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Michele Mangano: vi racconto le sfide vinte e ancora aperte

Si apre oggi il VIII Congresso di Auser presso il Pala Riccione. Il presidente uscente traccia un bilancio del lavoro dell’associazione

di Martino Pillitteri

Presidente Mangano, quali sono i risultati principali del suo lavoro in questi sei anni alla guida dell'Auser?
Sono stati anni positivi per il lavoro dell’associazione. Abbiamo sfondato 300 mila soci e rafforzato l’insediamento organizzativo nelle comunità  attraverso i circoli ma anche con le università della libera età; abbiamo rafforzato il lavoro del Filo d’Argento che ha offerto assistenza a circa 466 mila anziani  superando 2 milioni di prestazioni l’anno; abbiamo svolto un ruolo all’interno del Forum del Terzo Settore e rafforzato il rapporto con i centri servizi del volontariato; abbiamo fatto la scelta di rientrare nella ConVol per un impegno proteso verso il superamento della frammentazione del mondo associativo in particolare quello del mondo del volontariato. E’ ottimo  il  rapporto con le istituzioni tanto è vero che la tessera numero uno del 2013 è stata offerta al presidente Napolitano che l’ha accettata.
E’ una macchina che ha funzionato grazie al grande impegno di 46 mila volontari senza i quali non riusciremmo ad esistere. Dopo 22 anni di vita Auser ha anche assunto una forte identità nazionale.

Qual è l’obiettivo raggiunto che le ha dato maggiore soddisfazione?
La soddisfazione più significativa riguarda la realtà del Filo D’argento. La sua crescita è la prova dell’esistenza di una grande capacità di organizzazione dei cittadini in funzione della solidarietà e dell'assistenza a favore delle persone bisognose. Si tratta di uno spirito unico che si realizza  attraverso le buone pratiche.  

E quello che non è riuscito a raggiungere?
Sono molto amareggiato di non essere riuscito  ad organizzare la giornata nazionale del volontario e dei volontari per riconoscere il loro impegno nel territorio.
E’ un limite che speriamo di superare il prossimo anno. E’ molto importante che il contributo e la dedizione delle volontarie e dei volontari vengano riconosciuti.
Loro ci mettono la passione, il dono, l’esercizio della solidarietà che gli porta si un vantaggio; però riconoscere il loro impegno in una dimensione nazionale è un obiettivo serio che mi rammarica non aver realizzato.

In questo congresso si ridisegna il gruppo dirigente nazionale e l’associazione definirà linee e strategie politiche e organizzative per i prossimi quattro anni. Che consiglio si sente di dare a chi verrà dopo di lei?
Più attenzione alle periferie delle grandi area metropolitane dove più è difficile l’insediamento delle associazioni in generale. Bisogna portare un messaggio di fiducia e di reale sostegno ai bisogni dei giovani, degli anziani e degli immigrati che vivono nelle periferie urbane. E’ lì che ci sono le maggiori contraddizioni, le maggiori pressioni, esclusione e violenze. Per noi è passo strategico. Le grandi periferie sono un punto di prospettiva del nostro futuro insediamento organizzativo ed associativo.
 


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