Economia & Impresa sociale 

Quando la finanza fa bene all’impresa sociale

Si è svolto a Milano il seminario sulle possibili sinergie tra finanza e impresa sociale, per capire un’evoluzione che potrebbe essere epocale per il terzo settore

di Redazione

Se fino a qualche anno fa la finanza poteva essere un tabù per chi si occupava di sociale, le cose oggi sono davvero cambiate. Complici l’Iniziativa per l’imprenditoria sociale della Commissione Europea (COM2011 682), il regolamento europeo EuSEF (recepito a luglio anche dalla legislazione italiana) dedicato agli investitori privati in ambito sociale e gli esperimenti recenti di impact financing in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, la finanza è riconosciuta sempre di più come un possibile alleato per chi fa impresa sociale.  Ma quali potrebbero essere possibili sinergie tra questi due mondi in Italia?

E’  questa la domanda che ha attraversato l’incontro “La finanza dal punto di vista dell'Impresa Sociale”. Organizzato giovedì a Milano, da Euricse  con Vita e in collaborazione con Avanzi e moderato da Riccardo Bonacina, l’evento ha riunito alcune delle principali realtà che si occupano di questi temi. Tra gli ospiti, Gianluca Salvatori, amministratore delegato di Euricse, Stefano Granata, presidente CGM, Elena Casolari, CEO di ACRA e presidente di Opes Impact Fund, Marco Morganti amministratore delegato di Banca Prossima e Davide Dal Maso, presidente di Make a Cube e segretario generale, Forum Finanza SostenibileL’obiettivo: provare a leggere insieme un’ evoluzione che potrebbe essere epocale per il terzo settore.

“Nel nostro paese abbiamo un problema di carenza di efficacia, non di liquidità. Gli investitori spesso sono restii ad investire in iniziative, come quelle di carattere sociale, che non possono offrire le stesse garanzie delle imprese tradizionali.” Ha affermato Gianluca Salvatori di Euricse, nel suo intervento. “La finanza è ancora modellata sull’impresa tradizionale che, però, è sempre più rara.”  E se ci sono  esperienze che stanno cogliendo il cambiamento, come ad esempio il venture capital, non riescono però ancora a rispondere in modo esaustivo a quello che Flaviano Zandonai di Iris Network ha definito “il lato D della finanza”, il lato della domanda. Secondo Salvatori infatti, “bisogna cercare di costituire un fronte comune per elaborare strumenti adeguati e riuscire davvero a sviluppare, insieme, un ecosistema abilitante”.

Convinto della necessità di rispondere al cambiamento anche Stefano Granata, presidente del gruppo cooperativo CGM. “E’ davvero necessario cambiare i paradigmi per tornare a dare le risposte ai bisogni della comunità.” Proprio Granata ha sottolineato come le cooperative sociali debbano puntare i propri investimenti nelle nuove filiere di produzione, nell’ambiente, nella sanità, nell’educazione nell'housing sociale. 

E se la finanza può essere uno strumento cruciale per rispondere ai cambiamenti, bisogna però che riesca a rispecchiare davvero gli obiettivi dell’impresa sociale. 

“Uno dei problemi maggiori quando si parla di questi temi è che spesso gli attori non sono preparati. In questo senso è davvero molto importante che gli imprenditori imparino a conoscere i propri investitori anche attraverso una due diligence”, ha affermato Elena Casolari, CEO di ACRA e presidente di Opes Impact Fund. “Molto spesso si assiste ad una differenza di aspettative e di  obiettivi tra gli imprenditori e gli investitori. A volte vi è un eccesso di capitale ma non è il capitale giusto. “


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