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Papa Ratzinger, ecco le ragioni delle dimissioni

Un anno fa Lucio Brunelli dalle colonne di Vita aveva spiegato perché Ratzinger stava meditando questo clamoroso gesto. Vi riproponiamo quell’articolo che bene spiega l'annuncio di oggi

di Redazione

“Le dimissioni del Papa? Già scritte”. Con questo titolo Lucio Brunelli, uno dei più autorevoli e attendibili vaticanisti, giornalista del Tg2, aveva spiegato su Vita un anno fa perché l’ipotesi di lasciare il pontificato era perfettamente coerente con il profilo umano di questo Papa. Ripubblichiamo quell’articolo. Brunelli il mese scorso aveva realizzato un lungo servizo su Tg2 Dossier sul Papa; un servizio per il quale Ratzinger lo aveva pubblicamente ringraziato nel corso di un’udienza mercoledì 30 gennaio.

Il papa del gran rifiuto, il papa umile e pio che si spoglia delle insegne e degli abiti del successore di Pietro, abdicando alle sue funzioni. La sola remota ipotesi che Benedetto XVI possa un giorno imitare il gesto del suo predecessore medievale sta catturando la fantasia dei mass media. Portandosi appresso tante inutili speculazioni, chiacchiere e teorie inverosimili. Come quella, esposta da Giuliano Ferrara su Il Foglio secondo cui il papa tedesco potrebbe (anzi dovrebbe!) dimettersi allo scopo di influenzare più efficacemente la scelta del successore: magari un suo clone teologico, ma più muscolare e meno “penitenziale” dell’ultimo Ratzinger…

Una premessa per i non addetti: un papa può davvero dimettersi? Sì, le leggi della Chiesa lo permettono. A due condizioni: che la decisione del papa sia assolutamente libera e venga manifestata in modo chiaro. Tutti i papi dell’ultimo secolo si sono posti il dilemma delle dimissioni, temendo di perdere con la vecchiaia soprattutto la lucidità mentale. La natura li ha aiutati: nessuno di loro ha avuto la mente ottenebrata dall’Alzheimer o da un coma prolungato. In Wojtyla poi giocava una personale visione mistica del papato per cui il vicario di Cristo, seppure allo stremo, non poteva e non doveva «scendere dalla croce».

Ratzinger non sembra avere queste remore mistiche. Il papato è una funzione, importante, ma «non è l’ultima istanza» ha detto il 4 marzo 2011 ai fedeli di una parrocchia romana: «L’ultima istanza è il Signore». Il suo pensiero sulle dimissioni lo ha manifestato apertamente nel libro- intervista Luce del Mondo, del novembre 2010: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi».

Quindi tutto è stato detto, oltre due anni fa. In modo semplice e chiaro: il papa riterrà suo dovere abdicare se e quando sentirà di non avere più le necessarie energie fisiche, mentali e spirituali. È già arrivato questo momento? Nella curia romana le chiacchiere dilagano. C’è chi scommette sulla data del 16 aprile, compleanno di Ratzinger (85 anni); altri rinviano il grande evento all’ottobre 2013, al termine dell’Anno della fede indetto dal papa. Benedetto XVI è l’unico che sa… e non credo confidi i suoi più segreti pensieri ai mon- signori del Vaticano. Probabilmente non ha pianificato ancora alcuna decisione, anche perché le sue attuali condizioni psico-fisiche appaiono discrete per un uomo della sua età.
Nel recente Concistoro ha chiesto preghiere perché possa «continuare a reggere il timone della Chiesa con mite fermezza». La stessa determinazione spirituale con cui ha affrontato il caso scabroso dei Legionari di Cristo e la riforma irrinviabile dello Ior; pratiche lasciate inevase dal predecessore polacco, anche per le tante opacità e complicità curiali che Benedetto XVI ha avuto il coraggio di scoperchiare.

Tutto può succedere. L’unico scenario davvero poco realistico è quello di un Ratzinger pensionato che torna, da “cardinale anziano”, a dirigere i giochi del prossimo conclave. Non rientra nelle regole della Chiesa, soprattutto non rientra nello stile di Benedetto XVI. Semmai un giorno compirà il grande gesto, statene certi, egli si renderà invisibile, autosegregato in un monastero di clausura.

Ecco il testo dell'annuncio papale al Concistoro

Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

 


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