Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

Pezzotta: le associazioni prendano le distanze dai candidati social

L'ex sindacalista attuale presidente del Cir e deputato uscente: «Beni e Olivero? Credo che il passaggio diretto dal non profit alla politica indebolisca le associazioni stesse»

di Redazione

Chi ci perde e chi ci guadagna quando un alto dirigente di una non profit decide di darsi alla politica? In chiusura della nostra serie di interviste ai candidati social che stanno prendendo parte a questa campagna elettorale (le cui interviste potete leggere qui a lato) abbiamo girato la questione a uno che in quella strettoia “ci è passato” a suo tempo. Savino Pezzotta, storico leader della Cisl fino al 2006, si presentò alle politiche del 2008 nelle file dell’Udc dopo aver lasciato la presidenza della Fondazione con il Sud. Deputato uscente, e non ricandidato, attualmente è il presidente del Cir (comitato italiano per i rifugiati).

Mai come questa volta la politica ha attinto dal non profit. Per il 24/25 febbraio è attesa una specie di migrazione dal terzo settore al Parlamento. Stupito?
No, non direi. Lo sbocco in politica è normale per uno che fa bene il suo lavoro nel sociale. Il problema è un altro.

Quale?
La questione è capire come ne esce il terzo settore, che tutto d’un tratto si trova senza punti di riferimento importanti.

La vede male?
Mi auguro di no. Ma in questi anni le associazioni hanno molto lavorato sulle leadership, non vorrei che la base si fosse indebolita. È un mio timore, Può darsi anche invece questa sia un’occasione. Credo che molto dipenda dal rapporto che le associazioni stesse sapranno instaurare con i loro ex leader.

Come deve essere questo rapporto?
La parola chiave è autonomia. Le associazioni devono mantenere un’ottica sociale. Ripeto: sociale. Non politica e nemmeno economica. Sociale. La libertà di azione deve essere totale.

Ma avere una sponda nel Palazzo potrebbe essere funzionale, non crede?
Lo potrà essere solo a patto che fuori dal Parlamento il non profit riesca a condurre e vincere le sue battaglie. Le faccio un esempio: ero in prima fila nella battaglia contro gli F35. Ma al momento di decidere ci siamo ritrovati in 25 parlamentari contro 600. Delegare tutto ai politici, anche se provenienti dal nostro mondo, non produce risultati. Poi è ovvio che avere qualche “amico” dentro può essere utile in fase di produzione legislativa. Ma solo a quel punto. Quindi ribadisco: la priorità per le onp è di non essere subalterne ai loro vecchi dirigenti, di avere le mani libere.

In questa ottica come valuta la scelta di due big come Paolo Beni e Andrea Olivero di passare direttamente da Arci e Acli al Parlamento?
Non voglio giudicare decisioni personali. Mi sembra però che un periodo di vacatio fra l’impegno associativo e l’impegno politico avrebbe reso più semplice il percorso di emancipazione di cui parlavo prima. Io almeno la penso così ed è stato questo il motivo per cui una volta lasciata la Cisl ho lasciato passare due anni prima di candidarmi.
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA