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5 per mille, cari Letta e Lupi dove siete finiti?

Oggi a Roma la presentazione della proposta Bobba-Santerini-Vignali per la stabilizzazione che si fonderà con quella quasi analoga del Movimento 5 Stelle. Sul magazine in edicola venerdì intanto un servizio ricostruisce la genesi della mobilitazione lanciata da Vita e dagli archivi salta fuori una lettera di Letta e Lupi al Corriere dell'aprile 2012

di Redazione

Il dado è tratto. Come auspicato dallo stesso viceministro all’Economia Stefano Fassina, i senatori Luigi Bobba (Pd, primo firmatario), Milena Santerini (Scelta Civica) e Raffaello Vignali questa mattina a Roma presso la sala stampa della Camera dei deputati hanno presentato un progetto di legge per la stabilizzazione del 5 per mille senza alcun tetto di spesa (vd news correlate). All’incontro hanno presenziato, oltre che i rappresentati di alcune delle associazioni del nostro comitato editoriale fra cui  Telethon, Trenta ore per la vita, WWF, Movimento consumatori, Misericordie e Telefono Azzurro anche altri parlamentari fra cui Mario Sberna (Scelta civica) e Giorgio Zanin (Pd).

La proposta però stata saluta con molto interesse anche dal Movimento 5 Stelle come conferma a vita.it la deputata Giulia Di Vita che già qualche giorno fa aveva preso posizione su queste stesse colonne a difesa della norma sulla sussidiarietà fiscale: «La proposta Bobba è molto simile a quella presentata da noi, a prima firma di Giuseppe Brescia: ci potremo lavorare facilmente insieme». Insomma pare proprio che la mobilitazione di Vita e la conseguente petizione (anche qui vedi fra le correlate e l’ampio servizio che potete leggere sul numero del magazine in edicola da venerdì) abbiano già smosso qualcosa.

L’obiettivo dichiarato è quello di centrare il traguardo che al tempo del dibattito sulla delega fiscale con un pizzico di precipitazione gli allora semplici deputati (e animatori dell’Intergruppo per la Sussidiarietà) Enrico Letta e Maurizio Lupi avevano festeggiato – come ha ricordato il nostro direttore nel suo intervento alla conferenza sulla proposta Bobba – con una lettera aperta il 21 aprile 2012 dalle colonne del Corriere Della Sera dal titolo “la rivoluzione del 5 per mille non più precario”. Che vale la pena riprodurre integralmente:

“Caro direttore,

Con la stabilizzazione del 5 per mille, attraverso la delega fiscale, che dovrà essere approvata dal Parlamento il governo Monti ha finalmente reso permanente quello che forse è l’unico strumento di sussidiarietà autentica presente nell’ordinamento italiano. E lo ha fatto nel pieno della crisi più drammatica che le generazioni attuali abbiamo mai attraversato, per uscire dalla quale è indispensabile mobilitare tutte le risorse, tutte le energie, tutte le esperienze migliori a disposizione della nostra comunità nazionale.

La stabilizzazione arriva al termine di un lungo e faticoso percorso portato avanti, di anno in anno, con i governi Berlusconi e Prodi, dall’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà assieme agli amici appartenenti a tutti gli schieramenti tra i quali Ugo Sposetti, Maurizio Gasparri, Ermete Realacci e Gianluca Galletti. All’inizio (era il 2005)  fuori e dentro i palazzi della politica in molti avversarono questa opzione. Per alcuni era il sintomo di una “concezione residuale e caritatevole” del welfare. Altri puntavano il dito contro i contribuenti: non saranno mai in grado di scegliere a chi destinare le proprie risorse. E comunque, aggiungevano, questo tipo di decisioni spetta allo Stato.

Come Intergruppo credevamo, invece, in questa misura tanto da lavorare insieme affinché venisse introdotta dal ministro Tremonti nella Finanziaria 2006.  Certo, forse il 5 per mille era solo una goccia nel mare, ma per la prima volta si dava concreta realizzazione all’idea di sussidiarietà fiscale. Finalmente i cittadini avrebbero potuto scegliere e sostenere ciò che, sul territorio, rispondeva bene (e in certi casi meglio dello Stato) ai propri bisogni. Una vera e propria rivoluzione culturale.

Sapevamo che non sarebbe stato semplice. E infatti in questi anni sono stati diversi i tentativi di cancellarla, di ripristinare lo status quo. Ma non ci siamo arresi e, oggi, possiamo dire che avevamo ragione. Non solo perché il 5 per mille si è rivelato, nei fatti, uno straordinario successo (oltre 2 miliardi di euro distribuiti sul territorio con circa il 60% dei cittadini che, ogni anno, indica in sede di dichiarazione dei redditi la propria preferenza), ma perché siamo riusciti a dimostrare ciò di cui siamo sempre stati convinti: esiste, nel Paese, una ricchezza di opere, nate dalla libera iniziativa di uomini e donne, che svolgono un servizio pubblico.

Ebbene, è giusto che questo punto di forza del sistema Italia venga riconosciuto, valorizzato e sostenuto. E nessuno, più di chi quotidianamente ha a che fare con queste realtà, può farlo. La cosa che ci ha sempre colpito, infatti, è che pur potendo scegliere di destinare i propri soldi ad associazioni importanti e conosciute a livello nazionale, la maggior parte dei contribuenti che usufruisce del 5 per mille sceglie opere che lavorano sul proprio territorio. Che conosce direttamente.

È l’espressione massima della libertà di scelta. Che, oggi, dunque, diventa stabile. Una vittoria che rivendichiamo con orgoglio. Ma non come successo personale. La stabilizzazione del 5 per mille è anzitutto una vittoria per il Paese. Perché con la crisi è fondamentale riconoscere ciò che può permettere alla nostra società di guardare al futuro con speranza, che può aiutare la crescita sul piano sia economico sia sociale. In attesa che con la riforma del lavoro si diano risposte efficaci al problema della precarietà, è senz’altro un’ottima notizia che un “precario” d’eccezione come il 5 per mille abbia finalmente trovato la propria strada. Che è la stessa per cui può passare il futuro dell’Italia”.
 


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