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Economia & Impresa sociale 

Prestiti agevolati al non profit. La nuova ricetta di Banca Intesa

L'istituto di credito lancia un bond che consentirà finanziamenti alle onp a tassi fra l'1 e il 2% in meno rispetto alle medie di mercato. Intervista all'amministratore delegato di Banca Prossima, Marco Morganti

di Redazione

Si chiama “Serie speciale Banca Prossima” ed è un titolo obbligazionario molto particolare: da una parte assicura agli investitori un ritorno sicuro, dall’altra va a costituire un fondo che l’istituto emittente – Intesa San Paolo – metterà interamente a disposizione di Banca Prossima (la sua controllata che si occupa di Terzo settore) per sostenere le organizzazioni non profit nell’accesso a finanziamenti a tassi inferiori a quelli di mercato. I dettagli dell’operazione (il collocamento terminerà il 6 dicembre) li spiega l’amministrazione delegato di Banca Prossima Marco Morganti in questa intervista, che anticipa i temi del convegno “I Social Impact Bond: La Finanza al Servizio dell'Innovazione Sociale?” organizzato da Fondazione Cariplo (venerdì 8 novembre dalle 14.30 alle 17.30 presso la Sala Convegni, in Piazza Belgioioso 1, a Milano, nell’ambito della Settimana dell’Investimento Sostenibile e Responsabile).

Perché un risparmiatore dovrebbe essere interessato a questo prodotto?
All’obbligazionista noi proproniamo un rendimento del 2% lordo che è circa un punto percentuale più basso della media di mercato, ma più o meno sui livelli di investimenti che possono vantare una sicurezza pari a quella che garantiscono bond emessi da una realtà come Banca Intesa. Poi c’è il secondo aspetto: il sottoscrittore ha la certezza che il prestito che ci concede verrà interamente investito in realtà non profit. L’istituto non trattiene nemmeno un centesimo a copertura dei costi gestionali.

A fronte di una raccolta a così basso costo, a quali tassi concederete prestiti alle non profit?
Da uno a due punti in meno rispetto ai prezzi che pagherebbe sul mercato. L’entità esatta dipenderà dal rating del richiedente e dalla durata del finanziamento: minore sarà la durata, maggiore sarà il vantaggio finanziario per l’organizzazione. In ogni caso rimane il principio in base al quale tutto quello a cui rinuncia il sottoscrittore del bond in termini di interessi va a vantaggio del Terzo settore. E questa è la novità di un modello assolutamente innovativo ben diverso da quelli che alla sottoscrizione di un’obbligazione tradizionale ancorano una donazione alle onlus. Banca Prossima fa prestiti, non donazioni.

Che aspettative avete su questo prodotto?
La capogruppo ci ha concesso un “budget” importante che può arrivare a 300 milioni di euro nell’arco del prossimi 12 mesi. Molto però naturalmente dipenderà dalla risposta che darà il mercato.

Pensate in qualche modo di legare il via libera al prestito alla misurazione dell’impatto sociale delle attività dei beneficiari?
Ci piacerebbe farlo, ma in Italia non esiste ancora uno strumento del genere. Quando lo avremo a disposizione certamente lo utilizzeremo. Visto che su 1,7 miliardi di euro impegnati da Banca Prossima, il 70% lo è senza garanzie, possiamo dire che già oggi per noi la fiducia sull’impatto che le associazioni sostenute hanno sui territori è un indicatore fondamentale. Certo, è ancora empirico. E non vi è dubbio che il meccanismo dei social impact bond anglosassoni è molto interessante e anche “furbo”. Il garante, lo Stato in questo caso, infatti  non solo riconosce al sottoscrittore solo una quota del risparmio che gli proviene dall’intervento sociale, ma lo fa esclusivamente sui risparmi diretti (per esempio il costo del mantenimento di un carcerato) e non su quelli indiretti (per esempio il fatto che un detenuto che non torna a delinquere aumenta il tasso di sicurezza del quartiere).
 


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