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Addio salario minimo, ecco il “reddito per respirare”

In Svizzera si discute se introdurre un reddito garantito per tutti, senza distinzione tra ricchi e poveri, per eliminare la miseria ma anche "stimolare la creatività" di chi non ha bisogno di soldi. E intanto anche negli USA il tema smette di essere un tabù

di Gabriella Meroni

Al New York Times l'hanno battezzato più o meno "lo stipendio per respirare", e gli hanno dedicato un lungo articolo: si tratta di un possibile, futuro "reddito minimo" di cui si discute in Svizzera, e a favore del quale sono state presentate 125mila firme. Non pensate però a niente che abbia a che fare con la sussistenza o la povertà: la richiesta dei promotori è molto più semplice, e parla di un vero e proprio salario che lo stato elvetico dovrebbe corrispondere a ciascuno degli otto milioni di abitanti. Banchieri, industriali, miliardari e ricconi vari compresi. 
Una provocazione? Niente affatto, anche se a lanciarla è un artista di orignie tedesche, Enno Schmidt, non nuovo a simili iniziative a favore del reddito minimo garantito. Il New York Times però non  giornale da dedicare colonne a idee balzane, e infatti intervistando Schmidt emerge quanto meno la ratio del provvedimento: fornire ai poveri e ai disoccupati (perché ci sono anche in Svizzera) la dignità che meritano, ma soprattutto dare "una marcia in più" a chi non avrebbe bisogno di denaro. Ed ecco gli esempi: con uno stipendio extra qualcuno potrebbe decidere di lavorare di meno, e fare del bene al prossimo; qualcun altro di mettere su un'attività imprenditoriale, anche piccola; altri svilupperebbero la creatività o migliorerebbero il proprio quartiere, la scuola dei figli, l'ambiente circostante.
Utopie? Forse. Ma forse la vera notizia è che anche negli Stati Uniti, terra un tempo del liberismo selvaggio, sono sempre di più gli economisti che non considerano più l'ipotesi del reddito minimo come fantascienza. Anzi, c'è chi si spinge a dire che una misura del genere a favore dei poveri sarebbe meglio dei tanti, troppi programmi a favore dei meno abbienti che si intrecciano e a volte si sovrappongono; tra buoni alimentari, sussidi per l'affitto e voucher "un padre di famiglia deve girare decine di uffici e compilare altrettanti moduli, quando con un salario minimo garantito potrebbe cavarsela da solo". Oltre, magari, a far girare l'economia, ma qui siamo tornati al liberismo, tanto è vero che il principale sostenitore di questa tesi è il politologo ultraconservatore Charles Murray, che propone di cancellare il welfare statale e garantire, invece, 10mila dollari l'anno a chiunque sia "americano, con più di 21 anni, con la fedina penale pulita e un cuore battente".
 


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