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Anziani: stop alle “politiche taglia unica”

Presentato oggi alla Comunità di Sant’Egidio il rapporto “Invecchiare nel ventunesimo secolo: un traguardo e una sfida”, realizzato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA)

di Redazione

In tutto il mondo, ogni secondo che passa, ci sono due persone che festeggiano il loro sessantesimo compleanno. Oggi nel mondo, una persona su nove è over 60. In dieci anni gli anziani raddoppieranno e saranno uno su cinque entro il 2050: l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che non può più essere ignorato.
 Nel 2050 ci saranno più anziani che ragazzi sotto i 15 anni: per fare un paragone, solo nel 2000 gli anziani erano già più dei bambini con meno di 5 anni. Nel 2050 gli anziani saranno due miliardi, pari al 22% della popolazione

Verrà presentato oggi pomeriggio a Roma, alla Comunità di Sant’Egidio, il rapporto “Invecchiare nel ventunesimo secolo: un traguardo e una sfida”. Si tratta di un lavoro realizzato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) e da HelpAge International, di Londra, che ha puntato molto sulla raccolta delle voci delle persone anziane stesse, registrate attraverso un capillare lavoro di ascolto in tutto il mondo.
Fra i 1.300 anziani intervistati per stendere il rapporto, il 43% dice di aver paura di subire violenze personali, il 61% usa un telefono cellulare, il 53% ha difficoltà a pagare i servizi di base. Il 44% è in buone condizioni di salute ma il 34% ha difficoltà nell’accesso alle cure mediche.

Il 30% di anziani: da 1 a 64 Paesi
Che l’invecchiamento della popolazione sia una sfida, non c’è dubbio. La sorpresa è che la progressione dell’invecchiamento oggi più rapida nei paesi in via di sviluppo, anche là dove c’è un numero elevato di giovani.  Attualmente tra i 15 paesi che hanno oltre 10 milioni di anziani, sette sono paesi in via di sviluppo. Due sessantenni su 3 oggi vivono in un Paese in via di sviluppo; nel 205 saranno 4 su 5.

La speranza di vita alla nascita è attualmente di oltre 80 anni in 33 paesi; cinque anni fa, i paesi che avevano raggiunto questo obiettivo erano solo 19. La maggior parte delle persone che leggono questo rapporto supereranno gli 80 anni e taluni i 100.  Nel 2010 c’erano 23 “economie anziane”, dove cioè i consumi degli anziani superano quelli dei giovani: nel 2040 saranno 89.

Attualmente, solo il Giappone ha una popolazione anziana superiore al 30% del totale, ma entro il 2050, 64 paesi raggiungeranno il Giappone su queste percentuali. Nel 2012, la percentuale della popolazione africana di 60 anni o più è del 6%, mentre è del 10% in America Latina e nei Caraibi, dell’11% in Asia, del 15% in Oceania, del 19% in America del Nord e 22% in Europa. Si prevede che per il 2050 le stesse percentuali arriveranno al 10% in Africa, 24% in Asia, 24% in Oceania, 25% in America Latina e nei Caraibi, 27% in America del Nord e 34% in Europa.
Come tendenza generale, le donne sono la maggioranza degli  anziani. Attualmente, per 100 donne sessantenni nel mondo ci sono solo 84 uomini. Per quanto riguarda gli ottantenni invece, si contano solo 61 uomini ogni 100 donne.

Le sfide in dieci punti
Questo cambiamento demografico offre opportunità che sono altrettanto ampie del contributo che può offrire alla società una popolazione anziana socialmente e economicamente attiva, in buone condizioni economiche e di salute. Come sottolinea il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon nella prefazione al presente rapporto, “le conseguenze sociali ed economiche di questo fenomeno sono profonde, e vanno ben al di là del singolo anziano e della sua famiglia, dato che coinvolgono la società e la comunità globale come mai prima d’ora”. Il modo in cui sceglieremo di affrontare le sfide e massimizzare le opportunità di una popolazione anziana in aumento sarà determinante per poter raccogliere i benefici del “dividendo della longevità”.
Il Rapporto individua 10 punti per massimizzare le opportunità delle popolazioni anziane (in allegato). Una raccomandazione pressante è che gli anziani non sono un gruppo omogeneo ai quali applicare politiche “taglia unica”. E’ importante non standardizzare gli anziani come un’unica categoria, ma riconoscere invece che essi sono diversi e differenziati come qualsiasi altra fascia d’età, per quanto riguarda l’età, il sesso, la provenienza geografica, l’istruzione, il reddito e la salute. Ogni gruppo di anziani, siano essi donne, uomini, molto anziani, autoctoni, analfabeti, che vivano in città o in campagna, ha necessità e interessi particolari che devono essere presi in considerazione in modo specifico attraverso l’adozione di modelli di intervento e programmi su misura.
 


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