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A Napoli per dire basta all’apocalisse ambientale campana

Scrive Pasquale Iorio, referente del Circolo Vita di Caserta, «la gravità della situazione e l’urgenza di dare risposte efficaci, troppo a lungo rimandate, richiede uno sforzo congiunto di tutti affinché nella Terra dei Fuochi si possa finalmente archiviare una lunga e drammatica stagione»

di Pasquale Iorio

La manifestazione di sabato 16 novembre 2013 a Napoli raccoglierà e darà voce ai movimenti di indignazione e di proposta delle popolazioni dell’area metropolitana di Napoli: per dire basta all’apocalisse che ha distrutto intere aree di quella che una volta si chiamava Campania Felix.

Dopo decenni di ignavia ed incompetenza da parte delle istituzioni e degli organi di governo – spesso corrotti o collusi con la camorra – i cittadini e il mondo del terzo settore, della scuola e della cultura, ma anche delle forze sane del mondo de lavoro e delle imprese, scendono in campo in prima persona. Ormai è un susseguirsi di manifestazioni: sabato scorso a Caserta vi è stata una delle più imponenti della storia di Terra di Lavoro, che faceva seguito a quelle di Aversa, di Capua, di Maddaloni, di Caivano, di Acerra, di Giguliano e tante altre iniziative.
 

 

Il vero e proprio disastro ambientale che si sta consumando alla luce del sole tra le province di Napoli e Caserta, nella Terra dei Fuochi ormai simbolo e paradigma dei traffici illeciti di rifiuti e dell’estrema pericolosità dell’ecomafia, rappresenta un attentato all’ambiente, alla salute dei cittadini e allo sviluppo del territorio. Le responsabilità che vengono da un passato trentennale, sono enormi e intrecciano i rapporti tra imprenditoria del Nord, camorra e politica: a partire dal 1988-89, cominciarono in larga scala i traffici illegali Nord-Sud, con le loro devastanti conseguenze.

La gravità della situazione e l’urgenza di dare risposte efficaci, troppo a lungo rimandate, richiede uno sforzo congiunto di tutti affinché la Terra di fuochi possa finalmente archiviare una lunga e drammatica stagione. Quanto è accaduto deve rappresentare anche una lezione per il Paese, da cui trarre adeguati insegnamenti. La mobilitazione popolare – oltre alla denuncia –  si deve trasformare in proposta e progetto politico, di cui le amministrazioni locali e il governo nazionale devono farsi carico, mettendo in campo con urgenza una risposta concreta.  

È stato calcolato che dall’inizio degli Anni 90 il clan dei Casalesi ha scaricato in Terra dei fuochi 800 mila tonnellate di rifiuti fuorilegge. Di queste, 30 mila tonnellate di scorie sono targate Acna di Cengio, l’azienda Coloranti Nazionali e Affini attiva fino al 1999. Il resto porta i nomi di note aziende del Nord d’Italia.

Eppure, secondo il commissario regionale alle bonifiche, Mario De Biase, ex sindaco di Salerno, «dalle analisi finora effettuate nei 2 mila ettari dell’area ex Resit (una discarica da 58 mila metri quadrati) è risultato che l’acqua dei pozzi è contaminata ma non ha raggiunto frutta e verdura, che sono rimaste sane». Dei 5 mila siti in cui sono stati effettuati ulteriori prelievi, ha aggiunto il commissario, «pochi sono risultati contaminati». I dati, dunque, appaiono tranquillizzanti? «Sì, ma è ovvio», ha concluso De Biase, «che in queste aree e in quelle adiacenti alle discariche sarà opportuno non coltivare più nulla e incentivare produzioni no food come la canapa o altro».

I ritardi (e gli sprechi) nelle bonifiche appaiono imbarazzanti: esiste in Campania un piano regionale per le bonifiche, che ha accertato 183 siti contaminati e ne ha indicato altri 3 mila da analizzare. Ma si procede a passo di lumaca. Di piani di smaltimento e di messa in sicurezza delle ex discariche non c’è traccia: finora, è partita solo quella sulla ex Resit nel Giuglianese e aree circostanti. Una goccia, nel mare dei veleni. Ha detto Antonio Giordano, scienziato della Temple University di Filadelfia: «Sia chiaro: 20 chilometri quadrati di territorio tra Napoli e Caserta sono da considerare ormai morti». E poi, polemico: «Il commissario alle bonifiche De Biase ha assicurato che lì frutta e ortaggi sono sani? Sarà anche vero, ma io non li mangerei».

