Cooperazione & Relazioni internazionali

Adozioni in Russia, stop a un ente italiano

La Federazione Russa ha revocato l'accreditamento ad Ariete. Un centinaio le famiglie con pratiche già avviate. Sale la preoccupazione all'interno del sistema adozioni: la Russia è il primo paese di provenienza dei bambini adottati in Italia

di Sara De Carli

Hanno marciato in 12mila, sabato pomeriggio, per le strade di Mosca. Chiedevano lo stop a tutte le adozioni internazionali. Ad infiammare una situazione già tesa è stata la morte, in Texas, di un bambino russo di 3 anni, adottato da una coppia americana.  La morte di Maxim è avvenuta in circostanze poco chiare: nei giorni scorsi la sua morte è stata giudicata accidentale dagli Usa, ma sono stati avanzati dubbi su percosse e maltrattamenti subiti da parte della madre. Nella Federazione Russa, così, ha preso corpo la richiesta di “restituire” il fratello di Maxim, adottato dalla medesima famiglia. Il tutto in un contesto già tesissimo: Mosca infatti lo scorso dicembre aveva di fatto chiuso le adozioni di orfani russi a coppie americane, in una scelta che è stata letta come una risposta alla cosiddetta 'lista Magnitsky', una sorta di black list di funzionari russi considerati indesiderati negli Usa.

Un tema delicatissimo, quello delle adozioni internazionali in Federazione Russa, rispetto a cui in qualche modo l’Italia sembrava essere in una posizione tranquilla, non avendo al suo attivo nessuna black list come negli Usa né alcuna apertura alle adozioni da parte delle coppie gay come in Francia. Usa, Francia e Italia sono i soli tre Paesi con cui la Federazione Russa ha stipulato un’intesa bilaterale sulle adozioni, intese che una recente proposta di legge russa metterebbe al centro, orientando la Federazione Russa a privilegiare nelle adozioni internazionali solo i Paesi con cui hanno stretto questo tipo di accordo.

In realtà anche in Italia, con i suoi 16 enti autorizzati ad operare in Russia e i 749 minori russi accolti nel 2012 (pari al 24,1 % del totale, la Federazione Russa è da anni il primo Paese di provenienza dei bambini adottati in Italia), tutto tranquillo non è. Nelle settimane scorse infatti la Federazione Russa ha revocato l’accreditamento a uno degli enti autorizzati, Ariete. Si tratta di un ente storico che proprio nella Federazione Russa ha il cuore delle sue adozioni:  dal 2000 al 2011, secondo il report della Cai, con Ariete sono entrati in Italia 1.300 bambini russi, la grandissima parte dei 1.671 minori complessivamente adottati attraverso questo ente.

«La revoca dell’accreditamento ad Ariete da parte della Federazione Russa è derivata da un fatto formale, che non dipende da noi», precisa Anna Benedetta Torre, la presidente, che sottolinea infatti come ad Ariete non sia stato revocata l’autorizzazione. Non c’è stata né frode né dolo né scandalo. C’è stato però un ritardo nelle comunicazioni al paese d’origine previste dall’accordo. «Per noi è stato uno tsunami, certo. Abbiamo 36 coppie con già un abbinamento in atto e 60 con il dossier depositato. Le abbiamo già chiamate tutte, le stiamo assistendo. Le seguiamo sempre noi, in alcuni casi con la collaborazione di altri enti», spiega. 

Alla Commissione adozioni internazionali l’attenzione è altissima e si pesano le parole. «La collaborazione con la Federazione Russa è aperta e cordiale e continua in modo franco nell’ambito dell’accordo bilaterale», dice il vicepresidente della Cai, Daniela Bacchetta. «Siamo a disposizione rispetto alla collaborazione che ci chiederanno».

Noi speriamo solo che non avesse ragione Roberto Formigoni, che lo scorso 13 gennaio aveva scritto un tweet preoccupante: «Russia may ban all foreign adoptions of orphans. The treaty with Italy would no longer be valid», aveva detto. E poi si era eclissato.
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA