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Economia & Impresa sociale 

Miliardari più avari (tranne Warren Buffett)

Negli Usa i primi dieci filantropi hanno diminuito le erogazioni del 30 per cento nel 2012. Fa eccezione Warren Buffett, che oltre ad aver promesso 3 miliardi alle proprie fondazioni ha convinto altri ricconi a donare al non profit metà del patrimonio

di Gabriella Meroni

Anche i miliardari americani sono in crisi. E donano meno al non profit. I numeri parlano chiaro: le elargizioni dei primi 10 donatori sono calate del 30 per cento nel 2012 rispetto al 2011. Apparentemente, le donazioni hanno toccato la cifra record di 5,1 miliardi, ma da questo totale bisogna sottrarre i 3 miliardi di azioni che Warren Buffet ha promesso di donare alle tre fondazioni da lui fondate; ecco quindi che il totale "vero" si attesta a circa 2 miliardi contro i 2,6 versati dai super-ricchi nel 2011.

Buffett andrebbe comunque ringraziato, spiega l'Huffington Post nel dare la notizia, perché ha stimolato altri miliardari come lui a essere generosi e ad aderire al Giving Pledge, iniziativa lanciata insieme ai coniugi Gates per convincere i ricconi a devolvere metà della loto fortuna in beneficenza. Chi aderisce al Giving Pledge, lanciato nel 2010, in sostanza promette proprio questo, anche se non immediatamente; nel corso del 2012, comunque, sono state 23 le famiglie di mogul che hanno detto sì a Buffett e Bill Gates, il che fa ben sperare per il futuro e ha portato il numero totale degli aderenti a 92.

E non si tratta solo di un auspicio: secondo gli ultimi dati ufficiali della Bank of America, molti degli investitori più abbienti degli Usa hanno in programma di aumentre le loro donazioni al non profit nei prossimi cinque anni. Su oltre 700mila intervistati, tutti con redditi superiori al milione di dollari, il 24% ha promesso di incrementare il proprio livello di generosità, mentre il 52% ha giurato di non diminuirlo.


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