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Famiglia & Minori

Asili nido: un miliardo per appena 55mila nuovi posti

Presentato oggi il monitoraggio annuale del Piano Nidi. Stanziati quasi mille milioni, non tutti sono stati utilizzati. Così in questi anni nati solo 55mila posti in più, ancora troppo pochi. Mentra la spinta propulsiva del Piano si va arrestando.

di Redazione

Il Dipartimento per le politiche della famiglia di Palazzo Chigi e il ministero del Lavoro e delle politiche sociali presentano oggi l’annuale monitoraggio sul piano straordinario dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, avviato nel 2007). Un seminario quasi deserto, a cui non sono stati presenti nemmeno ministri o sottosegretari, seguito dall’agenzia Public policy. Che ha messo in fila i dati e "scoperto" che dal 2007 ad oggi per il piano straordinario per i servizi rivolti alla prima infanzia sono stati stanziati – fra Stato e Regioni – mille milioni di euro, che hanno prodotto solamente 55mila nuovi posti. In pratica più 18mila euro per ogni nuovo bambino, quando poi il costo medio ora/bambino di servizio erogato è pari a € 4,5 per i servizi.

Ecco i dati in fila. Dal 2007 ad oggi, all’interno di tale piano, sono stati creati circa 55mila nuovi posti nei servizi socio-educativi per la prima infanzia: i posti sono passati dai 234.703 del 2008 ai 287.662 al 2012, per una percentuale di copertura che passa dal 14,8% al 19,7%. Ben lontani ancora da quel 33% indicato come obiettivo per il 2010.  Il piano straordinario triennale previsto nella Finanziaria del 2007 aveva destinato 446 milioni e 462mila euro per lo sviluppo dei servizi. Nel 2010 vennero trovate altri 100 milioni di euro, nel 2012 sono stati ripartiti 25 milioni del Fondo per la famiglia a favore delle Regioni, mentre 45 milioni vennero destinati allo sviluppo del sistema integrato dei servizi per la prima infanzia. In sostanza, dal piano triennale del 2007 fino al 2012 i servizi per famiglia hanno avuto 616 milioni di euro, cui si sono aggiunti oltre 300 milioni di cofinanziamenti regionali.

Le risorse statali, spiega il rapporto, sono state tutte impegnate dal dipartimento ma non sono state tutte assegnate, "in quanto le procedure per l'erogazione dei finanziamenti, diverse per le diverse intese, prevedono che le Regioni ne facciano richiesta al Dipartimento programmandone preventivamente la destinazione con atti regionali, d'intesa con le autonomie locali". A oggi sono stati erogati alle Regioni e alle Province autonome 551 milioni di euro, fondi che "sono dunque a disposizioni dei territori per raggiungere l'obiettivo di incrementare i posti per la prima infanzia". Al 30 settembre 2013 rimangono da erogare circa 30 milioni alla Campania. Tredici Regioni hanno fatto richiesta al dipartimento accompagnando la domanda dagli atti programmatori e sono: Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Calabria, Umbria, Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Le restanti 6 regioni, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Valle D'Aosta, Marche, Trentino Alto Adige e Toscana, non hanno ancora avviato i necessari atti programmatori e non possono quindi ancora utilizzare 8 milioni e 955mila euro. Come sempre, l’Italia che emerge va a due velocità. Svetta in classica l'Emilia Romagna con una copertura del 31,2%, mentre i fanalini di coda sono la Calabria con il 6% e la Sicilia con il 5,1%.

Nell’ultimo anno per la prima volta dal 2004, si assiste ad un calo, anche se molto lieve (-0,04%), del numero di bambini beneficiari dell'offerta comunale di asili nido. Aldo Fortunati spiega così il trend: «i Comuni hanno difficoltà a garantire la copertura dei costi di gestione dei servizi provocando un rallentamento nel dato della loro potenzialità ricettiva; per altro verso le famiglie, che hanno visto diminuito il loro potere di spesa, esprimono difficoltà a reggere il contratto definito per la frequenza del nido e, sia nel caso di un servizio privato (che in generale ha una retta più alta) che anche nel caso di un servizio pubblico, si ritraggono, rinunciando al posto ottenuto già al momento dell’accettazione del posto o dimettendo in corso d’anno il proprio bambino dalla frequenza».

Nell’Introduzione del Rapporto si scrive che «nonostante l’impegno profuso, rimangono criticità degne di attenzione: ancora oggi i tassi di accoglienza dei nidi e dei servizi integrativi per la prima infanzia rimangono bassi (19,7%), con qualche eccezione per alcune Regioni del Centro-Nord. Nel corso del tempo, si è cercato di arginare tale problema mettendo in campo altre opportunità che, tuttavia, lasciano aperte numerose perplessità (pensiamo in questo caso soprattutto agli accessi anticipati alla scuola dell’infanzia da parte di bambini ancora molto più piccoli di quelli cui tale servizio educativo è originariamente destinato) […]. Queste criticità – unite al fatto che le iniziative straordinarie del “Piano nidi” iniziano a esaurire la loro spinta propulsiva, lasciando privi di garanzia di copertura e dunque anche di garanzia di stabilità gli investimenti realizzati, sempre più esposti, per le crescenti difficoltà della finanza locale, al rischio di passi indietro sia nella quantità che nella qualità – evidenziano la necessità che non venga meno ma anzi si confermi e consolidi un intervento da parte del Governo a sostegno di servizi fondamentali (così peraltro li qualifica il disegno di riforma federalista) non solo per i bambini ma anche per lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese».
 


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