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Economia & Impresa sociale 

Se non sei povero, io ci guadagno

E' questa la filosofia dei "social impact bond", prodotto finanziario che, come sottolinea l'Economist, finanzia progetti solidali e remunera investitori e associazioni solo se gli obiettivi di benessere vengono centrati. In Usa e Gran Bretagna il debutto è stato positivo. Ecco come funzionano

di Gabriella Meroni

Alle sei e mezza di un'umida mattina londinese, molte persone sono già al lavoro: baristi, addetti alle pulizie e i volontari dell'associazione St Mungo, che cercano di convincere gli homeless a rifugiarsi nelle strutture pubbliche previste per i senza dimora. Al contrario di altri volontari di altre organizzazioni, però, quelli di St Mungo non si rivolgono ai "nuovi arrivati", quelli che da poco dormono in strada e quindi più facilmente accettano un posto al caldo. No: loro sono "obbligati" a incontrare e convincere un gruppo specifico di 415 homeless abituali, senza casa da anni, per cercare di strapparli al marciapiede.

Ad obbligarli a uno specifico target è lo strumento innovativo che la loro associazione ha scelto per finanziarsi: i “social-impact bond” (SIB), bond a impatto sociale, che promettono guadagni agli investitori solo nel caso che vengano raggiunti alcuni obiettivi prefissati. Se l'associazione fallisce, gli investitori perdono il loro denaro e ovviamente i fondi non arrivano alla non profit. Nel caso della St Mungo, i bond hanno raccolto 5 milioni di sterline (8 milioni di euro) che verranno divisi tra due associazioni (la St Mungo stessa e la Thames Reach) solo se queste riusciranno a migliorare la situazione di circa 800 homeless londinesi.

I fondi verranno spalmati in un triennio in proporzione al numero di notti in rifugio e di visite in ospedale che gli homeless identificati totalizzeranno. Ogni volta che un obiettivo sarà centrato, i finanziamenti arriveranno alla Greater London Authority (GLA), la municipalità londinese che ha di fatto sottoscritto i fond ed emesso un bando per l'assistenza ai senza dimora vinto dalla St Mungo, che a quel punto riceverà i fondi.

E' un tipico caso di win-win, sottolinea l'Economist che ha portato alla ribalta i social impact bond. Gli homeless che si ostinano a dormire in strada sono spesso protagonisti di casi di cronaca nera e costano al sistema sanitario molto di più di quelli che accettano di farsi visitare e curare nei centri dedicati. Con quanto si risparmia in questo modo, l'ente locale riesce a ripagare gli investitori; mostrando gli obiettivi raggiunti, riesce poi anche a guadagnare il consenso dei contribuenti, che in tempi di crisi accettano sacrifici fiscali solo a patto di vedere risultati concreti.

Gli investitori, dal canto loro, arrivano a ricevere interessi fino al 6,5% (sempre che gli obiettivi vengano centrati). Anche le associazioni sono soddisfatte: in questo modo hanno garantiti finanziamenti per un triennio, un periodo molto più lungo della media dei bandi pubblici, indispensabile tra l'altro – per la St Mungo – per poter davvero entrare in rapporto con le persone da aiutare, guadagnare fiducia e fare qualcosa per loro.

In Gran Bretagna i social impacy bond per i senza dimora sono solo alcuni dei 14 tipi lanciati negli scorsi mesi dopo un periodo di sperimentazione datato 2010, quando a Peterborough vennero emessi SIB per finanziare progetti a favore degli ex detenuti. Negli Usa stanno seguendo l'esempio: a New York tra gli investitori di social bond a favore dell'inserimento lavorativo di detenuti del carcere di Rikers Island c'è addirittura la Goldman Sachs. E in tutto il paese sono ben 28 le amministrazioni statali e locali che hanno manifestato interesse per l'emissione di SIB.

Accanto ai social impact bond per i paesi industrializzati, scrive ancora l'Economist, stanno per partire anche i “development-impact bonds”, dedicati ai paesi meno sviluppati. Secondo Instiglio, una start up che si sta occupando di lanciarli, due emissioni riguarderanno presto la Colombia e l'India, anche se in questi paesi si teme che i bond potrebbero avere minor successo a causa dei tempi più lunghi di risoluzione di certi problemi, e della conseguente difficoltà di misurare il raggiungimento degli obiettivi in un periodo interessante per gli investitori.

Un altro problema a cui si sta lavorando è strettamente economico: come fare per aumentare gli investimenti in questo prodotto? Finora infatti si sta parlando di somme relativamente basse. Un motivo c'è: nel caso infatti che le associazioni coinvolte falliscano completamente gli obiettivi, gli investitori perdono tutto. "E' una questione da risolvere se vogliamo attirare investitori importanti", ha riconosciuto  il ministro della società civile inglese, Nick Clegg. Laddove però le cose funzionano, i profitti sono molto interessanti: nel progetto pilota di Peterborough, per esempio, si sono ottenuti interessi del 13%.


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