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Pediatra per tutti, inclusi gli irregolari

Tutti i bambini, compresi gli irregolari avranno diritto al pediatra. Giallo invece sull'estensione del permesso di soggiorno per le donne in gravidanza fino all'anno di vita del bambino. Il Naga: «ma le Regioni non facciano il muro di gomma»

di Sara De Carli

Tutti i minori, inclusi gli stranieri irregolari, d’ora in poi avranno diritto al pediatra del servizio sanitario.  La Conferenza Stato Regioni lo scorso 20 dicembre ha approvato un’intesa sul documento recante “Indicazioni per la corretta applicazione delle normative per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte di regioni e province autonome” (qui in allegato).

Premessa del documento (e dell’intesa stessa) la presa d’atto – scritta nero su bianco – che «sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata» e che, di conseguenza, «è necessario individuare, nei confronti di tale categoria di popolazione, le iniziative più efficaci da realizzare per garantire una maggiore uniformità».

Stefano Della Valle è un medico della direzione sanitaria del Naga, che a Milano garantisce ogni anno 15-18mila visite mediche per i cittadini stranieri senza permesso di soggiorno. Per lui è questo il passo avanti più grande contenuto nell’intesa: «si riconoscono alcuni dati di realtà, che è sempre una cosa importante», commenta. «Primo, si riconosce l’esistenza di una platea di irregolari, in un Paese dove ancora esiste il reato di clandestinità. Due, si prende coscienza del fatto che gli immigrati hanno un trattamento x in una regione e y in un’altra. Tre, si esplicita la buona volontà di ovviare a questo problema. Dichiarazioni che è meglio averle che non averle, d’ora in poi ci si potrà appigliare ad esse, ma diciamoci subito che un conto sono le dichiarazioni di principio, altro è la realtà dei fatti».

Al Naga sanno che già oggi, sulla carta, l’Italia sarebbe un paradiso dal punto di vista del diritto alla salute. L’Italia è tra i pochissimi paesi europei che riconoscono agli immigrati irregolari il diritto all’accesso alle cure, indipendentemente dallo status giuridico. La Spagna, uno dei pochi Paesi che era sulla nostra stessa linea, con la crisi ha cambiato strada e in sostanza ormai agli irregolari garantisce solo le prestazioni di Pronto Soccorso. Il problema è che molte regioni non hanno mai emanato una direttiva per applicare la legge nazionale e così fino ad oggi ogni azienda ospedaliera ha fatto quel che le pareva. «Abbiamo fatto più volte un monitoraggio: stessa patologia, stesso ospedale, giorni diversi, risposte diverse. Non c’è niente di peggio della capricciosità, che degenera in arbitrio», denuncia Della Valle. Così anche questa intesa «non ha valore coattivo, sul piano degli enunciati siamo dinanzi a un discorso inclusivo, che dovrebbe facilitare gli accessi, ma ci siamo scontrati troppe volte con la torpidità e il muro di gomma delle regioni. Penso alla sola Lombardia, che da più di due anni avrebbe dovuto emanare il codice Eni e non l’ha ancora fatto. Aspettiamo quindi che le Regioni diano precise linee guida alle aziende sanitarie».

Il diritto al pediatra per i bambini «è una novità incontrovertibilmente positiva», conclude Della Valle, mentre sull’altra grande novità dell’allungamento del permesso di soggiorno per le donne in gravidanza fino all’anno di vita del bambino, di cui nei giorni scorsi parlava il comunicato del Ministero della Salute, «mi dicono proprio oggi i nostri esperti che non è chiaro sia così. Sembra che si resti ai sei mesi attuali». A leggere il testo, pare proprio così.
 


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