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Politica & Istituzioni

Cacciari: «Il Pd è una storia finita»

L'analisi impietosa dell'ex sindaco di Venezia anche fra i giovani salva solo Renzi. Bocciati tutti gli altri, da Franceschini a Letta: «Che cosa hanno mai fatto per questo Paese?»

di Redazione

Voce e da sempre attenta e critica verso i democrat, da qualche settimana ospite fisso di Santoro ad Anno Zero, Massimo Cacciari accetta di ragionare con Vita.it (un suo intervento lo troverete anche sul prossimo numero del mensile in uscita venerdì 3 maggio) sul futuro del Pd. E lo fa senza mezzi termini. Dal sui punto di vista il Partito democratico è al capolinea.

Perché?
L’idea di partito democratico era un’idea generosa, che peccava di illusioni illuministiche, ma che non si è mai riusciti a realizzare, perché non si è mai riusciti a fare sintesi di due passati che sono rimasti distanti l’uno dall’altro. Non è stata una fusione freddo, perché non c’è stata nessuna fusione. I suoi dirigenti poi non si sono formati con la lotta sociale e politica, ma nella burocrazia dei due partiti di provenienza. Il risultato è stato una classe politica culturalmente insufficiente.

Senza nessuna eccezione?
Forse l’unico a distinguersi per capacità di immaginarsi un futuro è Renzi. Quanto agli altri, anche i “giovani”,  da Franceschini a Letta, che cosa abbiamo mai detto al Paese? Che idee innovative abbiano messo sul piatto nel corso della loro carriera politica? Io non ho visto nulla, ma proprio nulla.  

Game over, quindi?
Il Pd non ha più futuro, è una storia passata. Finita.

Non sembra dispiacersene più di tanto?
Al contrario: è un fenomeno per certi aspetti drammatico, perché il Pd è l’ultima esperienza politica che porta il nome di “partito” e perché questa eclissi coincide con l’eclissi di un Paese. La nostra “fine dei partiti” ha poco a che fare con quella teorizzata agli inizi degli anni 40 da Simone Weil che prefigurava un esito totalitario. Il destino dell’Italia è l’insignificanza geopolitica. E proprio questa condizione maturata negli ultimi 20/25 anni è la ragione prima dello sfilacciamento del sistema dei partiti. Prima della fine degli anni 80 sarebbe stato inimmaginabile un’Italia senza partiti, perché le grandi potenze non l’avrebbero mai permesso, ora sarà l’esito naturale della nostra condizione di marginalità. Per gestire un paese a sovranità limitata bastano i  cosiddetti movimenti o fenomeni politici alla stregua del perdonismo.


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