Politica & Istituzioni

Patriarca: «Nel Pd per difendere il non profit»

Con l'intervista a Edo Patriarca, neo candidato democratico, Vita.it lancia una serie di interviste ai dirigenti del Terzo settore che hanno deciso di salire (scendere?) in politica

di Stefano Arduini

Mai come in questa tornata elettorale i partiti hanno deciso di “pescare” i loro candidati nella fila della società civile e in particola del non profit. Dopo l’annuncio delle liste di Pd, Sel, Rivoluzione civile (Ingroia) e Scelta civica (Monti),  i massimi dirigenti del terzo settore "saliranno" (o scenderanno, fate voi) in campagna elettorale in poche ore hanno già superato la decina. Vita.it inizia oggi con Edoardo Patriarca una serie di interviste ai candidati social per capire le ragioni delle loro scelte e l’agenda che ciascuno di loro si impegna a portare in Parlamento.

Edoardo Patriarca attuale presidente del Centro nazionale del volontariato e dell’istituto italiano della donazione sarà il numero 5 nella lista del Piemonte del partito democratico per la Camera dei deputati. Cattolico, emiliano di Carpi, Patriarca è una delle figure più rilevanti del nostro non profit: negli anni è stato presidente dell’Agesci, portavoce del Forum del Terzo Settore, segretario del comitato organizzatore delle settimane sociali e consigliere del Cnel. Recentemente in un’intervista a Radio vaticana aveve elogiato anche il governo Monti perché incarnava «il giusto stile per fare politica».

Come è nata la candidature nel Pd?
La telefonata decisiva mi è arrivata alle 22.45 di lunedì sera. Era di Dario Franceschini che insieme a Bersani e Letta mi annunciavano la loro scelta. È stata una sorpresa, prima c’erano stati – è vero – dei contatti, ma pensavo che ormai il mio nome fosse stata accantonato. E invece no: dopo cinque minuti avevo deciso. Ed eccomi in campo. Anche se sono due notti che non dormo. La storia dei dirigenti del non profit che si sono dati alla politica è piena di fallimenti.

In effetti. Perché la sua esperienza invece dovrebbe invertire la rotta?
Non sono presuntuoso, ma in questi anni penso nel mio ambiente penso di essermi ritagliato una certa credibilità E questo grazie alla mia ostinazione nel valorizzare le cose che uniscono, rispetto a ciò che divide. Credo che questa sia una carta importante da giocare per valorizzare anche all’interno del Pd e poi in Parlamento le istanze del terzo settore, che comunque rimarrà il mio universo di riferimento

Quali sono i primi due obiettivi che si dà?
Dato per assodato che la modifca del Codice civile, sebbene auspicabile, è un risultato molto complicato da raggiungere, penso però che una revisione di alcune norme del settore – la 266 sul volontariato e la 49 sulla cooperazione internazionale siano alla portata. Dopo di che occorre rilanciare con forza una politica fiscale in grado di valorizzare in misura consistente e culturalmente decisiva la propensione al dono degli italiani. Infine via i lacci e i lacciuoli dall’impresa sociale. In un momento di crisi e di tensioni sociali come questo, l’impresa sociale può davvero essere una risposta credibile, a patto che non venga cementificata in settori chiusi come avviene ora.
 


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