Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Famiglia & Minori

Crisi, calano i bimbi ai nidi

Nell'as 2011/12 per la prima volta sono diminuiti i bimbi iscritti agli asili nido. Calano anche le risorse: 397 euro per bambino, cento in meno del 2004. Servono più sostegni e più flessibilità

di Sara De Carli

L’osservazione empirica lo andava dicendo da tempo: è passata la stagione dei bimbi esclusi dai nidi e delle lunghe liste d’attesa, le famiglie oggi tolgono il figlio dal nido perché la retta costa troppo, perché la mamma ha perso il lavoro e quindi il figlio se lo cura lei, le liste d’attesa si accorciano e i chiamati rinunciano. A marzo una prima indagine esplorativa dell’Istituto degli Innocenti, aveva conteggiato un 20% di rinunce e dimissioni dal servizio. Un allarme esplicito in tal senso era arrivato nei mesi scorsi dal Garante per l'infanzia della Calabria, Marilina Intrieri, che nel primo rapporto sulla condizione dei minori nella sua regione aveva scritto: «Pur essendo in una condizione di copertura dei servizi al di sotto dell’obiettivo europeo [sono al 5%, ndr], a breve la Calabria potrebbero trovarsi nella curiosa situazione che l’offerta esistente, pur non sufficiente, non venga utilizzata appieno, sia per le richiamate difficoltà economiche sia per l’espulsione o il difficile accesso al mercato del lavoro delle donne». Oggi arriva anche la certificazione dell’Istat: «nell'anno scolastico 2011/2012 si registra una drastica contrazione della crescita di spesa (+1,5% nel 2011 rispetto al 2010) e, per la prima volta dal 2004, si assiste ad un calo, anche se molto lieve (-0,04%), del numero di bambini beneficiari dell'offerta comunale di asili nido».

Sono stati 155.404 i bambini di età tra zero e due anni compiuti, iscritti agli asili nido comunali; altri 46.161 usufruiscono di asili nido convenzionati o sovvenzionati dai Comuni. In totale ammontano a 201.565 gli utenti dell'offerta pubblica complessiva. Nel 2011, la spesa impegnata dai Comuni per gli asili nido è di circa 1 miliardo e 534 milioni di euro: il 18,8% di tale spesa è rappresentato dalle quote pagate dalle famiglie, pertanto quella a carico dei Comuni è di circa 1 miliardo e 245 milioni di euro. Fra il 2004 e il 2011 la spesa corrente per asili nido, al netto della compartecipazione pagata dagli utenti, ha mostrato un incremento complessivo del 46,4%. Nello stesso periodo è aumentato del 37,9% (oltre 55mila unità) il numero di bambini iscritti agli asili nido comunali o sovvenzionati dai Comuni. La spesa dei Comuni per bambino è di 397 euro all'anno, contro i 498 euro procapite del 2004: ben cento euro in meno.

La percentuale di Comuni che offrono il servizio di asilo nido sia sotto forma di strutture o di trasferimenti alle famiglie per la fruizione di servizi privati, è passata dal 32,8% del 2003/2004 al 48,1% del 2011/2012; mentre il numero dei bambini tra zero e due anni che vivono in uno di questi Comuni è invece passato dal 67% del 2003/2004 al 77,7% del 2011/2012. Entrambi gli indicatori mostrano, però, una stagnazione negli ultimi due anni di osservazione: rispetto all'anno scolastico 2009/2010 sono diminuiti di 0,2 punti percentuali i Comuni che offrono il servizio e sono aumentati di 0,7 punti percentuali i bambini che vivono in uno di questi Comuni.

All’offerta tradizionale di asili nido se ne affianca una integrativa o innovativa per la prima infanzia, che comprende i “nidi famiglia”, ovvero servizi organizzati in contesto familiare, con il contributo dei Comuni e degli enti sovracomunali. Anche quelli sono in calo: nel 2011/2012, ha usufruito di tale servizio l’1,6% dei bambini tra zero e due anni (erano il 2,2% l’anno precedente). Se servisse aggiungere un dato, la Fondazione Agelli pochi giorni fa ha presentato uno studio sui servizi per la prima infanzia a Torino: dalle tendenze demografiche ci si può attendere un allentamento della pressione sui servizi educativi, con le madri potenziali che diminuiranno del 12% in 15 anni.

Che dire? Lontani come siamo dai celebrati obiettivi di Lisbona, dobbiamo fare retromarcia? No, nuovi nidi e nuovi posti nei nidi servono, perché la diffusione dell’istruzione femminile e una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro potrebbero comunque rafforzare la domanda. Però accanto a questo c’è bisogno anche di sostenere i posti e i servizi che già esistono, ma il cui costo ora le famiglie a fatica riescono a sostenere. E accanto, come suggerisce la Fondazione Agnelli, dare vita a soluzioni più flessibili per orari di apertura e tempi di iscrizione, ricreando quei servizi integrativi  -ludoteche, nidi in famiglia, baby parking – che un welfare tornato a posizionarsi come di emergenza, riparativo, assistenzialista ha praticamente fatto sparire.
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA