ha tenuto un applaudito intervento (in allegato, a destra, il testo) sui temi sociali. Anche se – è inutile negarlo, e non lo nega neppure lui – a tanti militanti Acli questo endorsement al movimento del presidente Ferrari è sembrata una mossa azzardata, soprattutto perché al cuore della proposta (e anche del nome) della forza c'è la richiesta a Monti di restare a Palazzo Chigi per un secondo mandato. Sì, proprio al Monti-Vampiro del non profit, al Professore che ha mazzolato come nessun altro mai il terzo settore a colpi di Imu, Iva, fondi sociali cancellati, disabili abbandonati, invalidi criminalizzati.

Allora, Olivero, perché è andato da Montezemolo?
Sono andato a parlare di politiche sociali. Ho chiesto misure decise contro la povertà assoluta e la cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia, ma ho citato anche la sussidiarietà e il 5 per mille, trovando molta attenzione e anche consonanza di vedute.

Sì, va bene, ma sta di fatto che ha accostato le Acli a una nuova forza politica…
E' un'operazione ad alto rischio, me ne rendo conto, ma a questo punto è necessario smettere di stare alla finestra e lamentarci della situazione e provare a fare qualcosa in prima persona. I partiti ormai hanno fallito nell'opera di rinnovamento interno, da soli non ce la fanno a cambiare, quindi servono forze esterne che li stimolino al rinnovamento. Italia Civica vuole essere questo.

Non è un altro partito?
Per ora no, anche se potrebbe diventarlo, ma è ancora presto per dirlo. Di sicuro non è una forza movimentista alla Grillo né ha come scopo rottamare nessuno. Vuole semplicemente offrire un contributo al dibattito in un periodo drammatico, in cui troppi italiani sono tentati dal disimpegno, e farlo puntando su chi finora ha saputo ridare credibilità all'Italia.

Certo, Mario Monti. Ma non è singolare che uno come lei, che un giorno sì e l'altro pure dice che la politica di questo governo ha massacrato il terzo settore, ora sostenga il macellaio?
Io sostengo Monti per due motivi: fa una politica ancorata all'Europa, e da qui io non mi sposto, e una politica di verità, cioè non racconta frottole per strappare facili consensi. Detto questo, è chiaro che l'agenda Monti è da integrare con i provvedimenti sociali che finora sono mancati. Lo ripeto, non sono un rottamatore. Quindi dico: prendiamo da Monti il buono che ha fatto, e aggiungiamoci il buono che resta da fare. Forze come le Acli, la Cisl o Sant'Egidio possono dare un contributo a questo livello.

Le Acli, appunto. In molti si sono sentiti tirati per la giacchetta perché lei è andato alla convention di Italia Civica non da privato cittadino…
Certo, ma è evidente che se un domani decidessi di candidarmi, in qualunque forza politica, anche civica, abbandonerei la presidenza delle Acli. E' scritto nello statuto, ma anche se non fosse previsto lo farei io spontaneamente.

Insomma, Olivero, lei si candida?
Potrei farlo. Non dico di no. Ma i tempi non sono maturi, rimangono troppe incognite. Italia Civica non è ancora un partito, poi non conosciamo ancora con quale legge elettorale si voterà, non c'è una data sicura per le elezioni e non ci sono nemmeno state le primarie del centrosinistra…

A proposito di Pd: forse il maldipancia di tanti aclisti deriva proprio da questo repentino cambio di interlocutore. Che fine ha fatto il vostro tradizionale punto di riferimento, l'area cattolica del Pd?
Rimane un interlocutore. Il dialogo rimane a tutto campo, anche perché nessuno vuole la morte dei partiti, ma il loro rinnovamento. Allora la domanda è: con quali mezzi potremo ottenerlo? Non dal di dentro, perché i migliori tra noi ci hanno provato e hanno fallito. Bisogna prenderne atto.

Parla proprio come un politico.
Guardi, se avessi puntato a una poltrona, credo che in qualche modo l'avrei ottenuta. Non avrei avuto grosse difficoltà ad accasarmi. Ma a me questo non interessa: voglio provare a cambiare davvero le cose, e anche se so di rischiare tanto, perché l'approdo non è sicuro, voglio intraprendere questo viaggio. Spero di riuscire a fare qualcosa di utile.


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