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Cooperazione & Relazioni internazionali

Zero euro per le adozioni internazionali

Nessun finanziamento per la CAI per il 2013/14: «la situazione è drammatica», dicono gli enti riuniti in assemblea plenaria autoconvocata. A rischio anche i rimborsi alle famiglie. E in vista della scadenza di mandato della dottoressa Bacchetta tracciano l'identikit del futuro vicepresidente

di Sara De Carli

Si sono ritrovati in 44 su 62, venerdì 11 ottobre a Roma. Dopo l’incontro milanese di settembre, gli enti autorizzati alle adozioni internazionali si sono riuniti per la seconda volta in una sorta di “assemblea plenaria autoconvocata”, visto che né il ministro Riccardi né il ministro Kyenge li hanno mai chiamati tutti insieme, nonostante le ripetute richieste ufficiali degli enti. Si tratta ormai di due anni, che peraltro sono stati particolarmente difficili per il sistema, a cominciare dal -23% delle adozioni segnato nel 2012 (il consueto report semestrale quest’anno non è stato pubblicato) e dalla chiusura di diversi Paesi (l’ultimo la Repubblica democratica del Congo). Anche la Commissione voluta dal ministro Cancellieri a fine luglio, che dovrebbe entro sei mesi stendere delle proposte per rilanciare le adozioni nell’ottica della semplificazione, ad oggi non si è mai riunita e le voci di corridoio dicono che non avrà alcun seguito. Gli enti così hanno avviato un percorso di confronto partecipato sul sistema italiano delle adozioni internazionali, che ha coinvolto mano a mano sempre più soggetti.

Il primo appello uscito dall’assemblea di venerdì riguarda i finanziamenti: «per il 2013 non c'è un euro per l’attività della Commissione adozioni internazionali», denuncia Pietro Ardizzi, portavoce del coordinamento Oltre l’adozione. «Il budget per il 2013 non è ancora disponibil e se non si interviene nella legge di stabilità non ci sarà un soldo nemmeno per il 2014», gli fa eco Gianbattista Graziani, portavoce del coordinamento CEA. La situazione è drammatica, la commissione non ha fatto missioni all’estero e ha dovuto sospendere per mancanza di fondi anche diversi incontri: «capiamo una riduzione dello stanziamento, ma quella attuale è una situazione drammatica, di totale dimenticanza. Per questo lanciamo un immediato grido di allarme», continua Ardizzi.  Mentre Graziani aggiunge che «è incerto anche il rimborso delle spese sostenute dalle famiglie per l'adozione [fino al 50% delle spese certificate dagli enti, in relazione al reddito, ndr]: infatti ad oggi non è ancora uscito il decreto per chi ha adottato nel 2012, gli altri anni usciva molto prima. Immaginiamo che sia perché non c'è finanziamento», dice.

Il secondo appello riguarda il governo della Cai: un presidente ufficialmente c’è, il ministro Cècile Kyenge, ma per il momento di adozioni internazionali si è occupata pochissimo. Il vicepresidente, Daniela Bacchetta, è invece vicina alla scadenza del suo secondo mandato e una buona metà degli enti ha scritto a Letta per chiedere «continuità»: abbandonata l'ipotesi di un “Bacchetta-tris” (che pure qualcuno ha proposto), si parla ora di un prolungamento di 6-10 mesi del suo mandato e senza dubbio dell'assoluta necessità di individuare una persona «che il giorno dopo la sua nomina sia in grado di sedersi al tavolo della Cai e metetrsi al lavoro: non possiamo permetterci il lusso di aspettare che il nuovo vicepresidente conosca il mondo delle adozioni», sintetizza Graziani. Nomi per i successori nella riunione di venerdì se ne sono fatti diversi, ma nessuno si sbilancia: l’identikit invece del futuro vicepresidente della Cai dovrebbe essere quello – dice Ardizzi – di una figura «competente sul tema adozioni, con esperienza, con conoscenza della macchina statale, con capacità organizzative e manageriali».

In una seconda parte dell’incontro gli Enti hanno analizzato la proposta di legge di modifica della legge sulle adozioni (Caruso e Chaouki): «ci sono molti dissensi, in particolare sulle modalità indiviuate da quella proposta per realizzare il ridimensionamento degli enti. Tutti siamo consapevoli della necessità di arrivare a una riduzione, ma attraverso un innalzamento della qualità e dei servizi, perché tutti gli enti grandi e piccoli sono una risorsa», spiega Ardizzi. Da sostenere sarebbe invece la riorganizzazione degli enti autorizzati, con degli incentivi a collaborazioni, fusioni e intese: «Gli enti autorizzati, chi più chi meno, sono tutti in sofferenza. La nostra unica entrata viene dai conferimenti di mandati, se questi calano è ovvio che siamo in difficoltà, con il rischio di veder nascere una competizione fra enti, contraria all'etica. Intese e collaborazioni sono come dei piani di ristrutturazione industriale, vanno incentivati anche economicamente», dice Graziani.

Gli Enti autorizzati continueranno a riunirsi «in maniera autogestita e autofinanziata» e a lavorare su due fronti: il modello di ente autorizzato e la ristrutturazione della CAI. L'obiettivo è arrivare a inizio 2014 con delle proposte, con cui iniziare a "dare battaglia".


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