Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

2 per mille allo Stato. Ecco come funzionerà

Le correzioni in corsa al Ddl governativo. La spesa autorizzata seguirà un percorso tecnico-contabile che prevede 31,4 milioni nel 2014, di 19,6 nel 2015, di 37,7 nel 2016 e di 55,1 milioni a decorrere dal 2017

di Redazione

Il disegno di legge del governo che taglia gradualmente il finanziamento pubblico ai partiti è stato riveduto e corretto prima di essere trasmesso alla Camera. E così, già oggi pomeriggio, la conferenza dei capigruppo potrebbe decidere una sua calendarizzazione insieme ai testi di iniziativa parlamentare (non ultimo quello del M5S). Le correzioni – dopo l’approvazione «salvo intese» in consiglio dei ministri – sono state apportate su richiesta del presidente Enrico Letta: il premier ha insistito per alleggerire il meccanismo del 2 per mille pro partito, ancorandolo esclusivamente alla scelte dei contribuenti e lasciando quindi l’intera torta del «non optato» allo Stato (nuovo articolo 10). Nel testo varato venerdì scorso, invece, c’era scritto che anche in «caso di scelte non espresse la quota di risorse disponibili… è destinata ai partiti ovvero all’erario…». E questo aveva fatto storcere il naso a molti: per cui, è scritto nella relazione, «il contribuente può indicare un unico soggetto cui destinare il due per mille della propria imposta sul reddito; conseguentemente, in caso di scelte non espresse, le risorse disponibili restano allo Stato».

Il ddl Letta-Quagliariello-Franceschini, nella riscrittura seguita dal sottosegretario Filippo Patroni Griffi, ha pure ridotto di 10 milioni all’anno il tetto per la copertura massima del 2 per mille: da 61 a 51,1 milioni (a regime dal 2017). La spesa autorizzata segue comunque un percorso tecnico-contabile molto tortuoso: 31,4 milioni nel 2014, di 19,6 nel 2015, di 37,7 nel 2016 e, appunto di 55,1 milioni a decorrere dal 2017. Nulla di fatto, invece, per il tetto alle elargizioni liberali ai partiti dei privati, che era stato sollecitato, tra l’altro, dal ministro Gianpiero D’Alia («Senza tetto finisce che un magnate si compra tutto»): il limite alle donazioni private, ci tengono a precisare a Palazzo Chigi, non è mai stato preso in considerazione neanche nelle varie bozze esaminate.

Nel testo inviato ieri sera alla Camera c’è anche una norma voluta dal ministro Emma Bonino che si rifà alle storiche battaglie radicali: nella delega al governo (articolo 13), si aprono le porte alla «semplificazione delle procedure per la raccolta e l’autenticazione, anche attraverso modalità telematiche, delle sottoscrizioni necessarie ai fini dello svolgimento di consultazioni elettorali o referendarie». Tra i servizi assicurati ai partiti, oltre alle tariffe agevolate per poste e telefoni, compaiono anche i «canoni agevolati di strutture pubbliche di soggiorno per l’organizzazione di attività formativa a carattere temporaneo o permanente». Sulle sedi fornite dal Demanio, infine, il nuovo articolo 11 contempla soltanto i partiti che non hanno un proprio patrimonio immobiliare: a loro l’Agenzia del Demanio destina «in via esclusiva» locali «a canone agevolato a fronte dell’assunzione dei relativi oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria». E tanto per essere chiari il comma 2 vieta la «sub locazione».

da Corriere della Sera – Dino Martirano


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA