Economia & Impresa sociale 

Indra Perera, imprenditore proveniente dallo Sri Lanka, confermato alla presidenza

Nei giorni scorsi si è svolta l’assemblea congressuale della sezione romana di Cna World che ha visto la riconferma alla presidenza di Indra Perera, imprenditore proveniente dallo Sri Lanka. Che qui, in un'intervista, traccia un bilancio e delinea l'attuale scenario

di Marco Marcocci

Come è nata  Cna World e qual è la sua forza?
Cna World, nata quattro anni fa, è la prima associazione italiana interamente rivolta agli imprenditori stranieri, gestita dagli stessi imprenditori. Oggi Cna World partecipa ai tavoli di concertazione ed è protagonista, come lo sono gli immigrati, ormai riconosciuti come una risorsa per Roma e per il Lazio, tanto da essere inclusi nelle politiche di sviluppo locale.
Quali sono stati i risultati conseguiti in questi anni?
Abbiamo dialogato con le istituzioni e, nello stesso tempo, reso visibile ai romani e alla politica questa realtà. Con le istituzioni abbiamo intrapreso un’intensa attività di relazione. Il nostro è un osservatorio privilegiato per monitorare come l’imprenditoria, costituita da noi immigrati, è cambiata in Italia e a Roma in particolare, e per vederne le prospettive, perché lo straniero che crea impresa vuole mettere radici e avere un futuro per sé e per i propri figli in questo Paese.
La crisi ha colpito indistintamente le imprese. Ma l’imprenditoria straniera vanta dei punti di forza, quali sono?
Nonostante un contesto italiano reso problematico dalla crisi, l’imprenditoria straniera è riuscita a rafforzarsi. I dati parlano chiaro: le imprese straniere sono in forte crescita, sebbene sfoltite da molte partite Iva che nella realtà mascherano lavoro dipendente, e da ditte individuali con titolari stranieri particolarmente colpite dalla recessione. Ma c’è di più: la diminuzione delle ditte individuali è stata compensata (e in parte spiegata) dall’aumento del numero di imprese più strutturate, organizzate ad esempio in società di persone o in società a responsabilità limitata. Il contributo degli stranieri al sistema delle imprese è dunque più che positivo. Gli immigrati sono spinti da motivazioni “forti”: la ricerca di indipendenza, la necessità di sostenere la famiglia, la voglia di valorizzare le proprie competenze per costruire un futuro diverso e migliore.
Qual è il valore aggiunto di appartenere a un’associazione come Cna?
Oggi è più che mai necessario superare le formule associative espressione esclusiva della propria comunità di riferimento. Apparentemente danno forza, ma nella realtà lo straniero che fa o vuole fare impresa si trova senza guida e riferimenti nel dialogo con le istituzioni e un contesto, come quello italiano, molto rigido per normative e leggi. Riferimenti e dialogo che si possono invece trovare in una grande associazione, come Cna, che rappresenta tutta l’imprenditoria ed è anche capace di dare voce, tramite una struttura dedicata, agli interessi e alle esigenze di noi imprenditori immigrati.
Come ci si finanzia per iniziare un attività commerciale e come va sul fronte del credito bancario?
L’accesso al credito è molto limitato per uno straniero che voglia  iniziare una attività in Italia. Le banche non sono in grado di offrire il credito minimo necessario per lo start up di un’ attività commerciale. La maggior parte dell’imprenditoria immigrata si autofinanzia;  riceve aiuti dai propri  parenti e dai connazionali. Un’opzione vantaggiosa per le istituzioni che non hanno l’onere  di dover investire sull’imprenditoria straniera, ma che contribuisce a creare o perpetuare lo schema delle comunità chiuse e auto-riferite e a dar vita a ghetti socio-economici in cui la gestione del denaro le conseguenti rimesse per l’estero avviene al di fuori del controllo  dei canali legali  e ufficiali. Tutto ciò costituisce oggettivamente un danno economico per il Paese e per le potenzialità di integrazione degli immigrati che devono invece essere sensibilizzati sull’importanza e le modalità di utilizzo del sistema bancario per sviluppo socioeconomico del paese d’adozione. La realtà è che  oggi loro sono immigrati, ma domani rischieranno di diventare  cittadini italiani non integrati rischiando di non sentire il senso di appartenenza  in modo profondo e costruttivo, al paese che li ospita. La domande che si porranno è: “Cosa mi avete offerto per realizzare il mio sogno”?"
E le istituzioni? Cosa vi aspettate dai nuovi amministratori?
In passato le istituzioni locali hanno messo a disposizione finanziamenti a fondo perduto per gli stranieri che vogliono creare un’impresa. Non dovrebbero essere iniziative una tantum, ma bisognerebbe dare continuità a questi interventi. Ci auguriamo che la nuova Regione e il Campidoglio lo facciano.
Un aiuto iniziale può bastare?
Dopo la partenza serve l’assistenza. Per un imprenditore iniziare non è tutto: serve un continuo supporto, soprattutto oggi. Noi imprenditori immigrati siamo doppiamente penalizzati per i problemi di tutti e per quelli che riguardano soprattutto noi: ad esempio la corretta comprensione e applicazione della normativa che regola le attività imprenditoriali sotto il profilo burocratico e fiscale. Su quest’ultimo fronte, ad esempio, Cna World ha realizzato una collana di guide multilingua, edite in arabo, cinese, rumeno e inglese.


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