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Economia & Impresa sociale 

La svolta del Cnca verso l’impresa sociale

«Dobbiamo costruire nuovi modelli di relazioni che siano anche modelli economici coerenti con i nostri valori e rispettosi dell’ambiente e delle generazioni future», annuncia il presidente don Armando Zappolini

di Redazione

Le associazioni e le cooperative sociali del CNCA sono nate per accogliere persone ai margini o in difficoltà. Ora diventeranno anche laboratori di innovazione per una nuova economia”. La svolta l'annuncia don Armando Zappolini (in foto), presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) al termine dell’Assemblea nazionale organizzata dalla Federazione a Spello. Un appuntamento intitolato “Restiamo umani. Nuovi alfabeti dello sviluppo economico, sociale, ambientale”. “Siamo convinti”, ha spiegato don Zappolini, “che dalla crisi delle organizzazioni impegnate nel sociale non usciremo difendendo i piccoli recinti costruiti in questi anni, bensì incrociando in modo nuovo intervento sociale, sviluppo economico e sostenibilità ambientale.”
 
All’assemblea – a cui hanno partecipato circa 180 persone e oltre 30 relatori – si sono approfonditi proprio questi temi, in quattro diversi workshop su beni comuni e beni pubblici (terra, aria, acqua), green job (riciclo, riuso, energie rinnovabili), housing sociale e bioedilizia, co-working. “Cosa c’entra tutto questo con organizzazioni che si sono sempre occupate di tossicodipendenti e prostitute, persone con sofferenza mentale o con disabilità, minori a rischio e persone senza dimora?”, continua don Zappolini. “Forse lo capiamo meglio se pensiamo alle bare senza nome della strage di Lampedusa, segno tragico ed eclatante del fallimento di un sistema che non si cura della sorte degli esseri umani. Un sistema che, contemporaneamente, sfrutta l’ambiente senza darsi alcun limite. Dobbiamo costruire nuovi modelli di relazioni che siano anche modelli economici coerenti con i nostri valori e rispettosi dell’ambiente e delle generazioni future. Si può produrre acciaio senza avvelenare una città, coltivare verdure senza sfruttare gli immigrati. La rabbia deve farsi denuncia e produrre uno sguardo nuovo che genera esperienze originali.”
 
Ogni partecipante all’Assemblea – come singolo e in rappresentanza della sua organizzazione – ha sottoscritto una “Carta d’impegni” con cui si impegna a realizzare una attività relativa a 11 settori diversi: gruppi di acquisto solidale, agricoltura sociale, raccolta differenziata, riuso/riciclo, energia rinnovabile, trasporto sostenibile, commercio equo e solidale, turismo responsabile e solidale, housing sociale, gestione partecipata di beni comuni, finanza etica. La Federazione monitorerà la realizzazione di tali attività e continuerà a fornire riflessioni e sostegno per favorire questo cambio di prospettiva.


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