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Welfare, volontariato, disagio: la ricetta del “compagno G”

L'ex tesoriere del Pci, condannato a tre anni per finanziamento illecito ma dichiaratosi sempre innocente, è da anni amico della Fict, che l'ha intervistato sui temi sociali. Ecco come secondo lui si dovrebbero aiutare le organizzazioni non profit che combattono povertà ed emarginazione

di Gabriella Meroni

Si parla tanto di condannati eccellenti, da Silvio Berlusconi e i tanti inviti delle associazioni a trascorrere da loro l'eventuale periodo di affidamenti ai servizi sociali, agli ex detenuti di Mani Pulite, che in tanti hanno deciso di dedicarsi al non profit: l'ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, per esempio, da anni presidente della Favo-Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, o il finanziere Sergio Cusani, impegnato nel recupero dei detenuti attraverso una Fondazione intitolata alla memoria dei genitori.
Meno eclatante, ma ugualmente significativa, la parabola sociale di un altro condannato eccellente di Mani Pulite, Primo Greganti, il famoso "compagno G", che patteggiò (pur dichiarandosi innocente) tre anni di carcere  per corruzione e finanziamento illecito al Pci-Pds. Greganti ha infatti incontrato, in seguito alla propria vicenda giudiziaria, una comunità aderente alla Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche). E proprio la Fict sul proprio sito lo ha intervistato, e Greganti, da ex amministratore, mostra di avere le idee chiare su come aiutare le organizzazioni sociali a svolgere al meglio il proprio lavoro: "Alle strutture che si occupano del disagio vanno messe a disposizione risorse necessarie", dice Greganti a  Elisabetta Piccioni. E anche se riconosce "le difficoltà finanziare del momento", auspica che l’impegno dello stato debba e possa avvenire "in forme nuove".
"Parlo della quantità di strutture pubbliche e private abbandonate dalla economia di mercato perché non più utilizzabili per scopo di lucro o profitto, ma che potrebbero essere utilizzate socialmente", spiega Greganti, "parlo di ex caserme di terreni demaniali improduttive; parlo di aree private sulle quali si pensava in passato di fare speculazioni immobiliari, ma che oggi il mercato non ritiene più conveniente; parlo di una quantità di aree e strutture private e pubbliche, abbandonate al degrado con notevoli costi di sicurezza e ordine pubblico: potrebbero essere recuperate, risanate, bonificate e con appositi piani di riutilizzo messe a disposizione di un impiego sociale".
Quanto a chi potrebbe realizzare un'impresa di così vasto respiro, l'ex compagno G non ha dubbi: "La Fict con i suoi oltre 50 mila contatti con il mondo del disagio con le decine di strutture e una presenza articolata su tutto il territorio nazionale ha sicuramente tutti i requisiti per potersi occupare anche di nuove sfide", dice, ma "ovviamente non va lasciata sola: stato, associazioni, amministratori locali, volontari, devono lavorare congiuntamente. Solo così possono essere utilizzate in un circuito virtuoso  risorse umane e materiali oggi abbandonate, inutilizzate e condannate ad aumentare il degrado e le problematiche sociali che ne conseguono".
L'intervista completa si trova qui 
 


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