Welfare & Lavoro

Decreto Carceri, una buona norma che rischia di restare sulla carta

Lettera aperta del presidente della Fict don Mimmo Battaglia: «Il budget per facilitare l'inserimento in comunità di piccoli spacciatori e tossicodipendenti rischia di essere insufficiente: già oggi le comunità terapeutiche sono al collasso».

di Redazione

«In Italia, oggi i detenuti in carcere sono 63.657 e il tasso di sovraffollamento resta sopra il 140% il più alto dell’UE. Con l’approvazione del decreto legge sulle carceri, che intende alleggerire e migliorare tale situazione, si prevede che nei prossimi mesi usciranno 1700 detenuti.
La Federazione Italiana Comunità Terapeutiche valuta positivamente il decreto varato ieri che permette ai piccoli spacciatori e tossicodipendenti una maggiore possibilità di accedere alle comunità di recupero come pena alternativa. Siamo preoccupati per quanto riguarda l’efficacia, in quanto il budget previsto per gli invii in comunità rischia di essere insufficiente a coprire il reale fabbisogno che determina uno stato di emergenza assoluta.

Infatti, ad oggi, ci chiediamo se le Comunità terapeutiche che operano in regime di accreditamento sanitario sul territorio nazionale possano accogliere le istanze provenienti dalle carceri, così come disposto anche dal nuovo decreto.
Il timore è che i provvedimenti rischino di rimanere sulla “carta” ed a pagare siano sempre e comunque i soggetti più deboli
Ciò che potrebbe rappresentare una via di riscatto sociale per i detenuti e una scelta di civiltà per l’intera società rischia di ripercuotersi sui territori creando ulteriore disagio e alimentando il circolo vizioso della recidiva.
Noi crediamo che le carceri non possano essere semplicemente “svuotate” ma vada strutturato un percorso di accoglienza e accompagnamento che risponda al principio costituzionale della rieducazione della pena.
 
Concordiamo con quanto affermato dal premier Enrico Letta circa la necessità che il Decreto non vada letto come un rischio per i cittadini e per questo è necessario che siano previsti livelli adeguati di assistenza e cura.
Va condiviso ancor più il pensiero del Ministro Cancellieri allorché afferma “in carcere il tossicodipendente non riceve le stesse cure che può ricevere nelle comunità”. L’invio in Comunità per garantire il diritto alla cura, richiede che vi siano le risorse
Il grido di disperazione rimane ancora una volta inascoltato e l’unica e triste realtà è che oggi le Comunità Terapeutiche sono al collasso e con loro rischiano di frantumarsi anche le condivisibili intenzioni dei provvedimenti legislativi».  



    Sac Mimmo Battaglia
        Presidente FICT
 


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