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Un copyright soft per i libri in Braille

L'Organizzazione Mondiale sulla Proprietà Intellettuale ha stabilito che le leggi nazionali sul copyright devono prevedere eccezioni per i libri in formato accessibile ai VIP. Ora tocca ai Paesi adattarsi

di Sara De Carli

Partiamo da due dati. Nel mondo ogni anno vengono pubblicati più o meno 1 milione di libri. Secondo il World Blind Union, però, solo il 5% di essi è accessibile a un non vendente o a un ipovedente. E se in Spagna la biblioteca dell’Organizzazione Nazionale dei Ciechi Spagnoli conta più di 100mila titoli in formati accessibili e in Argentina di altri 50mila volumi, per un totale di 150mila titoli in lingua spagnola che potrebbero benissimo essere condivisi con i 19 paesi di tutta l’America Latina, questo non si può fare perché ogni Paese ha le sue regole nazionali sul copyright e il diritto d’autore. Tant’è che, quando alcune charities che lavorano in cinque paesi di lingua inglese, tra cui il Royal National Institute for the Blind nel Regno Unito e  Vision Australia decisero di tradurre rendere accessibili i libri di Harry Potter, furono obbligati a produrre cinque file master Braille identici per lo stesso libro anziché condividere lo stesso per tutti i cinque paesi, con un evidente spreco di tempo e denaro.

Tutto questo sta per cambiare. A fine giugno infatti l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO), riunitasi a Marrakech, ha stabilito che le leggi nazionali sul copyright vanno riviste, per armonizzare ed espandere le eccezioni previste al copyright e in particolare per facilitare l’accesso ai libri progettati per le persone ipovedenti (in Braille, stampa a caratteri grandi, audiolibri per i ciechi). Tra le altre novità introdotte c’è anche la possibilità di scambio di questi formati attraverso le frontiere, con un’evidenti potenziale esplosione delle occasioni di poter accedere a un romanzo o a un manuale e di conseguenza di divertimento o di educazione. Ad oggi nel mondo ci sono 314 milioni di VIP (visualli impaired people) e  il 90% di essi vive in paesi in via di sviluppo. Secondo WIPO solo 60 Paesi al mondo hanno già leggi sul copyright che prevedono eccezioni e facilitazioni per i libri in formato VIP.

La conferenza diplomatica che ha portato al "Trattato per facilitare l’accesso ai libri pubblicati da parte delle persone ipovedenti" (in allegato) è la conclusione di un dibattito durato oltre dieci anni, in cui ha giocato un ruolo importante anche la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006. Il trattato prevede un “ente autorizzato” per ciascun paese, che definisca i destinatari, vigili sulla distribuzione, scoraggi la riproduzione non autorizzata. Ora tocca a ciascun Paese, inclusa l’Italia, modificare le leggi nazionali per introdurre eccezioni e limitazioni in favore di una maggiore libertà nella produzione di copie di libri in formato accessibile VIP. Dei 129 Paesi presenti  aMarrakesch il 28 giugno, ad oggi 51 Paesi hanno già firmato il trattato: l'Italia, per il momento, non c'è.
 


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