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In farmacia medicine e diritti

Più di 350 hanno risposto all'appello della Fondazione Francesca Rava e raccoglieranno medicinali da banco a uso pediatrico e prodotti "babe care"

di Redazione

In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia, verrà organizzata in più di 350 farmacie (a fondo pagina, il link con la lista delle aderenti) una raccolta di farmaci da banco a uso pediatrico e prodotti babe care come termometri, pannolini, garze, cerotti, biberon.
 
La Giornata celebra in tutto il mondo l’anniversario della firma della Carta dei Diritti dell’Infanzia,  approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989.
 
La Fondazione Francesca Rava -che rappresenta in Italia l’organizzazione umanitaria internazionale N.P.H. Nuestros Pequeños Hermanos– vuole ricordarlo  con un'azione di sensibilizzazione e aiuto concreto a migliaia di bambini in Haiti, nei Paesi molto poveri dell'America Latina e anche in Italia.
In ogni farmacia aderente saranno presenti due volontari della Fondazione che distribuiranno ai clienti la Carta dei Diritti dell’Infanzia (scritta, per l’occasione, con un linguaggio semplice a misura di bambino)
 
Quali sono questi Diritti? Quello alla vita e ad una famiglia, minacciato anche in Italia dalla crescente emergenza sociale dell’abbandono neonatale. A fronte di questa emergenza, la Fondazione Francesca Rava e KPMG hanno ideato ilprogetto nazionale di tutela ninna ho, che ha lo scopo di informare le madri in difficoltà sulla possibilità di partorire in anonimato e prevede l'installazione di culle termiche presso un network di ospedali distribuiti in tutta Italia.
 
Tutti i prodotti che verranno acquistati e contestualmente consegnati ai nostri volontari saranno inviati nelle Case orfanotrofio N.P.H. in Haiti e in America Latina, o consegnati a enti non profit che si occupano di infanzia in condizioni di disagio, in varie città italiane.
 
L’iniziativa ha il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Comune di Milano, Roma, Verona e di Federfarma. È stata realizzata in collaborazione con KPMG e Vita media partner.
 
 
Abbiamo scambiato alcune battute con Silvia Valigi, responsabile Marketing e Comunicazione della Fondazione
 
 
Quando è nata la Fondazione Rava in Italia?
«È nata nel 2000, dopo la scomparsa di Francesca per un incidente stradale. La sorella Maria Vittoria, che nella vita era intenzionata a intraprendere strade diverse, ha sentito il bisogno di proseguire l’opera sensibilizzatrice di Francesca. Il caso ha voluto che N.P.H  volesse aprire un ufficio di raccolta fondi in Italia». 
 
Quali sono i risultati di cui andate più orgogliosi dopo quattordici anni di Fondazione?
«La possibilità di aiutare questi bambini che sono cresciuti nelle case N.P.H: erano entrati bebè e oggi sono diventati quasi adulti insieme a noi; la costruzione dell’ospedale pediatrico Saint Damien; due centri per bambini disabili; le trenta scuole di strada dove sistemiamo i 10.000  che vanno a scuola, e ricevono un pasto ogni giorno; tre orfanotrofi di cui due nati con i fondi arrivati dall’Italia. Poi l’inaugurazione di un nuovo gruppo di case sempre ad Haiti: stiamo strappando spazio alle baracche e costruendo per le famiglie della comunità. Maria Vittoria è appena tornata da lì: ha partecipato all’inaugurazione di 22 case, abbiamo consegnato le chiavi alle donne –anche ad Haiti, sono loro a reggere le redini della famiglia».
 
Cosa comunicano gli occhi dei bambini haitiani?
«La cosa che più stupisce è che nell’incredibile povertà riescano a sorridere. Eppure ci sarebbe di che piangere: le morti silenziose per fame e per sete non fanno più notizia. Quindi la voglia di riscatto di fare nel loro paese: cresciuti nell’orfanotrofio, i ragazzi hanno assorbito i valori della comunità. E poi la soddisfazione di vederli lavorare dopo che gli abbiamo insegnato un mestiere: i 10.000 panini al giorno prodotti a Francisville non vengono dall’Italia, ma sono prodotti da loro (così come le tonnellate di pasta, le uniformi, i banchi di scuola etc) ».
 
L’amicizia con Martina Colombari (nella foto, n.d.r.), testimonial della Fondazione, come è nata?
«Martina Colombari (in allegato il ha partecipato a una serata di raccolta fondi, si è entusiasmata ai nostri progetti e ci ha chiesto se c’era l’opportunità di andare veramente in prima linea, l’abbiamo messa alla prova e, come previsto, ha fatto e sta facendo grandi cose: come uno dei tanti volontari si reca all’obitorio dell’ospedale generale per ritirare i morti senza nome dando loro una degna sepoltura; lava le tazze della colazione; fa compagnia ai bambini abbandonati in ospedale. Quando torna in Italia, approfittiamo della sua enorme popolarità per pubblicizzare le nostre iniziative. Lei accetta con il cuore».  
 
 
 


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