Insomma, per chi governa il territorio più devastato d’Italia al primo posto sembra essere non la tutela della salute della popolazione ma la salvaguardia della produzione agricola, «che riguarda il 52% della superficie e – unico settore non in declino – ha incrementato le esportazioni del 4.3%». Se crollasse il comparto…

Nel suo dossier Legambiente parla esplicitamente di “ecocidio”. Ma nello stesso tempo vengono avanzate e discusse alcune proposte specifiche basate sulla trasparenza dei dati e sulla riconversione del territorio, sulle tutele e i diritti, a partire da quello alla salute:

 

  • rendere pubblica e aggiornare l’attività di mappatura e censimento dei siti contaminati;
  • avviare una sistematica e puntuale attività di campionamento ed analisi dei prodotti ortofrutticoli ed alimentari per valutare l'eventuale trasferimento di inquinanti ambientali negli stessi; 
  • reperire risorse e predisporre strumenti certi ed efficaci per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate, in particolare per consentire la realizzazione in surroga degli interventi nei siti di proprietà privata per i quali non sia possibile risalire al responsabile dell'inquinamento;  avviare in tempi rapidi il Registro Tumori della Regione Campania;
  • individuare un piano sanitario pubblico specifico per le zone colpite dagli sversamenti e dichiarate ad alto rischio di tumori, anche al fine di informare la popolazione su precauzioni da osservare; 
  • definire strumenti procedurali concreti al fine di consentire l'effettivo esercizio del diritto di risarcimento del danno ambientale;
  • sostenere una rete di aziende e soggetti pubblici  che promuovano e difendano la Campania pulita; predisporre un piano di riconversione delle aree contaminate basato sulle tecniche no food e sulla fitoremediation perseguendo una giustizia sociale e ambientale in Campania;
  • introdurre nel Codice Penale i delitti contro l’ambiente, così da consentire alle forze dell’ordine e alla magistratura di prevenire e reprimere in maniera più efficace i fenomeni d’illegalità e criminalità ambientale;
  • rafforzare l’attività di controllo e presidio del territorio, coinvolgendo, nelle giuste forme, anche la popolazione.

E non ultimo, si ritiene necessario approvare quanto prima il Piano Regionale Bonifiche e il Piano Regionale Rifiuti Speciali e rivedere il Piano Regionale Rifiuti Urbani di recente approvato affinché sia reso adeguato alle esigenze di tutela dell'ambiente e della salute.

Va segnalato che in un recente convegno tenuto ad Aversa, Libera, Legambiente e movimento sindacale ritengono sia fondamentale mettere in campo due strumenti fondamentali:

1 – un Osservatorio Indipendente che metta in rete associazioni, consorzi, agricoltori, movimenti, comitati, intellettualità diffuse, cooperative sociali, economisti, ricercatori, medici, giuristi, ingegneri, studenti, singoli cittadini. Tale Osservatorio avrà la funzione di essere uno strumento di servizio ai movimenti di questi mesi nella verifica sui territori del lavoro attorno alle bonifiche, d’indagine e inchiesta sociale sui territori, di proposta politica ed economica concreta.

2 – un Laboratorio per la Terra Felice, che abbia lo scopo di mettere in rete buone pratiche politiche e sociali sviluppate in questi mesi; un laboratorio che abbia la funzione di valorizzare, diffondere e moltiplicare le pratiche e le esperienze, che sono già in campo da anni, che rappresentano la vera alternativa alla gestione criminale del territorio campano. 

A queste proposte si accompagnano le esperienze degli agricoltori che, rifiutando gli sversamenti sui propri appezzamenti e, talora, i facili guadagni, hanno curato con professionalità e dedizione i fertili terreni campani; cosí come le esperienze delle cooperative sociali che sono nate sui beni confiscati alla camorra per restituire alla legittima destinazione d'uso i terreni agricoli; ma anche le lotte del lavoro che servono da riferimento e monito sul diritto alla salute; le tante esperienze di volontariato che in questi anni, attraverso l'impegno sociale e civile, sono state sentinella e mentore nei nostri territori.

La gravità della situazione e l’urgenza di dare risposte efficaci, troppo a lungo rimandate, richiede uno sforzo congiunto di tutti affinché la Terra dei Fuochi possa tornare ad essere di nuovo Campania Felix: Terra Felice.

 

Pasquale Iorio,
Referente Circolo Vita Caserta

 


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