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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il Cardinale con il piombo in corpo

Il brasiliano Monsignor João Braz de Aviz vive da trent'anni con 130 proiettili in corpo dopo essere stato coinvolto in una sparatoria

di Andrea Tornielli

C’è un capo dicastero nella Curia romana, che ha un primato difficilmente eguagliabile. È un capo dicastero, il Prefetto della congregazione per i religiosi, futuro cardinale. E il suo primato è di avere in corpo da quasi trent’anni 130 pallini di piombo. Lo ha rivelato lui stesso nel corso di un’intervista pubblicata nell’ultimo numero del mensile internazionale 30Giorni.

A Monsignor João Braz de Aviz, l’arcivescovo brasiliano da qualche mese Prefetto del dicastero vaticano che si occupa dei religiosi, questo primato non glielo toglie nessuno. L’attuale pro-prefetto del dicastero vaticano per i religiosi è l’unico vescovo che vive da quasi trent’anni portandosi dietro 130 pallini di piombo disseminati nel corpo.

Era il 1983, don João aveva 36 anni, ed era da 11 anni di sacerdozio. All’epoca faceva il parroco nella diocesi di Apucarana. Quel giorno stava andando dalla sua parrocchia a un’altra per aiutare il parroco di lì, che celebrava i suoi 25 anni di sacerdozio.

«A metà strada, su un ponticello, vede una macchina ferma. Si avvicina per vedere se serve una mano. E si accorge che non si tratta di campesinos rimasti con la macchina in panne. Nel vecchio maggiolino ci sono due ragazzi che gli spianano contro le loro armi pesanti, gli tolgono le chiavi della macchina e lo costringono a seguirli dall’altra parte del torrente, senza dire una parola. Dopo mezz’ora, sbuca dalla curva il carro blindato della banca. Era venerdì pomeriggio, loro stavano aspettando il furgone con la raccolta degli incassi, e don Joao si era trovato nel posto sbagliato all’ora sbagliata».

Poi  le cose precipitano. I rapinatori sparano subito alle gomme del blindato. Ma anche quelli del carro della banca sono armati, e rispondono al fuoco. Ricorda oggi il prelato brasiliano: «A un certo punto, visto che la situazione era bloccata, i due ragazzi mi hanno puntato di nuovo le armi in faccia: vai tu a parlare con i poliziotti, o ti ammazziamo. Che potevo fare? Ho fatto solo pochi passi e subito dal blindato i poliziotti mi hanno sparato addosso».

Don João sente bruciare per tutto il corpo i pallini partiti dal fucile a canne mozze. Ha pure un occhio perforato, sente il sangue che gli cola a fiotti sul viso. Sta disteso a terra. Non riesce ad alzarsi. Un’immobilità impotente che gli salverà la vita: «Dopo mi hanno confermato che se mi fossi mosso mi avrebbero finito». Intanto i due banditi sono scappati. João sente il respiro farsi affannoso, sente il sangue che gli sale dai polmoni nella bocca. «Dicevo dentro me stesso: Gesù, ma perché devo morire a trentasei anni, avevo tanto da fare. La  risposta mi è sgorgata dentro così: “io sono morto a 33 anni. Tu hai avuto già tre anni più di me…”».

«Allora mi sono sentito in pace. Ho detto le mie ultime preghiere, ho fatto le mie offerte, e ho chiesto perdono, ma poi ho anche aggiunto: Signore, dammi dieci anni in più. Non so perché ho chiesto proprio dieci anni».

In effetti, il futuro Prefetto dei religiosi riesce a scamparla. I piombini sono rimasti anche nei polmoni e nell’intestino, senza provocare infezioni. Perfino l’occhio si è salvato, con un certo stupore dei medici.

Dopo quell’esperienza, monsignor Braz de Aviz nell’intervista a 30Giorni ricorda di essere anche entrato in un periodo di depressione. «Non riuscivo più nemmeno a uscire di casa. Ne sono uscito solo dopo un anno, piano piano, cominciando col fare piccole cose, ad esempio piccole passeggiate intorno a casa, fin dove mi era possibile. Anche questa specie di paralisi della volontà è stata per me un’esperienza importante, per abbracciare il mio limite e la mia fragilità».

Quando stavano scadendo i dieci anni di “proroga” richiesti, è arrivata la nomina a vescovo. «È come se il Signore mi avesse voluto dire: fin qui tu mi hai chiesto la vita, d’ora in poi quello che viene io ti chiedo di donarlo a me…». Monsignor João Braz de Aviz lo dice ridendo. «Ma intanto – annota il cronista di 30Giorni – il soprassalto dei ricordi gli inumidisce gli occhi.

dal blog Vatican Insider de La Stampa.it


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