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Emendamento comuni-antislot. La bufala del danno erariale

Leonardo Becchetti sul suo blog, La felicità sostenibile, spiega perché la difesa che la senatrice Chiavaroli fa del suo emendamento sia fondato su conti che non tornano

di Redazione

 

La difesa della senatrice Chiavaroli dell’emendamento votato al Senato che chiede ai comuni di compensare il presunto danno erariale dei provvedimenti locali antislot è fondato su conti che non tornano.

Lo stato ha guadagna nel 2013 7,9 miliardi di tasse dal gioco (di cui 4,3 da videolotteries e slot machines). E ne paga circa 6 miliardi per curare i danni dell’azzardo patologico (800.000 persone tra cui il 5,6% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni). Nel gioco si spendono ogni anno circa 85 miliardi di euro che se fossero consumati consentirebbero allo stato di raccogliere con l’aliquota Iva ordinaria il 22 percento, o il 10 o 4 percento considerando le aliquote ridotte. Un’aliquota media del 15 percento è assolutamente prudenziale e significa 13 miliardi di minor gettito da sommare ai 6 di prima. Possiamo abbassare un po’ l’aliquota media IVA e la propensione al consumo ma restiamo largamente sopra le entrate fiscali. Senza contare i difficilmente computabili effetti di patrimoni persi al gioco e ricorso a debito e usura. Il saldo complessivo del settore del gioco per il nostro paese è dunque negativo sia dal punto di vista erariale che sociale. Anche ignorando del tutto gli aspetti etici e sociali (peraltro fondamentali e prioritari) i comuni e le regioni che fanno leggi antislot dovrebbero essere premiati e non puniti.

Ragioniamo adesso al margine ed ipotizziamo che l’azione antislot abbia un effetto portentoso e riduca di due miliardi i 4,3 miliardi (sui 7,9 di cui sopra) di fatturato del settore che vengono da videolottery e slot machine. Difficile ipotizzarlo con i provvedimenti attualmente varati dai comuni ma facciamo finta che sia così. Allo stesso modo la perdita erariale sarebbe compensata da un aumento proporzionale del gettito dell’IVA su consumi tradizionali e da una riduzione proporzionale dei costi della ludopatia. Sotto quali condizioni limite la situazione per l’erario peggiora?

Calcolando che in caso di rifugio nel gioco illegale i costi per curare i danni da ludopatia restano immutati solo se il 100 percento di quelli che giocano meno per via dei limiti delle leggi antislot si rifugiano nel gioco illegale invece di smettere di giocare. Del tutto inverosimile.


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