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Politica & Istituzioni

Gli italiani donano. E la politica che fa?

"Donare" è uno dei sei verbi attraverso i quali Vita lancia una Piattaforma di proposte concrete elaborate insieme alle non profit in vista del voto. Ecco gli impegni di Bersani, Maroni, Olivero, Lupi

di Redazione

Ogni anno il 44% degli italiani fa una donazione. In 15 milioni firmano per il 5 per mille. Un milione si sono impegnati nel sostegno a distanza. Eppure questa enorme energia originata dalla gratuità. Mortificata da una fiscalità che cambia regole ogni anno e che mette tetti alle donazioni appena può.
La Piattaforma che Vita ha elaborato in vista delle prossime elezioni ha riassunto tutto questo in un verbo, DONARE. E ha chiesto ai referenti dei principali schieramenti elettorali in campo un impegno chiaro e diretto della politica su tre iniziative concrete:

rendere stabile il 5 per mille entro i primi 100 giorni abolendone il tetto oggi fissato a 400 milioni di euro che sottostima le scelte degli italiani;
– abolire il tetto ridicolo di 70mila euro alla deducibilità delle donazioni pervisto dalla Legge “+ Dai – Versi” (Legge n. 80 del 14 maggio 2005 ), abolizione resa necessaria anche dalla nuova legge 6 luglio 2012, n. 96.
– definire un quadro certo di regolamentazione.

Ecco cos'hanno risposto i politici intervistati da Vita.

PIERLUIGI BERSANI, Partito Democratico
«Per il 5 per mille occorre dare stabilità e tempi più brevi tra la scelta dei contribuenti e l’assegnazione dei fondi, consentendo alle organizzazioni di sviluppare le loro progettualità, snellendo la burocrazia ed assicurando però al tempo stesso maggiore certezza sulla finalizzazione delle risorse. A tal proposito l’Istituto Italiano della Donazione ha sperimentato in questi anni modelli seri e ormai collaudati di valutazione che consentirebbero di premiare chi effettivamente destina le risorse  prevalentemente ai progetti e meno alla copertura delle spese di struttura o alla pubblicità, perché del 5 per mille dobbiamo valorizzare anche la dimensione sussidiaria nei territori. Per quanto riguarda gli incentivi fiscali in questi anni ci siamo sempre dovuti battere per salvaguardarli da chi li voleva eliminare, resta il fatto che non possiamo pensare di aumentare gli “sconti” a chi può permettersi di donare di più, ma semmai incentivare chi, con una capacità di spesa più ridotta sceglie comunque di destinare una parte del suo risparmio al non profit».

MAURIZIO LUPI, Popolo delle Libertà
«Per una intera legislatura, assieme a molti colleghi, ho lavorato perché si arrivasse alla stabilizzazione del 5 per mille. Sul progetto il consenso era trasversale, tanto che al Senato e alla Camera sono state presentate due proposte gemelle, ma ancora una volta a farla da padrona è stata la logica meramente matematica della Ragioneria dello Stato. Adesso si voterà e occorre impegnarsi perché chiunque sarà al governo stabilizzi il 5 per mille, in quanto è forse l’unico esempio legislativo concreto di sussidiarietà orizzontale dal quale non si può tornare indietro. Non può restare l’unico. Chi opera nel non profit è costretto a muoversi in una giungla legislativa a tratti incomprensibile. l’impianto che regola le agevolazioni fiscali e le donazioni va reso semplice, coerente e applicabile, in modo che enti, associazioni, cooperative e imprese sociali del Terzo settore possano raggiungere gli scopi per cui sono nati».

ROBERTO MARONI, Lega Nord
«Per me si può parlare anche di un 7, di un 8, di un 10 per mille. È una delle poche forme davvero democratiche di destinazione delle risorse che sia rimasta ai cittadini, da potenziare per evitare di ricadere nella logica dei finanziamenti statali, dei bandi pubblici… E arrivare alla stabilizzazione è un dovere: nella mia agenda . un passo da fare non nei primi 100 giorni di governo, come si suol dire, ma nei primi due mesi. Se c’è la volontà politica per arrivare a questo, il problema della copertura finanziaria di risolve».

ANDREA OLIVERO, Scelta Civica – Lista Monti
«Per il 5 per mille occorre uscire dalla precarietà, stabilizzando la norma, eliminando il “tetto” bocciato dalla Corte Costituzionale. Con sentenza 202 del 2007 la Corte ha stabilito che le risorse del 5 per mille sono indisponibili per lo Stato e, pertanto, tutto quello che i contribuenti destinano va obbligatoriamente girato agli enti beneficiari. Vanno definiti meglio i destinatari, le procedure burocratiche, accelerando i tempi di erogazione. Circa altri provvedimenti per incentivare le donazioni, la questione è più complessa. Certo negli anni – e lo dimostra il report fatto dalla Commissione diretta da Vieri Ceriani – si sono stratificati molti provvedimenti al riguardo e certamente un riordino si impone. Ma occorre invertire la rotta: oggi il Terzo settore è spesso visto come un concorrente sleale nei confronti del mercato e comunque non è incoraggiato. Si veda, quale caso paradigmatico, la recente vicenda Imu».

La Piattaforma di Vita completa, e tutti gli impegni dei politici, sul numero di gennaio di Vita, in edicola e nelle Librerie Feltrinelli


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