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Beni (PD): Sull’Imu al non profit daremo battaglia

«Stiamo provando a modificare il provvedimento del Governo: se non dovessimo riuscirci, presenteremo emendamenti sia in commissione sia in Aula». Ma il deputato democratico e presidente dell'Arci non si acconteterebbe del rinvio: «La legge va cambiata da cima a fondo»

di Stefano Arduini

La partita dell’Imu è forse il primo banco di prova del costituendo intergruppo parlamentare sul Terzo settore che vede fra i suoi promotori il deputato Pd e presidente dell’Arci nazionale Paolo Beni. Vita.it l’ha raggiunto al telefono in queste ore, proprio mentre il governo e la commissione bilancio stanno mettendo mano alla versione definitiva del decreto sul rinvio dell’Imu. Solo pochi giorni fa il Forum del Terzo settore aveva divulgato un comunicato in cui si ricordava come «ogni giorno ci troviamo di fronte alla drammatica realtà di associazioni costrette a chiudere, impossibilitate a proseguire servizi di importanza vitale per tanti cittadini e cittadine. Abbiamo in passato più volte denunciato questa ingiustizia e ci appelliamo oggi al nuovo Governo perché anche le esigenze di migliaia di associazioni, e i benefici sociali che derivano dalla prosecuzione delle loro attività, vengano tenute in considerazione».

Beni, dobbiamo arrenderci all’idea che al non profit venga trattata come le seconde case?
Assolutamente no, proprio in questi minuti stiamo ponendo la questione nelle sedi opportune.

Ci sono speranze concrete: la partita si decide in questi minuti?
L’obiettivo è di aggiungere una riga al passaggio in cui si sospende il pagamento per i beni strumentali delle attività produttive in cui si dica che l’applicabilità si estenda anche alle attività produttive svolte da enti non profit.

Se il tentativo dovesse fallire?
Allora prendo l’impegno a riproporre l’emendamento prima in commissione e poi in Aula. Ma sull’Imu il discorso va esteso.

In che senso?
La legge pone un principio in linea di principio giusto: le attività commerciali pagano, mentre gli immobili adibiti esclusivamente ad attività sociali sono esenti. Peccato poi che nell’interpretazione che a dicembre ne ha dato il governo Monti la definizione di cosa sia attività sociale contrasti con la legislazione civilistica e fiscale del nostro statuto. Per dirne usa: quello che è considerato non commerciale ai fini Ires, lo è per l’Imu. E visto che la norma andrà ripensata da cima a fondo, questo è uno dei punti che metteremo sul banco.
 


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