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Il viaggio di Vittore tra avventura e azzardo

Vita.it intervista Caterina Emili, autrice di L’Autista delle slot, libro appena uscito per Besa edizioni

di Marco Dotti

Vittore fa l'autista, abita a Milano. Di giorno, si specchia nel vetro della sua auto o in quello di una slot machine. La morte di una prostituta lo scaraventa nella spirale di un inferno al tempo stesso pubblico e privato. Inizia da qui il doppio viaggio di Vittore in un'Italia avvinta e persa tra paura e desiderio, tra avventura e gioco d'azzardo. Un'Italia che è al centro dell'ultimo romanzo di Caterina Emili, autrice radiofonica e giornalista edito da Besa con il titolo L'autista delle slot (pp. 104, euro 14).

 

La copertina del libro

Il suo romanzo denota una conoscenza approfondita del mondo dell'azzardo di massa. Noi diamo per scontato che una slot machine sia solo e semplicemente un pezzo di ferro con qualche filo elettrico. Ma sappiamo davvero cos'è, cosa nasconde, una slotmachine? Molti giocatori ci dicono di essere attratti proprio da ciò che, da un punto di vista estetico, sembrerebbe l'elemento più ingenuo: suoni, colori…
E hanno ragione. La slot è concepita in una maniera precisa: stai seduto e davanti hai uno schermo verticale,ovvero lei ti guarda negli occhi. Lo spazio tra te e lo schermo è pochissimo, praticamente è un corpo a corpo, quasi ci si fiora. La musica è un refrain ossessivo e ripetitivo, i colori sono vivacissimi, direi volgari, si potrebbe dire che è vestita “come una puttana”. Quando sullo schermo compare un buon punteggio quasi sempre c’è un tripudio di luci, di marcette con un sonoro più alto, stelle che brillano, trombe che suonano, praticamente la colonna sonora di un orgasmo.


Come le è nata l'idea di scrivere un romanzo incentrato sulle slot machine? Perché proprio un romanzo e non altro (inchiesta, reportage, etc.)?
Se ti soffermi a osservare i giocatori di slot ne vieni attratto come  da una corte dei miracoli. I motivi per cui  si attaccano a una slot sono così profondi, così  maledettamente legati alla loro vita e ai loro problemi che non puoi non restarne affascinato. Inchieste ne sono state fatte, e anche reportages, ma credo che solo l’empatia tra il narratore e il suo protagonista  possa far emergere quell’aspetto, a volte non del tutto decifrabile, catalogabile, che è il rapporto tra l’uomo e il rischio, tra la paura e l’eccitazione, quel confortante bisogno di essere plagiati, circuiti, ingannati.

Oltretutto un romanzo con al centro una storia d'amore… e d'azzardo…
Mi sa dire un altro campo che non sia l’amore dove regni tutto ciò?

Già nelle prime pagine si parla di giocatori dai "cervelli sbrindellati dal gioco". un'immagine forte. Da cosa le è venuta questa immagine?
Il cervello d’un giocatore di slot è completamente invaso dalla slot. Ci pensa prima di addormentarsi,  mentre guida , mentre sta in fila alle poste. Ogni volta che puo’ non pensare al lavoro, alla famiglia, ogni volta che puo’ estraniarsi dalla quotidianità, pensa alla slot, a lla prossima volta che l’affronterà, a come procurarsi il più denaro possibile perché è convinto che più denaro ci metterà dentro, più la slot sarà buona con lui. E’ un’ossessione vera, cupa, totale che fa a pezzi il cervello, lo sbrindella appunto.

Ha osservato molti di questi "passeggeri" del gioco?
Sì, moltissimi, per anni in molti luoghi. Ho giocato anche io, ho vinto, ho perso, ho capito ogni trucco e ogni tranello, anche se la slot non mi attrae più di tanto. Ammetto che preferisco il tavolo verde. Ormai, posso dire che mi trovo a essere tra le persone più esperte di giocatori di slot che ci siano in Italia.

Le vecchie slot machines dei casinò, che avevano un loro posto e persino una loro dignità nei romanzi di Fitzgerald. oggi sono stati sostituiti da apparecchi che si trovano ovunque, regolati da chips e senza nemmeno il fascino della moneta che cade… Siamo davvero
passati a un azzardo di massa?

È sicuramente un fenomeno di massa. Ormai i grandi casinò hanno  svuotato le loro sale per roulettes  e le hanno riempite di slot. Porta più profitto il pullman con le vecchie signore che vengono a giocare i centesimi che i giocatori che puntano migliaia di euro sul tavolo verde. Inoltre il giocatore di slot non richiede molto personale, Né pretende che sia elegante o bene addestrato , né storce il naso se passa il carrello con i bicchieri di plastica invece che di cristallo. Il giocatore di slot è un gregge quasi tutto  di bassa estrazione sociale, pronto a qualunque sofferenza pur di avere un posto davanti alla sua slot. C’è una legge che impedisce l’apertura di  altri casinò in Italia, ci sono regole  e ostacoli per evitare che chi risiede in una regione possa “rovinarsi” nel casinò della sua regione. Ma questo non conta per l’apertura di una sala di slot. Una sala slot la puoi avere sotto casa o nella strada accanto, in ogni posto dove vai, in vacanza al mare, in montagna, ai laghi. La slot ti segue ovunque, è come la puttana, la trovi sempre. E credo ci sia un nesso profondo tra sesso a pagamento e gioco con la slot: sono entrambi strumenti per colmare solitudini e inadeguatezze, insicurezze e mancanza di progettualità.


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