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L’Italia avrà la sua Social Innovation Agenda

Ad annunciarlo questa mattina a Roma è stato il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo

di Redazione

Da domani si parte, anche l’Italia avrà la sua Social Innovation Agenda. Ad annunciarlo questa mattina a Roma è stato il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo.

«Con questa iniziativa», ha detto il ministro, «intendiamo costruire in modo partecipato, partendo dal basso, un’agenda da lasciare in eredità al prossimo governo sulle domande sociali cercando al contempo di stimolare la nascita di imprese in grado di rispondere in modo innovativo a questi nuovi bisogni».

Il documento di sintesiLa Via Italiana alla Social Innovation Agenda”, presentato da Profumo costituisce un primo quadro d’indirizzo delle attività che l’Italia può mettere in campo nei prossimi anni. Le linee guida del documento sono state illustrate dal think tank per le politiche per l’innovazione del Miur. Partendo dalla raccolta di esperienze italiane e internazionali (come quella di Nesta Uk, una delle migliori pratiche in Europa, e speaker all’evento), gli indirizzi comprendono azioni concrete e obiettivi in materia di politiche pubbliche, nuovi strumenti finanziari legati all’impatto sociale, grandi obiettivi di misurazione dell’impatto, modelli di accelerazione, pratiche inclusive e partecipative per una nuova generazione di servizi pubblici.

Tra le iniziative di ricerca e innovazione particolare rilievo ha assunto l’attenzione dedicata al ruolo “sociale” dell’investimento pubblico in ricerca. Sotto questo profilo, dopo il bando Social Innovation Pon – dedicato alle quattro regioni della Convergenza (Sicilia, Puglia, Campania e Calabria) e la presentazione dei relativi progetti approvati nel giugno 2012 – sono stati selezionati 40 progetti nell’ambito del bando Social Innovation Nazionale, dedicato cioè a tutte le regioni d’Italia, e sempre rivolto ai giovani innovatori con meno di 30 anni.

Le idee selezionate hanno l’obiettivo di offrire soluzioni innovative ai problemi legati alla sicurezza del territorio, l’invecchiamento della società, l’architettura sostenibile, il welfare, la domotica, i servizi della pubblica amministrazione, la salute, la scuola, la gestione delle risorse idriche, il patrimonio culturale, l’ambiente e la mobilità. Il costo complessivo dei progetti è di circa 25 milioni di euro, mentre il costo di ciascuna iniziativa non potrà superare il milione di euro. Le iniziative previste coinvolgeranno 121 soggetti, tra università, enti di ricerca e aziende. L’età media dei giovani innovatori promotori dei progetti è di 27 anni.

Complessivamente, considerando anche il precedente bando rivolto alle regioni Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, il Ministero, a fronte di uno stanziamento di risorse pubbliche pari a 65 milioni di euro, ha attivato in un anno di lavoro ben 97 progetti di Social Innovation, per un costo di circa 75 milioni di euro. I giovani innovatori coinvolti sono stati 430 (età media 27 anni)

Il Miur ha, inoltre, di recente, stanziato ulteriori 7 milioni di euro nell’ambito del Bando Startup, dedicati espressamente al tema della Social Innovation.

Grande attenzione del Miur al ruolo “sociale” dell’investimento in ricerca, perché ogni euro di risorse pubbliche investite può e deve avere un “ritorno”, una ricaduta a livello “sociale”, per contribuire alla soluzione di bisogni e problemi presenti nella società e nelle comunità in cui viviamo. Con questo obiettivo il MIUR ha elaborato i bandi dedicati ai progetti di ricerca nell’ambito delle Smart City, all’interno dei quali hanno trovato posto le specifiche azioni di sostegno alla Social Innovation. L’idea è dare risposta a bisogni sociali attraverso soluzioni innovative e con il coinvolgimento creativo degli stessi utenti, ovvero di coloro che avvertono ed esprimono i bisogni da soddisfare e i problemi da risolvere. Con Social Innovation, dunque, il MIUR ha superato l’approccio verticistico, o calato “dall’alto”, in favore di una moltitudine di idee e iniziative provenienti “dal basso”, dalla società appunto, e dalle esperienze quotidiane dei più giovani. Entrambi i bandi, infatti, sono stati dedicati ed hanno visto protagonisti giovani innovatori al di sotto dei 30 anni, nella consapevolezza che si debbano sostenere e assecondare le energie e la creatività presenti nel Paese, in particolare tra le nuove generazioni.

Le risorse investite con il bando Smart Cities and Communities, e le misure ad hoc destinate ai progetti di Social Innovation, dimostrano l’attenzione riservata dal Governo a questi temi. Iniziative che si aggiungono agli interventi normativi in merito alle “imprese innovative a vocazione sociale”, agli strumenti innovativi di finanziamento (crowdfunding), le iniziative di trasparenza e partecipazione (le consultazioni pubbliche sull’Agenda Digitale) e l’accesso ai dati pubblici (OpenCoesione e Open Data Miur). Così, a partire dalle esperienze realizzate dagli USA – dove il Presidente Barack Obama ha istituito nel 2009 l’Office of Social Innovation – e delle Istituzioni europee, anche l’Italia ha cominciato a tracciare la sua via alla Social Innovation, in quanto espressione di cittadinanza attiva, creatività e organizzazione della società civile, delle comunità online e dell’imprenditoria capace di generare soluzioni innovative alle nuove sfide sociali e ambientali.


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